Domenica 12/06/2005 – Finale play off –
Andata –
 

Avellino di ferro, Napoli stop.
Oddo indovina tutte le mosse. Reja cambia
ma non passa.

 

NAPOLI – AVELLINO 0 – 0 (63153
spettatori)

Arbitro: Gava di Conegliano.
Guardalinee: Conca e De Santis.

NAPOLI (4-3-3): Gianello, Grava, Accursi, Giubilato, Bonomi
(33'st Calaiò), Montervino, Montesanto, Corrent (34'pt Consonni),
Capparella (18'st Abate), Pià, Sosa.
Panchina: Renard, Romito, Mora, Gatti. All. Reja.
AVELLINO (4-4-1-1): Cecere, Ametrano, Criaco, Puleo, Moretti
(22'st Vastola), Fusco, Riccio, Cinelli, Millesi, Ghirardello (6'st
D'Andrea), Biancolino.
Panchina: Musella, Leone, Vanin, Montezine, Evacuo. All. Oddo.

Derby maledetto, stregato, sacramenta Napoli. Fa tanto, un o di tutto,
ma niente gli riesce. Tantomeno il gol che avrebbe spostato il vantaggio
della doppia sfida. L'Avellino conserva nei suoi piedi il match-ball
promozione, gli basterà non perdere la seconda manche, foss'anche in
fondo ai tempi supplementari, domenica al Partenio. Disperazione Napoli,
neanche 70000 cuori riescono a consegnargli una vera palla-gol. Il
dodicesimo giocatore non risolve, zona Napoli e zona Sosa in vacanza.
Dominio Napoli, territoriale, di azioni, e di ipotesi di palle-gol.
Montervino, Capparella, Pià, Abate: è una gara, un derby interno a chi
sbaglia, sottoforma del cross agevole dalla linea di fondo, la
rifinitura che potrebbe uccidere l'Avellino e l'esito finale della
doppia sfida.
I difensori irpini destinatari e comodi ricettori di traversoni anche
corti, quando gli esterni di Reja sono riusciti a conquistare la linea
di fondo. Montervino più volte nella prima parte, Pià, Consonni e Abate
nella ripresa. In pieno recupero la solitaria, unica vera palla-gol del
Napoli: dribbling e conclusione di punta di Pià, un gesto da giocatore
di calcetto, il pallone a sfiorare il palo destro di Cecere. Molto
prima, il destro centrale del brasiliano, la botta a canna lunga di
Corrent, presto infortunato e rilevato da Consonni, un'incornata di Sosa
da calcio d'angolo. Tutta qui la produzione offensiva del Napoli a
fronte dell'evidente straripante volume di gioco e di azioni e della
superiore freschezza messa in campo fino al 30' della ripresa. Perchè il
finale del derby lo scrive e lo recita l'Avellino, disarmato da un
prodigio di Gianello: dribbling e botta di Millesi da dieci metri,
parata da portiere super. Derby teso in campo, ripicche qua e là,
litigi, spintoni, simulazioni, quelli dell'Avellino spesso finiti morti
sul prato, grande intensità, poche vere emozioni. Scarse vibrazioni
provocano gli attaccanti. Abbastanza equidistante l'arbitro Gava, una
direzione decisamente non casalinga, i settantamila non funzionano da
elemento condizionante. Napoli delusa e preoccupata, ma non pensa alla
fine.
Rivediamoci al Partenio. 4-3-1-1 avellinese. Otto uomini dietro la linea
del pallone, il pieno di difensori e centrocampisti. Oddo e i suoi
intemerati giocatori allenati a non perdere mai la testa, a non
smarrirsi neanche sotto l'infuriare dell'assalto avversario, si prendono
il risultato che cercavano. Difesa ad oltranza, davvero grande in Puleo
e Criaco, e imprecisioni napoletane fanno il gioco imposto dalla
migliore posizione di classifica conquistata al termine della stagione
regolare. All'Avellino riesce tutto bene, come da copione: i portatori
di palla napoletani costretti a passarsi e ripassarsi palla in
orizzontale, Capparella e Pià raddoppiati e triplicati sistematicamente,
le mille astuzie del mestiere (falli opportuni, perdite di tempo e
quant'altro) fatte fruttare al massimo, l'aria e il colpo di testa
negati a Sosa.
Puntava a non prendere gol, l'Avellino, obiettivo centrato. Missione
compiuta, apertamente agevolata dall'insistenza napoletana dei cross
dalla trequarti. Oddo sceglie di proteggere il pareggio e ci riesce,
ecco come: corse a ritroso, grande umiltà e ripiegamenti in massa,
straordinaria attenzione difensiva, i lanci lunghi a tentare improbabili
contropiedi. Cinelli è il faro, la bussola, il metronomo ribaltatore
dell'azione, Ghirardello rilevato da D'Andrea, un difensore, quando Reja
propone Consonni per Corrent, infortunato, nell'intento di acquisire
scaglie di fantasia e profondità. Consonni più il tridente, solo una
palla-gol, pochi tiri, solo diverse ipotesi di palle-gol. Sagra degli
attaccanti non produce vere occasioni, neppure quando Calaiò va ad
aggiungersi a Sosa, Pià, Abate e Grava, il migliore del Napoli nel primo
tempo, deve traslocare a sinistra. Predominio Napli; molto vaghe le
ipotesi d'offesa avellinesi affidate al poderoso sinistro di Moretti,
recuperato in extremis. Una botta centrale e stop. L'Avellino non
produce altro, per trequarti di partita.
Napoli imbrigliato, un pesce che si batte nella rete del pescatore.
Nervoso anche con lo scorrere dei minuti, precipitoso e impreciso nella
zona calda. "Lupi-lupi", cinquemila voci irpine speranzose e felici
all'uscita dal San Paolo, l'Avellino conserva il vantaggio e il
match-ball per la B. Il Napoli è obbligato a strapparglielo e a
rivoltare la pizza. Vuole la B, dunque deve vincere ad Avellino: ne ha
le possibilità. Però, adesso, tutto è diventato più difficile, serve
l'impresa. A domenica, al Partenio.

 
GIANELLO 7
GRAVA 6.5
ACCURSI 6.5
GIUBILATO 7
BONOMI 6 (33'st Calaiò sv)
MONTERVINO 6
MONTESANTO 6
CORRENT 5.5 (34'st Consonni 5.5)
CAPPARELLA 5.5 (18'st Abate 6)
PIA' 6
SOSA 5.5

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