Chiostri di San Martino
I Chiostri di San Martino si trovano all’interno del complesso monastico costruito con la Certosa di San Martino. Questa, in orgine, era dotata di un solo chiostro, a pianta quadrata, molto ampio e con diciassette arcate per lato. Nel 1578, però, furono decisi degli ampliamenti e delle ristrutturazioni per l’intero complesso che comportarono anche la costruzione di due nuovi chiostri.
Tratto da: Maria Rosaria Costa, I chiostri di Napoli, Roma, Newton & Compton, 1996
Il Chiostro Grande
Il chiostro grande venne realizzato sulla base di quello trecentesco preesistente. L’autore del progetto non è noto con certezza, ma gli studiosi tendono ad attribuirlo a Cosimo Fanzago o a Giovanni Antonio Dosio, che nel 1591 aveva stipulato un contratto con i certosini, anche se non sembra che il suo progetto sia stato realizzato in toto. Altre teorie ritengono che Giovan Giacomo di Conforto, anch’esso architetto del complesso da prima del 1618, abbia continuato l’opera del Dosio e che, successivamente, il Fanzago abbia contribuito con decorazioni e sculture. Infatti, l’unica certezza è che quest’ultimo ha lavorato da solo alla pavimentazione del chiostro e del cimitero.
Rispetto a quello originario, le dimensioni del nuovo chiostro risultarono leggermente ridotte e le arcate divennero sessanta, con sessantaquattro colonne a fare da sostegno. Per costruire l’opera furono utilizzati marmi grigi, bianchi e del piperno. Il pavimento sotto i portici, anch’esso in marmo, fu realizzato tra il 1629 e il 1643 e presenta un caratteristico gioco di chiaroscuri, mentre sopra le arcate, in corrispondenza delle colonne, sono posizionate alternativamente sfere in marmo di Carrara e coppo di marmo bianco.
Le porte principali vennero decorate sovrapponendovi nicchie in cui si trovano i busti degli esponenti più importanti dell’ordine, come Sant’Ugo, San Bruno, San Dionisio e il Beato Nicola Albergati, opere dello scultore e architetto Cosimo Fanzago; i busti di San Martino e San Gennaro, invece, sono opera di Domenico Antonio Vaccaro che li realizzò nel XVIII secolo.
Altre sculture sono attribuite le otto statue poste agli angoli e al centro del loggiato: Cosimo Fanzago ultimò il San Paolo e il San Giovanni Battista dello scultore toscano Giovan Battista Caccini (1593), il Cristo Risorto di Michelangelo Naccherino e la Vergine attribuita a Pietro Bernini, mentre restaurò una statua antica del I secolo a.C. per trasformarla in Santa Lucia e realizza ex novo le figure di San Pietro, San Bruno e San Martino.
Al centro del giardino troviamo il pozzo e la corrispondente cisterna, opera anonima del 1578 che nel 1623 fu lievemente modificata da Cosimo Fanzago, a cui è possibile accedere attraverso una scala in piperno. Il pozzo presenta un parapetto ottagonale con teste di mostri, con due colonne doriche che sorreggono un fastigio con tre piccoli obelischi in breccia rosa del Gargano.
A nord-est si trova il cimitero dei certosini circondato da una balaustri, opera del Fanzago, decorata con teschi e ossa legati con nastri, soluzione tipica nella scultura napoletana del XVII secolo. All’interno, si nota una croce angioina dedicata al priore don Pedro de Villa Mayna, morto nel 1363.
Intorno al chiostro sono disposte le celle, con vista sulla città, che presentano una piccola fessura attraverso la quale i monaci ricevevano i pasti.
Rispetto a quello originario, le dimensioni del nuovo chiostro risultarono leggermente ridotte e le arcate divennero sessanta, con sessantaquattro colonne a fare da sostegno. Per costruire l’opera furono utilizzati marmi grigi, bianchi e del piperno. Il pavimento sotto i portici, anch’esso in marmo, fu realizzato tra il 1629 e il 1643 e presenta un caratteristico gioco di chiaroscuri, mentre sopra le arcate, in corrispondenza delle colonne, sono posizionate alternativamente sfere in marmo di Carrara e coppo di marmo bianco.
Le porte principali vennero decorate sovrapponendovi nicchie in cui si trovano i busti degli esponenti più importanti dell’ordine, come Sant’Ugo, San Bruno, San Dionisio e il Beato Nicola Albergati, opere dello scultore e architetto Cosimo Fanzago; i busti di San Martino e San Gennaro, invece, sono opera di Domenico Antonio Vaccaro che li realizzò nel XVIII secolo.
Altre sculture sono attribuite le otto statue poste agli angoli e al centro del loggiato: Cosimo Fanzago ultimò il San Paolo e il San Giovanni Battista dello scultore toscano Giovan Battista Caccini (1593), il Cristo Risorto di Michelangelo Naccherino e la Vergine attribuita a Pietro Bernini, mentre restaurò una statua antica del I secolo a.C. per trasformarla in Santa Lucia e realizza ex novo le figure di San Pietro, San Bruno e San Martino.
Al centro del giardino troviamo il pozzo e la corrispondente cisterna, opera anonima del 1578 che nel 1623 fu lievemente modificata da Cosimo Fanzago, a cui è possibile accedere attraverso una scala in piperno. Il pozzo presenta un parapetto ottagonale con teste di mostri, con due colonne doriche che sorreggono un fastigio con tre piccoli obelischi in breccia rosa del Gargano.
A nord-est si trova il cimitero dei certosini circondato da una balaustri, opera del Fanzago, decorata con teschi e ossa legati con nastri, soluzione tipica nella scultura napoletana del XVII secolo. All’interno, si nota una croce angioina dedicata al priore don Pedro de Villa Mayna, morto nel 1363.
Intorno al chiostro sono disposte le celle, con vista sulla città, che presentano una piccola fessura attraverso la quale i monaci ricevevano i pasti.
Il Chiostro dei Procuratori
Il chiostro, che deve il suo nome agli amministratori della comunità certosina, risale alla fine del XVI secolo, quando venne realizzato su disegno di Giovanni Antonio Dosio su un’area che, prima di ospitare la nuova struttura, era stata utilizzata dai religiosi come orto.
Il portico è ad arcate, con due ordini di lesene in marmo bianco e piperno. Al centro troviamo il pozzo opera di Felice De Felice, datata tra il 1605 e il 1608, che presenta un’apertura a vasca sormontata da un architrave sorretto da due colonne doriche. I festoni di frutta sono opera di Cosimo Fanzago.
Nel 1900, gli stemmi, le sculture e le epigrafi esposte nel chiostro facevano parte della prima collezione di proprietà del museo appena inagurato. Qui, infatti, venivano raccolti i reperti che, a partire dal 1862, il Municipio di Napoli raccoglieva durante le demolizioni nell’ambito del Risanamento urbanistico che cambiò il volto ad alcune zone della città.
Attraverso il chiostro si può accedere ai giardini e al museo nazionale.
Il portico è ad arcate, con due ordini di lesene in marmo bianco e piperno. Al centro troviamo il pozzo opera di Felice De Felice, datata tra il 1605 e il 1608, che presenta un’apertura a vasca sormontata da un architrave sorretto da due colonne doriche. I festoni di frutta sono opera di Cosimo Fanzago.
Nel 1900, gli stemmi, le sculture e le epigrafi esposte nel chiostro facevano parte della prima collezione di proprietà del museo appena inagurato. Qui, infatti, venivano raccolti i reperti che, a partire dal 1862, il Municipio di Napoli raccoglieva durante le demolizioni nell’ambito del Risanamento urbanistico che cambiò il volto ad alcune zone della città.
Attraverso il chiostro si può accedere ai giardini e al museo nazionale.
Dove si trovano - mappa
Foto
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