Palazzo Giusso

Storia e architettura
facciata palazzo giusso a napoliPalazzo Giusso si trova in largo San Giovanni Maggiore.
Inizialmente, l’edificio era composta da una grande casa nobiliare con giardino che, nel 1546 era diventata proprietà del marchese Grottola, Alfonso Sanchez, che l’aveva comprata dal precedente proprietario, probabilmente l’ex vicerè Consalvo ferrante di Cordova, duca di Sessa.
Nel 1569, alcuni lavori si ristrutturazione si resero necessari a causa dei danni provocati da un alluvione. A quel tempo il palazzo era abitato dal figlio del marchese Sanchez, Alfonso Junior, che lo abbellì aggiungendo un ulteriore piano e lo decorò con porte e finestre in piperno.
Nel 1645 l’immobile venne venduto al cardinale Ascanio Filomarino che, essendo divenuto proprietario di alcuni terreni limitrofi, decise di ampliare il giardino e di recintare la piazzetta su cui si affacciava. Inoltre, nell’occasione, venne aggiunto il portale in piperno con gli stemmi della famiglia del religioso. In seguito il palazzo venne ereditato dal nipote del cardinale, Ascanio Filomarino, duca della Torre, e rimase proprietà di questa famiglia fino alla rivoluzione del 1799. In quel periodo, subito dopo la Rivoluzione Francese, l’onda riformista e repubblicana era arrivata anche in Italia e anche i due eredi Ascanio e Clemente Filomarino, grazie alle idee illuministe alle quali si erano accostati grazie ai loro studi, erano sostenitori del cambiamento. Per questo motivo, una volta sedata la rivolta, venero condannati a morte e il palazzo devastato e incendiato, insieme alle opere d’arte che conteneva e alla biblioteca.
Dopo questi concitati avvenimenti, l’edificio rimase disabitato fino al 1820, quando Nicola Filomarino, erede e proprietario, lo vendette all’avvocato don Nicola Amalfi che, però, vi rimase solo quattro anni, cedendolo subito alla Società di Commercio, fondata da due banchieri, Giacomo Forquet e Luigi Giusso.
Quest’ultimo, nel 1828, acquistò tutto il palazzo e, alla sua morte, il figlio Candido, come ricordato da un’epigrafe posta in giardino, decise di avviare alcuni lavori di restauro per abbellire la sua dimora e regalarle l’aspetto e il fasto che aveva avuto nei secoli precedenti.
Nel secolo successivo, infine, l’immobile divenne proprietà dell’Istituto Universitario Orientale dal 1932 che da allora lo utilizza come sede di alcuni dipartimenti.

Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001

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Foto
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Wikipedia

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