Palazzo Donn’Anna

Storia e architettura
facciata palazzo donn'anna a napoliPalazzo Donn’Anna si trova in piazza Donn’Anna.
In origine, nel luogo occupato oggi dall’edificio, detto “scoglio della Sirena”, era occupato da un’altra struttura, proprietà di un certo Dragonetto Bonifacio. Nel XV secolo, però, i nobili con questo nome erano due e gli storici non sanno se collegare il palazzo a quello che di cui si hanno notizie fino al 1470, molto amico di re Alfonso, o a quello che visse in città agli inizi del 1500, morto all’età di 27 anni per una caduta da cavallo. In seguito, verso il 1571, la struttura era occupata dalla famiglia Ravaschieri, in particolare dal priore di San Nicola di Bari, Gianfrancesco. Dopo questa data, l’edificio passò a Fabio Giordano che, dopo poco tempo, lo vendette a Luigi Carafa, secondo principi di Stigliano. Così “Villa Sirena”, com’era chiamata al tempo, passò in eredità ad Antonio che sposò Elena Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII. Da questa unione nacque Anna che, nel 1630, divenne proprietaria di tutto il patrimonio di famiglia. Da questo momento l’ereditiera si preoccupò di cercare marito, cosa che avvenne nel 1636, quando sposò il genero dell’allora vicerè Manuel de Zuñiga, ovvero Ramiro Nuñez de Guzmán.
Nel 1637, subito dopo il matrimonio, i due coniugi divennero rispettivamente vicerè e viceregina e, nel 1642, commissionarono a Cosimo Fanzago l’abbattimento del vecchio palazzo della Sirena, per ricostruire quello che poi si sarebbe chiamato “donn’Anna”, con fastosi appartamenti, un accesso diretto anche attraverso il mare e addirittura un teatro. Costruito su pianta rettangolare, ha una base in tufo che poggia sulla roccia dello scoglio, mentre il resto della facciata presenta finestroni e nicchie. Inoltre, è possibile che un tempo, nella parte centrale delle terrazze, si innalzasse un ulteriore piano. L’architetto lavorò sul progetto per due anni, ma a causa della morte di Anna Carafa (1645), non riuscì mai a completarlo. Deceduto anche il marito nel 1666, l’edificio venne ereditato dal figlio Nicola Maria che lo recuperò dopo la rivoluzione del 1647, quando fu danneggiato. In questo periodo la struttura diventò teatro di feste e ricevimenti a cui partecipava gran parte dell’alta società napoletana. Dopo alcuni danni subiti dal palazzo durante il terremoto del 1688, questo passò prima al fisco e poi di nuovo ad un membro della famiglia Carafa che lo vendette a don Carlo Minelli, marchese di Calistri e alla sua famiglia che vi rimase per tutto il XVIII secolo. Fu proprio il marchese ad aggiungere un’epigrafe sul portale che dà su via Posillipo.
Successivamente, nel 1807, l’edificio fu acquistato da un certo Mattia Durante e, qualche anno più tarsi, nel 1824, una parte della fabbrica fu abbattuta per permettere l’allargamento di via Posillipo. In seguito, dopo un susseguirsi di altri proprietari come la famiglia Manzi, la famiglia Geiser e la Banca d’Italia, il palazzo vide un lungo periodo di abbandono, finchè, nel 1901, lo ritroviamo al centro di un progetto nel quale si proponeva di trasformarlo in albergo. Nel 1902, però, Nicola Breglia venne incaricato di effettuare alcuni lavori di restauro e, successivamente, l’edificio venne adibito a condominio.
Inoltre, l’edificio, tra i più belli e suggestivi di Napoli, è famoso anche per le numerose leggende che la tradizione popolare gli ha attribuito.

Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001

Dove si trova - mappa
Foto
[foldergallery folder=”wp-content/../monumenti/palazzi/donnAnna/foto” title=”Gallery title”] Le foto sono tratte da: Wikipedia

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