Chiesa di San Domenico Maggiore

Storia e architettura
retroLa chiesa
di San Domenico Maggiore si trova in Piazza San Domenico Maggiore.
Fu costruita per volere di Re Carlo d’Angiò, a partire dal 1283, anno in cui fu posta la prima pietra, mentre i lavori proseguirono fino al 1324 sotto la direzione degli architetti Francesi Pierre de Chaul e Pierre d’Angicourt. La consacrazione a San Domenico era già avvenuta nel 1255 per volere di Papa Alessandro IV, visto che sin dal 1231 i Domenicani, non disponendo di una sede in città, si stabilirono nel monastero della preesistente struttura dedicata a San Michele Arcangelo a Morfisa. Lo stile con cui fu eretta la chiesa rispecchia i canoni gotici (tre navate, cappelle laterali, abside poligonale e ampio transetto), con la particolarità di essere rivolta in senso opposto alla piazza. Infatti, da essa si può vedere il retro dell’abside, nel quale, in periodo aragonese, fu aperta un’entrata secondaria.
Nei secoli successivi la struttura originaria è stata alterata anche a causa di restauri resisi necessari a seguito di terremoti o incendi. Nel periodo rinascimentale (XVI secolo) furono avviati i primi lavori, ma fu nel Seicento che si ebbero le trasformazioni più significative: in questo periodo, infatti, venne sostituito il pavimento con quello progettato da Domenico Antonio Vaccaro, i cui lavori proseguirono fino al XVIII secolo.
All’inizio del XIX secolo, tra il 1806 e il 1815, Gioacchino Murat decise di rimuovere i Domenicani dalla tutela del complesso monumentale per farne un’opera pubblica. Questo provocò danni alla biblioteca e al patrimonio artistico, accentuati ancor di più dall’ennesimo restauro affidato a Federico Travaglini. La struttura subì altri danni pochi anni dopo quando, con la soppressione degli ordini religiosi (1865-1885), i frati dovettero abbandonare di nuovo la città e gli edifici religiosi restaurati per adattarsi ad alcuni canoni imposti all’epoca.
Infine, in epoca moderna, i restauri del 1953 furono eseguiti per eliminare i segni del bombardamento avvenuto dieci anni prima. In questa occasione vennero ricostruiti il soffitto a cassettoni, i tetti, le parti di alcune cappelle, il pavimento, l’organo settecentesco e vennero riportati alla luce anche alcuni affreschi di Pietro Cavallini. In seguito, nel 1991, venne restaurata la scala che conduce all’abside e la porta marmorea.
Oltre alle opere in essa conservata, la chiesa custodiva anche la Flagellazione del Caravaggio e l’Annunciazione di Tiziano (Traslate al museo di Capodimonte), la Madonna del Pesce di Raffaello (portata in spagna dal vicerè duca di Medina ed esposta al Museo del Prado di Madrid), due Santi di Guido Reni (scomparsi) e la Madonna col Bambino e San Tommaso D’Aquino di Luca Giordano (rubata).
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia,
culturacampania.it
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