Chiostri del Monastero dei Santi Severino e Sossio

I chiostri dei Santi Severino e Sossio si trovano all’interno del complesso monastico della Chiesa dei Santi Severino e Sossio, tra Via Bartolomeo Capasso e Via Grande Archivio.

Il Chiostro del Platano
chiostro del platano santi severino e sossioIl Chiostro del Platano era presente già nella struttura originaria del X secolo, data che ne fa uno dei più antichi della città. Secondo la tradizione, il suo nome deriverebbe dalla presenza di un bosco di platani nel terreno su cui venne edificato, donato a San Benedetto da Anicio Equizio, padre di San Marco. Un’altra leggenda, invece, narra che nel chiostro fosse stato piantato un Platano le cui foglie avrebbero avuto proprietà curative; la pianta, che si trovava al centro del giardino, fu abbattuta nel 1959 e poi fatta ricrescere utilizzando l’antica radice.
Ben poco rimane della struttura originaria, visto che già nei primi decenni dell’XI secolo i monaci diedero il via a delle modifiche, anche se i lavori di ampliamento più invasivi vennero effettuati nel XV secolo, periodo nel quale i monaci commissionarono anche la costruzione di un nuovo chiostro.
Nel XVIII secolo, il chiostro venne ancora ampliato per realizzare nuovi alloggi e permettere al convento di ospitare più persone, mentre nel 1715 dei pilastri in piperno vennero eretti per sostituire le originarie colonne. Questi ultimi lavori vennero affidati ai matri pipernieri Nicola d’Apice e Nicola Valente.
Il Chiostro dei Platani si sviluppa su pianta quadrata, con otto arcate per ogni lato che insistono su pilastri in piperno che, a loro volta, sorreggono l’intero corpo di fabbrica. Lungo le pareti del porticato è possibile ammirare un ciclo di affreschi sulla vita di San Benedetto, opera databile al primo quarto del XVI secolo e attribuita al pittore Antonio Solario e alla sua scuola umbro-marchigiana. Gli episodi, partendo dall’ingresso, raffigurano il Viaggio del santo da Norcia a Roma in compagnia del padre e della nutrice Cirilla, il Trasferimento del santo nell’eremo di Efide, presso Subiaco, il Miracolo del crivello, il Santo prende l’abito monastico da San Romano a Subiaco, la penitenza, il Pranzo con un chierico, la Tentazione, il Miracolo del vino avvelenato, il Santo accoglie due fanciulli, L’esorcismo, il Miracolo della sorgente dalla rupe arida, il Miracolo della roncola, San Mauro cammina sulle acque su ordine di San Benedetto per salvare un fanciullo, l’Avvelenamento sventato, Il Santo ordina l’abbattimento del tempio di Apollo a Cassino, il Santo scaccia un demonio che ostacola la costruzione del monastero, il Rimprovero ad un monaco che ha violato il digiuno, il Miracolo del fanciullo resuscitato dopo che questi era stato seppellito dal crollo di un muro per volontà del demonio. Oltre a quelli elencati, esistevano altri due dipinti, andati perduti, che raffiguravano l’episodio dello scudiero Rigolo e la conversione del suo padrone Totila. Nella corso della prima metà del XIX secolo, le arcate vennero chiuse con delle vetrate, in modo da proteggere gli affreschi.
Il Chiostro del Noviziato
Il Chiostro del Noviziato, a pianta rettangolare e portici di trenta arcate poggianti su pilastri di piperno, venne costruito nel XV secolo, durante i lavori di rifacimento affidati a Giovanni Francesco Mormando. Nel 1803, la parte superiore venne modificata per ricavarne ambienti destinati ad ospitare una scuola. Successivamente, nel 1835, quando i religiosi lasciarono la struttura, venne utilizzato per ospitare gli archivi del regno. Nel 1901 la struttura venne dedicata a Bartolomeo Capasso, storico napoletano, del quale venne posto anche un busto.
I Chiostri di Marmo
Il primo Chiostro di Marmo, detto anche quadrato, venne realizzato tra XVI e XVII secolo grazie alle donazioni di alcune facoltose famiglie nobili; il suo giardino è delimitato da 24 arcate sorrette da colonnine di marmo di Carrara, con capitelli in stile dorico decorati da motivi floreali. Al centro, tra vialetti pavimentati in cotto, si trova la statua in marmo raffigurante La Teologia, scolpita da Michelangelo Naccherino in occasione dell’insediamento dell’archivio del regno nell’edificio. Tra gli ambienti degni di nota collocati al pianto terra troviamo la Sala Tasso, chiamata così perchè ospitò lo scrittore nel 1594, la Sala del Capitolo (o Catasti) che custodisce i volumi del catasto onciario del Settecento e gli affreschi di Belisario Corenzio raffiguranti le Parabole di Gesù nella volta e le Allegorie della Passione nelle lunette, e, infine, il Refettorio (o sala Filangieri). In quest’ultima sala, che conserva numerosi documenti del Regno di Napoli dal XVI al XIX secolo e gli atti legislativi del foverno fino all’unità d’Italia, custodisce un’opera di Belisario Corenzio, raffigurante la Moltiplicazione dei pani e dei pesci con San Benedetto che distribuisce il pane ai monaci, e un busto di Ferdinando II di Tito Angelini.
L’altro chiostro è collegato al piano ammezzato con una scala in piperno che porta alla biblioteca.
Tratto da: Maria Rosaria Costa, I chiostri di Napoli, Roma, Newton & Compton, 1996
Dove si trovano - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
<< Cappella Medici di Gragnano

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