Complesso di Santa Maria delle Periclitanti
Storia e architettura
Il Complesso di Santa Maria delle Periclitanti si trova in Salita Pontecorvo.
La struttura, nota anche con il nome di “Conservatorio dei Santi Pietro e Paolo all’Avvocata”, sorge in un’area che rimase non edificata fino al XVI secolo; le primi costruzioni sorsero su di un terreno che i padri benedettini santi Severino e Sossio donarono alla città per la costruzione di una nuova strada, l’attuale Salita Pontecorvo, lungo la quale cominciarono a sorgere abitazioni, palazzi nobiliare e alcuni conventi.
Nel 1674, il missionario Carlo de Mari fondò un conservatorio per tenere al riparo giovani ragazze dalle tentazioni che, inizialmente, vennero ospitate presso Santa Maria del Rifugio. La sua iniziativa ebbe notevole successo e fu necessario costruire una struttura che fu realizzata proprio in Salita Pontecorvo. Il nuovo complesso, diventato nel frattempo un vero e proprio convento, venne gestito dai Padri della Congregazione fini al 1688, anno in cui fu affidato all’arcivescovo.
Successivamente, si resero necessari dei lavori per ampliare e migliorare il convento e la chiesa, riaperta nel 1702, che alcune fonti attribuiscono al lavoro di Ferdinando Sanfelice.
Dopo un periodo di grande splendore durante il XVIII secolo, come per altre strutture religiose della città, nel XIX secolo cominciò la sua decadenza. A inizio Ottocento, con la dominazione francese, l’ordine fu soppresso e successivamente il complesso divenne proprietà dei Reali Collegi per le Figlie del popolo, poi dell’albergo dei Poveri e, infine, dei Collegi Riuniti Principe di Napoli. Gli immobili subirono ingenti danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che, uniti ai successivi restauri, ne hanno modificato ampiamente l’aspetto originario.
Gli immobili del complesso erano accessibili anche attraverso il coro della chiesa che portava ad una sala, con vista sul giardino, che anticipava l’atrio del convento. Entrambi i locali erano un tempo totalmente affrescati, mentre oggi rimangono visibili solo alcuno dipinti nelle volte e su alcune pareti. Dal giardino, invece, è possibile accedere all’ipogeo, posto al di sotto della chiesa, che era destinato alla sepoltura delle religiose.
Nel 1993 i Collegi Riuniti Principe di Napoli cedettero il complesso alle suore francescane, mentre la chiesa venne data in gestione alla curia vescovile di Napoli.
La struttura, nota anche con il nome di “Conservatorio dei Santi Pietro e Paolo all’Avvocata”, sorge in un’area che rimase non edificata fino al XVI secolo; le primi costruzioni sorsero su di un terreno che i padri benedettini santi Severino e Sossio donarono alla città per la costruzione di una nuova strada, l’attuale Salita Pontecorvo, lungo la quale cominciarono a sorgere abitazioni, palazzi nobiliare e alcuni conventi.
Nel 1674, il missionario Carlo de Mari fondò un conservatorio per tenere al riparo giovani ragazze dalle tentazioni che, inizialmente, vennero ospitate presso Santa Maria del Rifugio. La sua iniziativa ebbe notevole successo e fu necessario costruire una struttura che fu realizzata proprio in Salita Pontecorvo. Il nuovo complesso, diventato nel frattempo un vero e proprio convento, venne gestito dai Padri della Congregazione fini al 1688, anno in cui fu affidato all’arcivescovo.
Successivamente, si resero necessari dei lavori per ampliare e migliorare il convento e la chiesa, riaperta nel 1702, che alcune fonti attribuiscono al lavoro di Ferdinando Sanfelice.
Dopo un periodo di grande splendore durante il XVIII secolo, come per altre strutture religiose della città, nel XIX secolo cominciò la sua decadenza. A inizio Ottocento, con la dominazione francese, l’ordine fu soppresso e successivamente il complesso divenne proprietà dei Reali Collegi per le Figlie del popolo, poi dell’albergo dei Poveri e, infine, dei Collegi Riuniti Principe di Napoli. Gli immobili subirono ingenti danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che, uniti ai successivi restauri, ne hanno modificato ampiamente l’aspetto originario.
Gli immobili del complesso erano accessibili anche attraverso il coro della chiesa che portava ad una sala, con vista sul giardino, che anticipava l’atrio del convento. Entrambi i locali erano un tempo totalmente affrescati, mentre oggi rimangono visibili solo alcuno dipinti nelle volte e su alcune pareti. Dal giardino, invece, è possibile accedere all’ipogeo, posto al di sotto della chiesa, che era destinato alla sepoltura delle religiose.
Nel 1993 i Collegi Riuniti Principe di Napoli cedettero il complesso alle suore francescane, mentre la chiesa venne data in gestione alla curia vescovile di Napoli.
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