Domenica 03/06/2007 – Quarantaduesima
giornata –
 

Napoli d'acciaio anche a Marassi.
Traversa di Sosa, palo di De Rosa, Di Vaio
sfiora il gol. Alla fine Reja incassa il punto che vale il secondo
posto.

 

GENOA – NAPOLI 0 – 0 (32530
spettatori)

Arbitro: Rocchi di Firenze.
Guardalinee: Faverani e Stefani.

GENOA (3-4-3): Rubinho, Bega, De Rosa (1'st Galeoto), Masiello,
M. Rossi, Milanetto (31'st Adailton), Coppola (31'pt Juric), Fabiano,
Leon, Greco, Di Vaio.
Panchina: Scarpi, Di Maio, Carobbio, Botta. All. Gasperini.
NAPOLI (3-5-2): Iezzo, Grava, P. Cannavaro, Domizzi, Garics
(49'st Giubilato), Montervino, Gatti (19'st Dalla Bona), Bogliacino,
Savini, Calaiò (14'st Pià), Sosa.
Panchina: Gianello, Rullo, De Zerbi, Bucchi. All. Reja.

La favola ha scritto il suo lieto fine a quarantanove minuti e trenta
secondi della ripresa. Il fischio di Messina a Piacenza è arrivato alto
e forte a Marassi. Lo stadio è esploso: urla, canti, gioia e lacrime,
tante lacrime. Dei napoletani che avevano perso sei anni fa la serie A;
dei genoani che l’avevano persa dodici anni fa. Nel mezzo un lungo,
tribolato cammino verso la resurrezione, tra speranze e improvvise
cadute, illusioni e cocenti delusioni. L’onta della C1 e di lì la
risalita verso il paradiso che non poteva proprio attendere, soprattutto
non poteva attendere i play off. Il gol più pesante del campionato delle
due squadre lo ha segnato Allegretti a Piacenza. La gente è entrata sul
terreno di gioco di Marassi mentre attonito l’arbitro Rocchi provava a
far ripartire il gioco per esaurire l’ultimo minuto e mezzo rimasto a
disposizione.
Ebbri di gioia, i tifosi hanno denudato i propri beniamini. Per cinque
minuti non si è capito nulla. Anzi, si è capito solo una cosa: Napoli e
Genoa erano tornate in A, insieme, gemellate non sole nell’affetto del
tifo ma anche nella sorte, a volte cattiva, questa volta buona. E mentre
l’altoparlante provava a rispedire la gente sugli spalti, alcuni
calciatori del Genoa vagavano in mutande alla ricerca di una maglietta
che consentisse loro di portare a termine, trionfalmente, il campionato.
Rocchi è riuscito a far ripartire la gara. Ma la gente ha dovuto
attendere solo novanta secondi. Poi il fischio finale, le lacrime, i
bagni nella fontana di Piazza De Ferrari, centro di Genova ma anche di
Napoli perché la stessa felicità si scatenava a molte centinaia di
chilometri di distanza. Una promozione per due, che profuma di mare, di
mondi sempre in bilico fra felicità scatenata e tristezza rassegnata:
ieri il pendolo ha toccato le corde della felicità. Due squadre diverse
eppure simili, nella voglia di arrivare al risultato senza code
ulteriori che sarebbero state vissute come una forma di ingiustizia
perché dieci punti di distanza sulla quarta sono tanti, ma nove non
sarebbero stati molto di meno come dodici non sarebbero stati molto di
più. Squadre diverse nel modo di intendere il calcio: offensivo,
brillante quello del Genoa che alla fine ha addirittura giocato con
quattro attaccanti mettendo Leon a centrocampo dopo aver arretrato Marco
Rossi nel ruolo di marcatore (in seguito all’uscita di De Rosa);
concreto, cinico quello del Napoli, abituato a gestire i piccoli
vantaggi (tredici 1-0 in stagione, un record) e venuto a Marassi per
ottenere almeno il risultato minimo, cioè il pareggio.
Questa partita merita più una lettura emozionale che tecnica. Il Napoli
si è difeso bene, soprattutto nel primo tempo quando ha preso un
incrocio dei pali con Sosa (conclusione di testa) e sfiorato il gol con
Calaiò (tiro dal limite). Ha dominato sulla fascia sinistra con Savino e
Bogliacino dove Leon e Marco Rossi opponevano scarsa resistenza. Gli
infortuni hanno costretto Gasperini a remare controcorrente visto che è
stato obbligato a sostituire subito Coppola con Juric e poi de Rosa con
Galeoto. Eppure nella ripresa il Genoa ha tenuto sotto pressione il
Napoli e dopo aver colpito nel primo tempo un palo con De Rosa, ha
sfiorato la rete con Di Vaio (anticipava Iezzo in uscita maldestra) e
poi con Leon (più efficace dopo essersi accentrato). Ma la presenza di
Rubinho fra i pali ha consentito ai liguri di evitare il peggio su una
schiacciata di testa del solito Sosa (un gladiatore).
Ma tutto questo è solo un dettaglio perché la sostanza è la promozione.
La serie A ritrova due protagoniste, ritrova quattro derby, ritrova il
calore di una grande capitale del Sud. Ritrova le lacrime di quei
ragazzi che portavano sulle spalle il segno di un passato che ora si
trasforma in una speranza di futuro: il «10» e il volto di Maradona.
Napoli è questa, il Napoli non dimentica: è tornato, sei anni dopo,
grazie a due promozioni consecutive (al pari del Genoa), dopo mille
tribolazioni finanziarie e dopo una serenità economica finalmente
ritrovata grazie a De Laurentiis. Il futuro è adesso.

 
IEZZO 7
GRAVA 6.5
DOMIZZI 6
CANNAVARO 7
GARICS 6 (49'st Giubilato sv)
MONTERVINO 6.5
GATTI 6 (19'st Dalla Bona 6)
BOGLIACINO 6.5
SAVINI 6.5
CALAIO' 6 (14'st Pià 5)
SOSA 7

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *