Duomo di Napoli – Navata sinistra

Il tesoro vecchio
Appena entrati, troviamo l’accesso alla scala del torrione, chiamata Tesoro
Vecchio. Questo luogo è sede della Compagnia della morte, detta anche
Confraternita di Santa Restituta dei Neri a causa del “sacco” nero con cui
erano soliti vestire. Il suo compito era quello di provvedere alla sepoltura di
era in grado di provvedervi con risorse proprie. Fondata per volere
dell’arcivescovo Mario Carafa, inizialmente l’associazione era sistemata nel
Battistero di San Giovanni in Fonte e, solo nel Seicento, quando le reliquie del
santo furono spostate nella nuova Cappella del Tesoro, gli fu concessa l’attuale
sede.
Nel Tesoro Vecchio sono conservati vari dipinti: sull’altare troviamo la Nascita
di Gesù di Fabrizio Santafede attorniato da altri quadri di Paolo di Maio,
mentre nella sagrestia trovano posto i ritratti del vicerè Fernando Alvarez duca
d’Alba e della consorte Maria. Nonostante le reliquie di San Gennaro siano state
spostate in un'altra cappella, qui si trovano ancora le ampolle con il sangue
del Santo, scampate miracolosamente al crollo del torrione durante il terremoto
del 1456.
Cappella Famiglia Filomarino o Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe
Originariamente, questa cappella, la prima che si incontra nella navata, era di
proprietà della famiglia Filomarino. Nel 1847, però, in occasione della
canonizzazione di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe questo ambiente fu
dedicato alla santa come dimostrano le reliquie sull’altare, il quadro di
Raffaele Messina e le epigrafi che ricordano la vita di Santa Maria Francesca.
Sul pavimento c’è la tomba del vescovo Giuseppe Maria trama, molto devoto alla
santa, la cui sepoltura fu concessa dal Cardinale Riario Sforza.
Per preparare la cappella furono utilizzati alcuni sepolcri già presenti
appartenenti ai Filomarino. Sulla destra troviamo un’antica lapide, mentre sotto
la tomba di un abate del 1302 , sulla sinistra il sepolcro di Loffredo
Filomarino e, sopra, la lapide della figlia Trudella, entrambi risalenti al
Trecento.
Cappella Famiglia Teodoro, gà Famiglia Gambacorta
Questa seconda cappella, fu di giuspatronato della famiglia dei Gambacorta fino
al 1742, anno in cui la concessione passò ai Teodoro. La struttura è dedicata a
San Tommaso come si evince dal dipinto del 1573 di Marco Pino, posto al di sopra
dell’altare, che raffigura appunto “L’incredulità di San Tommaso”; nel paliotto
in marmo, invece, troviamo una Deposizione del Cristo Morto, risalente al XVI
secolo e di non facile attribuzione.
Un’altra caratteristica di questa cappella è la grande arcata marmorea
rinascimentale, mentre alla parete è stata posta un’epigrafe in memoria di
Giovanni Angelo Anzano; lungo la navata, trova posto il monumento funebre del
Cardinale Alfonso Carafa, arcivescovo di Napoli.
A destra, invece, troviamo un altro monumento, questa volta dedicato a Tommaso
Filomarino, costruito da Giuliano Finelli nel 1647. Quest’ultimo ha anche
realizzato il busto in marmo sul cenotafio del condottiero Marc’Antonio
Filomarino. Al di sotto, è posta una lapide in ricordo di Chiara Ruggero
Cimarelli.
Particolarità di questa cappella, è che qui si trova, seppur nascosta da una
porta dipinta, la tomba dedicata a “coloro che morivano senza elezione di
sepoltura”, ovvero tutti quelli che non avevano potuto avere un funerale
tradizionale perché stranieri, sconosciuti o troppo poveri permettersi delle
esequie.
Monumenti funebri
Dopo la Basilica di Santa Restituta, troviamo il sepolcro del Cardinale Alfonso
Gesualdo dei Conti di Conza e Principi di Verona, attribuito a Michelangelo
Naccherino, mentre la Vergine con Bambino in alto è un’opera di Tommaso Montano.
Alle spalle del corpo del Cardinale è collocata una statua raffigurante
l‘apostolo Andrea che in origine si trovava nella tribuna centrale, ma che fu
spostata nella nuova collocazione in seguito ai restauri del 1744. Sulla
sinistra, invece, è posto il cenotafio di Giambattista Filomarino, opera di
dubbia attribuzione che potrebbe essere stata realizzata da Giuliano Finelli o
da Giulio Meneaglia.
Più in là, troviamo anche la tomba di Andrea D’Ungheria, marito della regina
Giovanna I che lo assassinò con l’inganno. Il monumento funerario faceva parte
della Cappella di San Ludovico, ma, una volta che questa fu trasformata in
sagrestia, venne spostato nella locazione appena descritta.
Cappella Brancaccio
Questa cappella risale al XVI secolo ed è opera di Giovanni Antonio Dosio. Ha la
facciata in pietra di Caserta ed è sormontata da una cupola ellittica su cui
poggia un lanternino di marmo bianco.
All’interno è posta l’Annunciazione di Girolamo d’Auria, le statue di San Pietro
e Paolo di Poetro Bernini e, sull’altare, il Battesimo di Gesù di Francesco
Curia. Alle pareti, troviamo il sepolcro del Cardinale Guglielmo Sanfelice e
quello del Cardinale Alessio Ascalesi.
Cappella Seripando
E’ l’ultima cappella della navata di sinistra. Al suo interno è ancora visibile
una monofora gotica, mentre al centro è posta una statua di San Gennaro che, in
origine, faceva parte dell’altare collocato nel Succorpo, spostato
successivamente nella Basilica di Santa Restituta. Alle pareti sono posti i
dipinti di Sant’Agnello e San Gennaro (raffigurato insieme ad un bambino che
regge le ampolle con il sangue, probabilmente il Cardinale Ascanio Filomarino da
piccolo, e il Cardianle Gesualdo in ginocchio), entrambi risalenti al ‘500 ed
opera di Giovanni Balducci.
In questa cappella, inoltre, si trovano i sepolcri cinquecenteschi di Frncesco e
Scipione Seripando.
L'ingresso settentrionale
Prima dei arrivare al transetto, si trova la porta laterale del versante
settentrionale che immette nel cortile della curia arcivescovile, dove sono
situati un gran quantità di lapidi e stemmi. Vicino al portale minore, invece,
in una colonna del pilastro dell’arco è posto il “passo napoletano”, antica
unità di misura in vigore a Napoli e pari a circa 1,90 metri.
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