Fontana di Spina Corona o delle Zizze
Storia e architettura
La Fontana di Spina Corona si trova in Via Giuseppina Guacci Nobile.
La struttura poggia sul muro perimetrale della chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, un tempo denominata “dei Trinettari”, fatta costruire nel 1354 da alcuni nobili del Seggio di Nilo, rifatta nel 1623 dal vicerè duca d’Alba e, infine, trasformata nel 1850 in Arciconfraternita della Purificazione e restaurata nel 1870 da Errico Morrone.
La fontana visibile attualmente è solo una copia dell’originale attribuita allo scultore Giovanni Merliano da Nola, che la restaurò nel 1540 per volere del vicerè don Pedro di Toledo che gli fece apporre lo stemma di Carlo V, quello a scacchi del vicerè e quello rosso e dorato della città. Alcune fonti, infatti, menzionano come già esistente un fontana. La struttura principale, invece, con il
Vesuvio e la statua, risultano, secondo il Celano, risalenti ad un’epoca ancora più antica, presumibilmente nel XII secolo. Questa ipotesi è basata sul fatto che la lava raffigurata nell’opera fuoriesce dai lati del monte, mentre l’eruzione dalla cima si è verificata solo nel 1631. Altre fonti, la indicano presente già nel 1139 e, probabilmente, prendeva il nome da un dipinto sull’altare maggiore della chiesa, rappresentante un crocifisso il cui sangue viene raccolto in un vaso.
Successivamente, nel 1870, vennero realizzati altri restauri mentre a cavallo tra il XIX e il XX secolo, durante i lavori per il Risanamento edilizio, venne temporaneamente rimossa per essere collocata nel luogo originale. Infine, dopo un altro intervento del 1920 da parte dello scultore P. Cerino, nel 1925 si decise di spostare definitivamente la fontana nel Museo di S. Martino e, nel 1931, venne collocata in sostituzione una copia realizzata dallo scultore Achille d’Orsi.
La struttura della fontana, di forma rettangolare, è realizzata in marmo, adornata da ghirlande e dagli stemmi descritti in precedenza. Ai lati della vasca troviamo due lastre con lo stemma di Carlo V posto tra le Colonne d’Ercole. Al centro, sulla sommità del Vesuvio, è posta una sirena che spegne le fiamme dell’incendio conseguente l’eruzione con l’acqua che fuoriesce dai suoi seni (per questo la fontana è detta anche “delle zizze”). Alle falde del monte, rivoli di lava e un violino.
Al di sopra, si trovava una targa in marmo su cui era incisa la frase “Dum Vesevi Syerena Incendia Mulcet” (Mentre la sirena addolcisce l’incendio del Vesuvio).
Alcune interpretazioni colgono l’allusione alle frequenti ribellioni del popolo napoletano, rappresentate dal Vesuvio che erutta e incendia la città, per sedare le quali veniva invocata la sirena Partenope.
La struttura poggia sul muro perimetrale della chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, un tempo denominata “dei Trinettari”, fatta costruire nel 1354 da alcuni nobili del Seggio di Nilo, rifatta nel 1623 dal vicerè duca d’Alba e, infine, trasformata nel 1850 in Arciconfraternita della Purificazione e restaurata nel 1870 da Errico Morrone.
La fontana visibile attualmente è solo una copia dell’originale attribuita allo scultore Giovanni Merliano da Nola, che la restaurò nel 1540 per volere del vicerè don Pedro di Toledo che gli fece apporre lo stemma di Carlo V, quello a scacchi del vicerè e quello rosso e dorato della città. Alcune fonti, infatti, menzionano come già esistente un fontana. La struttura principale, invece, con il
Vesuvio e la statua, risultano, secondo il Celano, risalenti ad un’epoca ancora più antica, presumibilmente nel XII secolo. Questa ipotesi è basata sul fatto che la lava raffigurata nell’opera fuoriesce dai lati del monte, mentre l’eruzione dalla cima si è verificata solo nel 1631. Altre fonti, la indicano presente già nel 1139 e, probabilmente, prendeva il nome da un dipinto sull’altare maggiore della chiesa, rappresentante un crocifisso il cui sangue viene raccolto in un vaso.
Successivamente, nel 1870, vennero realizzati altri restauri mentre a cavallo tra il XIX e il XX secolo, durante i lavori per il Risanamento edilizio, venne temporaneamente rimossa per essere collocata nel luogo originale. Infine, dopo un altro intervento del 1920 da parte dello scultore P. Cerino, nel 1925 si decise di spostare definitivamente la fontana nel Museo di S. Martino e, nel 1931, venne collocata in sostituzione una copia realizzata dallo scultore Achille d’Orsi.
La struttura della fontana, di forma rettangolare, è realizzata in marmo, adornata da ghirlande e dagli stemmi descritti in precedenza. Ai lati della vasca troviamo due lastre con lo stemma di Carlo V posto tra le Colonne d’Ercole. Al centro, sulla sommità del Vesuvio, è posta una sirena che spegne le fiamme dell’incendio conseguente l’eruzione con l’acqua che fuoriesce dai suoi seni (per questo la fontana è detta anche “delle zizze”). Alle falde del monte, rivoli di lava e un violino.
Al di sopra, si trovava una targa in marmo su cui era incisa la frase “Dum Vesevi Syerena Incendia Mulcet” (Mentre la sirena addolcisce l’incendio del Vesuvio).
Alcune interpretazioni colgono l’allusione alle frequenti ribellioni del popolo napoletano, rappresentate dal Vesuvio che erutta e incendia la città, per sedare le quali veniva invocata la sirena Partenope.
Tratto da: Aurelio De Rose, Le fontane di Napoli, Ed. Newton&Compton Roma Prima Ed. 1994, Tascabili Economici Newton, 1994
Dove si trova - mappa
Foto
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Napoli non ha molte fontane come ROMA ma quelle pocche sdo ammirabili e storiche, alcune spèrite come la FONTANA DEGLI SPECCHI CHE FU RUBATA PER ORDINE DI PEDRO DA TOLEDO E TRASFERITA IN SPAGNA E NON TORNO MAI PIù ANCHE CHE PENSARONO DI RIPORTARLA A NAPOLI .E POI UN ALTRA FONTANA PIù PICCOLA QUELLA DELLA PIETRA DEL PESCE CHE FU RESTAURATA DI RECENTE E STA ALLA LOGGIA DI GENOVA .