Juventus – Napoli 2-3

11ª GIORNATA

Uragano Napoli, la Juve crolla

Bianconeri avanti 2-0, ma nell’ultima mezz’ora si scatenano Hamsik (due gol) e Datolo: che show!

serieA
sab 31/10/09

JUVENTUS

NAPOLI

stadio Olimpico
22900 spettatori
juventus napoli  
arbitro Damato – 6
guardalinee Maggiani – Pirondini
quarto uomo Saccani

2

3

 
     
gol 35’pt Trezeguet gol 14’st Hamsik  
gol 9’st Giovinco gol 19’st Datolo  
espulsione 48’st Amauri gol 37’st Hamsik  
ammonizione Contini  
ammonizione Campagnaro  
ammonizione P. Cannavaro  

JUVENTUS (4-2-3-1): Buffon, Grygera, F. Cannavaro, Chiellini, Grosso, Felipe Melo, Poulsen (32’st Amauri), Camoranesi (31’pt Tiago), Diego, Giovinco (39’st De Ceglie), Trezeguet.
Panchina: Manninger, Legrottaglie, Molinaro, De Ceglie, Immobile. Allenatore: Ferrara.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Campagnaro (13’st Datolo), P. Cannavaro, Contini, Maggio, Cigarini, Gargano, Aronica, Hamsik, Lavezzi (41’st Pazien­za), Denis (24’st Quagliarella).
Panchina: Iezzo, Rinaudo, Grava, Pià. Allenatore: Mazzarri.

Fantastico Napoli. Rimonta due gol alla Juve in quattro minuti e nel finale arroventato stampa sul muso dei bianconeri anche il terzo gol, il secondo personale di Hamsik, sogno proibito del mercato di Blanc e Secco. La Juve va in caduta libera dopo la cinquina alla Sampdoria, ma il Napoli va in paradiso nel segno di Mazzarri: dieci punti in quattro partite, due vittorie in tarsferta. Il tecnico toscano si sta confermando l’uomo delle imprese impossibili. Ieri, sotto di due gol che la Juve non meritava (Trezeguet e Govinco), ha indovinato la mossa giusta mettendo in campo Datolo. L’argentino ha fatto a fette la squadra di Ferrara entrando in tutte e tre i gol: l’assist per la prima rete di Hamsik, il gol del 2-2 e il via all’azione che 32 di Hamsik. La Juve è rimasta a guardare impotente e senza forze. Brutta scoppola per i bianconeri che oggi rischiano di finire a sette punti dall’Inter.
Il Napoli è riuscito a costruire cinque palle gol nel corso del primo tempo e non solo. Perchè la squadra partenopea si è molto lamentata per una spinta di Cannavaro ai danni di Denis che, a causa della scorrettezza subìta, ha fallito un colpo di testa facile facile che avrebbe assicurato il vantaggio. La Juventus è stata spesso in balìa delle ripartenze del Napoli che ha prodotto, oltre alle occasioni sbagliate, un calcio elegante, efficace e bene organizzato. Ma siccome quando sbagli troppo il destino ti punisce, la squadra di Ferrara ha trovato il gol del vantaggio a una decina di minuti dalla fine del tempo: delizioso cross tagliato di Grygera sul quale Trezeguet si è inventato una torsione fantastica per la girata di testa che il portiere De Sanctis ha soltanto sfiorato.
Il Napoli ha trovato sulla sua strada anche uno straordinario Buffon ancora una volta decisivo: il portiere campione del mondo ha salvato su Aronica quando le contendenti erano sul pareggio e su Gargano (punizione) quando David aveva già portato in vantaggio la Juve. Il Napoli è piaciuto per l’ordine e l’intelligenza con cui ha tenuto il campo e per la mentalità. Mai gli azzurri si sono mai persi d’animo. Al contrario hanno cercato di raddrizzare le sorti della partita ogni volta che hanno avuto l’opportunità di farlo. Insomma l’impresa era nell’aria.
Di fronte a un avversario così determinato e convincente, la Juve non è sembrata sempre lucida e ispirata ma non ha perso spirito e carattere, le armi che non le fanno mai difetto, Ciro dopo mezzora aveva perso Camoranesi, in questo momento il suo uomo più importante e decisivo insieme a Buffon, e pure questo ha avuto peso nel gioco e nella tenuta di campo dei bianconeri. La partita si è infiammata nel primo quarto d’ora della ripresa. La Juventus ha trovato un gol incredibile dopo un errore di Contini (“assist” a Giovinco da solo davanti al portiere!) e Mazzarri un minuto dopo ha avuto l’idea giusta: fuori Campagnaro e dentro Datolo. Mossa devastante: l’argentino ha messo la Juventus in ginocchio infilandola da tutte le parti. Uno spettacolo. Nel giro di quattro minuti il Napoli è arrivato al pareggio: prima l’assist di Datolo per il gol di Hamsik poi il gol dello stesso argentino in mischia. Inarrestabile Napoli e Juve in braghe di tela.
Il Napoli ha capito che quello era il momento di colpire e ha colpito per la terza volta ancora con lo scatenato Datolo in prima linea: l’argentino si è inventato l’ennesima ripartenza furente e ha messo in mezzo. Fatale l’errore di Tiago, puntuale il gol di Hamsik. Che bello il Napoli. Meno bello il comportamento di Amauri, che nel finale si è fatto espellere per una dura entrata in scivolata su De Sanctis.

 
DE SANCTIS 6.5
CAMPAGNARO 6 (13’st Datolo 8)
P. CANNAVARO 7
CONTINI 5.5
MAGGIO 7
CIGARINI 7
GARGANO 7.5
ARONICA 7
HAMSIK 8
DEINIS 6.5 (24’st Quagliarella 7)
LAVEZZI 7 (41’st Pazienza sv)
MAZZARRI 8

Catania – Napoli 0-0

12ª GIORNATA

Che Catania. Napoli resiste

Morimoto e Lavezzi si mangiano un gol fatto

serieA
sab 07/11/09

CATANIA

NAPOLI

stadio Massimino
20000 spettatori
catania napoli  
arbitro Rosetti – 6
guardalinee Ayroldi – Calcagno
quarto uomo Valeri

0

0

 
     
ammonizione Bellusci ammonizione Contini  
ammonizione Augustyn ammonizione Aronica  
ammonizione Terlizzi  

CATANIA (3-5-1-1): Andujar, Bellusci (40’pt Augustyn), Terlizzi, Potenza, Izco, Biagianti (42’st Pesce), Carboni, Llama (21’st Plasmati), Alvarez, Mascara, Morimoto.
Panchina: Kosicky, Spolli, Ledesma, Ricchiuti. Allenatore: Atzori.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Grava, Cannavaro, Contini, Maggio, Cigarini (27’st Datolo), Gargano (33’pt Pazienza), Aronica, Hamsik, Lavezzi, Quagliarella (39’st Denis).
Panchina: Iezzo, Zuniga, Rinaudo, Pià. Allenatore: Mazzarri.

Se la posta in palio era vitale per il Catania, per il Napoli sarebbe stato troppo importante proseguire la striscia positiva iniziata con Mazzarri. E così anche lo scialbo zero a zero di ieri sera viene accolto con soddisfazione da entrambe. In parità, le occasioni gol e gli infortunati, gli errori e le buone giocate. Restano, però, ancora impresse nella mente le due ghiotte palle-gol divorate da entrambe. La prima di Morimoto in finale di tempo: è più di un calcio di rigore quello che capita al giapponese, appena rientrato dopo lo stop Firenze. Pescato da Mascara al centro dell’area si lascia neutralizzare il tiro a colpo sicuro da un attentissimo De Sanctis. Ancora più eclatante l’occasione fallita da Lavezzi ad inizio di ripresa: l’argentino imbeccato da Quagliarella si lascia, invece, ipnotizzare dal compagno di nazionale Andujar. Sono gli unici due sussulti di una gara vissuta sempre sul filo dell’equilibrio, senza acuti degni di nota.
Imbottito di ricambi e senza un paio di pedine fondamentali, la formazione di Atzori fa dell’umiltà la sua arma migliore. Non allarga mai più di tanto le maglie difensive (spesso la linea arretrata disposta a cinque) e quando può scatena Llama sulla fascia sinistra a scaraventare al centro palloni tagliati che creano più di un brivido a De Sanctis e soci.
Il Napoli, invece, vive dei ricordi della vittoria sulla Juve. Vorrebbe anche distendersi in avanti attraverso il fraseggio ma non riesce mai a trovare spazio ed idee per impensierire la retroguardia etnea. Dopo mezzora circa, Mazzarri perde anche Gargano per infortunio ed entra Pazienza che non è proprio l’omologo dell’uruguagio anche se ci mette tanta volontà. E’ in cabina di regia che gli ospiti incontrano le maggiori difficoltà per far ripartire la propria azione. Ed il baricentro rimane basso anche perché Quagliarella non ha le attitudini (e la forma fisica) per proteggere il pallone e far salire la squadra e Maggio sugli esterni raramente riesce a superare Alvarez e guadagnare il fondo del campo.
Verso il finale del primo tempo, anche il Catania perde una pedina per infortunio: esce Bellusci che stava tenendo bene Lavezzi ed entra Augustyn. Ma le cose non cambiano. Gli etnei reggono bene in retrovia e con le loro fiammate tentano un colpo grosso che ormai manca da troppo tempo. Ci provano Mascara e soprattutto un incontenibile Llama (chi avrebbe dovuto contrastarlo?) ma è Morimoto a sciupare l’incredibile con De Sanctis in serata di grazia pronto a sventare altre minacce nel corso della gara.
Ad inizio di ripresa, il Napoli prova a spingere sull’acceleratore ma dopo aver fallito con Lavezzi la palla del possibile vantaggio neanche con l’ingresso di Dàtolo e quello di Denis (peraltro tardivo) riesce a spostare gli equilibri. S’arrabbia Quagliarella al momento della sostituzione ma è un nervosismo comprensibile: in questo modulo soffre abbastanza ed ancora di più se non sta al massimo della condizione. Se poi si aggiunge che l’intesa con Hamsik e Lavezzi è ancora da perfezionare, il quadro è completo. A Mazzarri, ad ogni modo, serve come il pane un altro centrocampista che possa rimpiazzare Gargano (o Cigarini) e che abbia anche qualità tecniche e fisiche messe insieme. Altrimenti, la squadra resterà una bella incompiuta. Confortanti, invece, i segnali arrivati dalla difesa: il reparto regge anche in assenza di Campagnaro e Santacroce e resiste sul piano temperamentale.
Preziosa, infine, la boccata d’ossigeno strappata da un Catania che riesce a stringere i denti in un momento difficile, ad evitare il tracollo e ad insidiare in un paio di occasioni il gasato-Napoli.

 
DE SANCTIS 7
GRAVA 6
P. CANNAVARO 6
CONTINI 6
MAGGIO 5.5
CIGARINI 5.5 (27’st Datolo 6.5)
GARGANO 5.5 (33’pt Pazienza 6)
ARONICA 6.5
HAMSIK 5.5
QUAGLIARELLA 5 (39’st Denis sv)
LAVEZZI 6
MAZZARRI 6

Napoli – Lazio 0-0

13ª GIORNATA

Ballardini chiude la Lazio e il Napoli non trova spazi

Gara brutta e noiosa con un solo brivido

serieA
dom 22/11/09

NAPOLI

LAZIO

stadio San Paolo
46524 spettatori
napoli lazio  
arbitro Saccani – 5
guardalinee Nicoletti – Roma­gnoli
quarto uomo Celi

0

0

 
     
ammonizione Pazienza ammonizione Mauri  
ammonizione Gargano ammonizione Cruz  
ammonizione P.Cannavaro ammonizione Radu  
ammonizione Cruz  

NAPOLI (3-4-3): De Sanctis, Campagnaro, P. Cannavaro, Rinaudo, Maggio, Gargano, Pazienza (25’st Denis), Zuniga (13’st Datolo), Hamsik, Quagliarella (30’st Cigarini), Lavezzi.
Panchina: Gianello, Grava, Contini, Pià. Allenatore: Mazzarri.
LAZIO (5-2-3): Muslera, Brocchi, Cribari (25’st Diakitè), Stendardo, Radu, Kolarov, Baronio, Mauri, Foggia (11’st Lichtsteiner), Cruz, Zarate.
Panchina: Berni, Del Nero, Eliseu, Meghni, Rocchi. Allenatore: Ballardini.

Una tra le più brutte partite della stagione (in assoluto) regala un po’ di ossigeno a Ballardini. Ma il pareggio della Lazio a Napoli non rappresenta, soprattutto dal punto di vista del gioco, una inversione di tendenza. Il tecnico romagnolo cercava un punto per rimpannucciarsi. Ha raggiunto l’obiettivo facilitato dal suo collega, Walter Mazzarri. Perché se la paura di Ballardini era comprensibile, la mancanza di coraggio del napoletano è risultata decisamente fuori luogo. Davanti a una Lazio preoccupata e timorosa, il Napoli ha deciso di regalare la fascia sinistra inserendo un giocatore, Zuniga, che da quella parte manifesta più di un imbarazzo e di rinunciare alla qualità a centrocampo. Risultato: niente gioco, una sola vera occasione in tutta la gara (dopo appena otto minuti con Muslera che ha sbrogliato in uscita su Maggio una situazione complicata) e tanta, tanta noia. Troppo tardi sono arrivati i ripensamenti di Mazzarri. Ballardini incassa e ringrazia. La situazione di classifica della Lazio non è certo migliorata ma una sconfitta a Napoli avrebbe probabilmente aperto una crisi dagli sviluppi imprevedibili e forse drammatici. Così il romagnolo almeno galleggia: una consolazione di poco conto considerate le attese iniziali e i risultati giunti dagli altri campi. Il romagnolo ha impostato la squadra in chiave quasi esclusivamente difensiva. Molti allenatori sostengono che il calcio non è sintetizzabile nei numeri che qualificano i moduli di gioco. Hanno ragione: a volte questi numeri ingannano. Ieri la Lazio ha praticamente allestito una difesa a cinque con Brocchi che arretrava sulla linea dei difensori, da vero e proprio terzino destro e Foggia che si abbassava sulla linea mediana. Decidete voi come chiamarlo. La realtà è che l’unico obiettivo era quello di creare densità, evitare gli inserimenti da dietro, in poche parole limitare i danni. E se si fa eccezione per quella parata di Muslera e per il finale un po’ concitato (l’ingresso di Datolo ha rianimato un po’ il Napoli), la Lazio ha limitato i danni al minimo e portato a casa un «brodino» tiepido. Bisogna vedere quali contraccolpi avrà questa piccola boccata di ossigeno sul morale della squadra. Ma una cosa è certa: la strada è lunga e molto in salita.
Poi alcune scelte appaiono decisamente poco condivisibili. Cruz è apparso impalpabile: non si capisce perché per far posto a lui bisogna sacrificare Rocchi. Il pari ha il pregio di bloccare una deriva pericolosa. A livello difensivo la squadra ha mostrato di esserci ancora, di non essersi sfaldata sotto il peso dei risultati negativi (la vittoria manca dal 30 agosto, sei punti appena in appena undici partite), ma mancano gli elementi per intravedere e interpretare il futuro, il terzultimo posto (insieme ad altre tre) fa venire i brividi e nemmeno la scadente partita del Napoli ha convinto Ballardini a provare qualcosa in fase offensiva.
Anche se va detto che da un punto di vista offensivo è mancato soprattutto il Napoli, squadra capace di esaltarsi negli spazi, ma molto meno capace di aprirli, di scardinare difese molto chiuse. Quagliarella per trovare qualche pallone deve arretrare a metà campo e la rinuncia alla qualità in mezzo non aiuta certo a dare un senso compiuto alla manovra. La brutta prestazione di Catania è stata in qualche misura replicata allontanando il Napoli dal quarto posto (ora i punti di distacco sono cinque). Ci sono equivoci da chiarire (Lavezzi che finisce per girare troppo alla larga dalle zone in cui può fare male, Hamsik che non riesce a trovare la posizione giusta) e una rotta da ritrovare insieme alla continuità perché le partite non sempre si cambiano e si stravolgono negli ultimi minuti.

 
DE SANCTIS 6
CAMPAGNARO 6
P. CANNAVARO 6
RINAUDO 6
MAGGIO 5.5
GARGANO 5.5
PAZINEZA 5.5 (25’st Denis 5.5)
ZUNIGA 5 (13’st Datolo 6)
HAMSIK 5.5
QUAGLIARELLA 5.5 (30’st Cigarini sv)
LAVEZZI 6
MAZZARRI 5

Parma – Napoli 1-1

14ª GIORNATA

Denis illude il Napoli

Grande primo tempo, sbaglia il colpo del ko e poi si fa raggiungere dal Parma

serieA
dom 29/11/09

PARMA

NAPOLI

stadio Tardini
21097 spettatori
parma napoli  
arbitro Trefoloni – 5
guardalinee Galloni – Marzaloni
quarto uomo Stefanini

1

1

 
     
gol 40’st Amoruso (r) gol 32’pt Denis  
ammonizione Zaccardo espulsione 40’st Contini  
ammonizione Panucci ammonizione P.Cannavaro  
ammonizione Lunardini ammonizione Pazienza  

PARMA (3-5-2): Mirante, Dellafiore, Panucci, A. Lucarelli, Zaccardo, Morrone, Lunardini (26’st Antonelli),Dzemaili, Castellini (8’st Biabiany), Lanzafame (48’st Paci), Amoruso.
Panchina: Pavarini, D. Zenoni, Budel, Cordova. Allenatore: Guidolin.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Campagnaro, P. Cannavaro, Contini, Maggio, Pazienza (37’st Ciga­rini), Gargano, Aronica, Hamsik, Quagliarella (44’st Grava), Denis (20’st Bogliacino).
Panchina: Iezzo, Zuniga, Pià, Hoffer. Allenatore: Mazzarri.

Paradossalmente, senza Lavezzi, il Napoli va ugualmente bene tanto da strappare il settimo risultato utile consecutivo della gestione- Mazzarri (l’ottavo con la Coppa Italia). Va così bene da portarsi in vantaggio per la prima volta nel primo tempo e pensare di poter vivere sugli allori fino al termine della partita. Napoli bello e sciupone; frizzante quanto narcisista; avvincente, nonchè ingenuo. S’infiamma anche il telecronista di Rai Trade, Robert Hatch. In inglese, urla: «Fantastic, again Naples, again Hamsik». Annota tutte le ripartenze di una squadra così compatta, puntuale, devastante. Lo ascoltano in tutto il mondo: da Los Angeles, a Sidney.
Il Parma, invece, fatica a contenere quelle furie rosse, come il colore delle maglie che nell’occasione sostituiscono quelle azzurre. A Guidolin mancano pezzi importanti, soprattutto a centrocampo (Galloppa e Mariga, oltre a Boijnov in attacco). Il tre- cinque- due, impostato su Panucci centrale, si trasforma presto in un cinque- tredue. Ma come fermare quell’Hamsik che si sposta da sinistra al centro? Come neutralizzare quell’indemoniato di Denis che s’incolla la palla al piede e punta sempre la porta? E quel dannato di Gargano, come annullarlo? Guidolin prova a stringere le maglie. Chiede a Lunardini di non muoversi davanti alla difesa; a Morrone di disturbare a più non posso Hamsik o Gargano; a Dzemaili di «aggredire» Pazienza.
Per larghi tratti, è una sfida impari: il Napoli è decisamente più tonico, esplosivo. Sfiora il vantaggio in tre occasioni in meno di mezzora: al 10′, con Denis di testa (parata d’istinto di Mirante); al 24′, con un tiro sottomisura sempre di Denis e al 27′ con Maggio che entra in area e chiama in causa di nuovo mirante. Il Parma arranca. Presenta crepe sul suo fianco sinistro ma anche per vie centrali. E quando prova a presentarsi dalle parti di De Sanctis trova sulla strada un muro o quasi: Campagnaro, Cannavaro e Contini non hanno problemi a neutralizzare Amoruso e Lanzafame che quasi mai ricevono sostegno dai centrocampisti.
Senza Lavezzi, i partenopei, sostenuti da oltre tremila tifosi giunti dalla Campania e da tutto il Nord, danno l’impressione di voler dimostrare di essere altrettanto temibili. E vi riescono a meraviglia: condizione atletica invidiabile, controfughe sempre con più di tre uomini, un pressing in ogni zona del campo. Nel Napoli, prevale il collettivo, il gioco è corale ed il Parma che non è quello visto a Firenze va in tilt con il suo dispositivo difensivo. Non riesce ad impensierire più di tanto quell’avversario così spavaldo. Ed al 32′, ecco il gol che ormai era nell’aria: Maggio riparte di nuovo sulla destra (Castellini lo perde per l’ennesima volt), cross teso al centro dove accorre il tanque Denis che devia in gol con un diagonale imprendibile per Mirante.
Nella ripresa, il Parma prova a metterci più vivacità. Guidolin ordina di alzare il baricentro, dopo otto minuti sostituisce anche Castellini con Babiany. Ci crede. Vuole provarci. Anche perchè il Napoli comincia a giocare al piccolo trotto. Si guarda nello specchio e manca il colpo del kappaò in due occasioni clamorose: al 25′ con Quagliarella che tenta la soluzione meno efficace e Mirante vi arriva; al 28′ con Hamsik (Lucarelli è sulla traiettoria). Ed ancora al 33′ con Quagliarella (Lucarelli devia con il gomito). In dieci minuti gli ospiti mandano all’aria l’opportunità di mettere a tappeto il Parma e portare a casa il terzo colpaccio della gestione Mazzarri. E’ a questo punto, allorchè cala di tenuta Denis e cala anche Pazienza che viene fuori il Parma. Un arrembaggio più casuale che ragionato. Guidolin s’accorge che è ancora possibile il “miracolo”. Ed ordina ai suoi di riversarsi nella metà campo del Napoli. E da una palla da fermo calciata da Panucci a spiovere in area, Aronica e Lanzafame si strattonano in area ma Trefoloni indica subito il dischetto vedendo nel napoletano il maggiore colpevole. Il Napoli non ci sta ed in particolare Contini che dice qualcosa di troppo al direttore di gare e viene espulso.

 
DE SANCTIS 6
CAMPAGNARO 6
P. CANNAVARO 6.5
CONTINI 5.5
MAGGIO 6
PAZIENZA 6 (37’st Cigarini sv)
GARGANO 7
ARONICA 6
HAMSIK 7
QUAGLIARELLA 6 (44’st Grava sv)
DENIS 7 (20’st Bogliacino 6)
MAZZARRI 6.5

Napoli – Bari 3-2

15ª GIORNATA

Una partitissima tra Napoli e Bari

Ed è il ritrovato Quagliarella a far piangere i pugliesi

serieA
dom 06/12/09

NAPOLI

BARI

stadio San Paolo
29547 spettatori
napoli bari  
arbitro Romeo – 5.5
guardalinee Alessandroni – D’Agostini
quarto uomo Ciampi

3

2

 
     
gol 10’st Quagliarella gol 4’st Barreto  
gol 27’st Maggio gol 18’st Ranocchia  
gol 44’st Quagliarella ammonizioneammonizione 22’st Parisi  
ammonizione Grava espulsione 48’st Ranocchia  
ammonizione Quagliarella ammonizione Meggiorini  
ammonizione Stellini  
ammonizione Gillet  

NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Campagnaro (28’st Bogliacino), P. Cannavaro, Grava, Maggio, Pazienza (11’st Lavezzi), Gargano (23’st Cigarini), Aronica, Hamsik, Quagliarella, Denis.
Panchina: Iezzo, Zuniga, Rullo, Hoffer. Allenatore: Mazzarri.
BARI (4-4-2): Gillet, A. Masiello, Ranocchia, Bonucci, Parisi, Alvarez, Almiron, Donati Koman (40’st Antonelli), Meggiorini (35’st Kamata), Barreto (23’st Stellini).
Panchina: Padelli, De Vezze, Allegretti, Greco. Allenatore: Ventura.

Il coraggio di Mazzarri, l’abilità di Ventura, la doppietta di Quagliarella, i guizzi di Barreto e Ranocchia, l’infallibilità di Maggio. C’è di tutto in Napoli-Bari, una sfida vissuta con grande pathos. Peccato solo per le due espulsioni che la formazione pugliese non riesce a mandar giù, soprattutto quella di Parisi, ritenuta eccessiva, giunta sul risultato di due a uno per il Bari. Per il resto si assiste ad un secondo tempo vibrante, ricco di colpi di scena. Ed il Napoli si conferma squadra indomabile, capace di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, di agguantare un altro risultato nei minuti di recupero (era successo anche con il Milan), di esaltare la folla del San Paolo all’inverosimile. E di scavalcare l’irriducibile Bari in classifica proiettandosi nelle zone nobili della classifica. Cantano alla fine i tifosi del Napoli. Hanno sofferto ma si sono divertiti. La squadra di Mazzarri cresce in personalità e con-vinzione, non si scoraggia quando incassa a sorpresa il primo gol di Barreto e neanche quando Ranocchia riporta il Bari in vantaggio. Attacca a testa bassa, entra anche Lavezzi formando un tridente con Denis e Quagliarella, affonda con Maggio ed Hamsik che pure sono offensivi. Cerca a tutti i costi la vittoria seppure l’avversario riesce a resistere con un uomo in meno (l’altra espulsione arriva a tempo quasi scaduto). L’ottiene con il suo bomber più chiacchierato, quel Quagliarella che si propone al taglio su invito di Lavezzi depositando il pallone nell’angolo più lontano da Gillet. Manca un minuto al termine della gara. Ma il Napoli rigenerato da Mazzarri è capace di questi acuti. Difficilmente s’arrende come accadeva prima. Lotta con il coltello tra i denti perchè crede nelle proprie possibilità, sa di contare su un bomber ritrovato, nei guizzi di Lavezzi, nella puntualità di Maggio e nelle giocate magistrali di Hamsik.
Già nel primo tempo, a differenza di altre volte, il Napoli mette alle corde l’avversario. Il Bari, ben disegnato da Ventura, fatica a ripartire. Non trova spazi, viene costretto ad indietreggiare rischiando di prendere gol prima con Maggio, servito al bacio da Gargano, poi con Quagliarella (salvataggio a porta vuota di Ranocchia). In entrambe le occasioni, gli errori degli avversari graziano Gillet. Mai, però, Barreto e soci riescono ad impensierire De Sanctis. E’ un monologo dei padroni di casa che hanno Lavezzi in panchina a scopo precauzionale.
Ma il Bari è vivo, voglioso di far vedere che non si trova per caso nella parte sinistra della classifica, pronto a colpire. Ed appena inizia la ripresa, al primo vero affondo pugliese, arriva il gol: lancio preciso di Bonucci, Barreto evita Cannavaro e deposita alle spalle di De Sanctis. Ma al Napoli occorrono 5’ per pareggiare il conto: cross di Gargano per la testa di Quagliarella che colpisce di precisione e spedisce alle spalle del portiere. Ed è qui che Mazzarri mostra tutta la sua audacia: toglie Pazienza ed inserisce Lavezzi. Mai visto un Napoli così spinto, un 3-4-3 insolito ma che piace tanto alla gente.
Ventura prende subito le contromisure ma la caparbietà del Bari è illimitata: da un’azione di angolo, Ranocchia riprende una respinta di De Sanctis ed ottiene il due a uno. La partita s’infiamma, Parisi però si fa cogliere con il gomito alto su Maggio e viene espulso per doppia ammonizione. Il Bari resta in dieci ma tiene duro. Dalla panchina Stellini rileva Barreto per arginare le sfuriate di Lavezzi sulla destra. Ma non basta. Da un’invenzione del ritrovato Quagliarella nasce il gol di Maggio. E da un passaggio filtrante di Lavezzi arriva la pesantissima rete del bomber di Castellammare. Sugli spal-ti è il tripudio mentre Ranocchia sfiora Lavezzi in corsa e guadagna un cartellino rosso estratto con troppa severità da Romeo che, visto il clima della vigilia, ha diretto senza evidenti condizionamenti.

 
DE SANCTIS 6
CAMPAGNARO 6 (28’st Bogliacino 6)
P. CANNAVARO 6
GRAVA 6
MAGGIO 7
PAZIENZA 6 (11’st Lavezzi 6.5)
GARGANO 6 (23’st Cigarini 6)
ARONICA 6
HAMSIK 6.5
QUAGLIARELLA 7.5
DENIS 6
MAZZARRI 7

Cagliari – Napoli 3-3

16ª GIORNATA

Cagliari show, ma che Napoli

I sardi dallo 0-2 al 3-2, poi pari di Bogliacino al 97′

serieA
sab 12/12/09

CAGLIARI

NAPOLI

stadio Sant’Elia
18000 spettatori
cagliari napoli  
arbitro Pierpaoli – 5
guardalinee Manganelli – Barbirati
quarto uomo Tozzi

3

3

 
     
gol 30’st Larrivey gol 21’pt Lavezzi  
gol 34’st Matri gol 20’st Pazienza  
gol 44’st Jeda gol 52’st Bogliacino  
ammonizione Matri espulsione 49’st Lavezzi  
ammonizione Nenè ammonizione Maggio  
ammonizione Aronica  
ammonizione Zuniga  
ammonizione Pazienza  

CAGLIARI (4-3-1-2): Marchetti, Pisano (21’st Dessena), Lopez, Canini, Agostini, Biondini, Parola, Lazzari, Cossu (44’st Jeda), Matri, Nené (13’st Larrivey).
Panchina: Vigorito, Astori, Sivakov, Barone. Allenatore: Allegri.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Grava, P. Cannavaro, Aronica, Maggio, Gargano, Pazienza (46’st Bogliacino), Zuniga (41’st Dàtolo), Hamsik, Lavezzi, Quagliarella (36’st Denis).
Panchina: Gianello, Rullo, Cigarini, Pià. Allenatore: Mazzarri.

Il finale thrilling, con ribaltamento del risultato da una parte e dall’altra, espulsioni, fasi così concitate, lascia intuire in quale clima si è giocato al «Sant’Elia». A bollori spenti, però, il pari soddisfa entrambe: il Cagliari che riesce a recuperare una gara che sembrava compromessa ed il Napoli che centra il nono risultato utile consecutivo pur senza Lavezzi espulso per aver scagliato il pallone verso la panchina avversaria in seguito ad una provocazione ricevuta. Però, quanto pathos in quel secondo tempo. E quante emozioni. Nel quarto d’ora finale succede davvero di tutto: il Cagliari, in svantaggio di due gol, riesce ad accorciare con Larrivey, a pareggiare con Matri ed a portarsi persino in vantaggio con Jeda. Ma non aveva fatto i conti con le rimonte del Napoli, con la rabbia di una squadra ormai specializzatasi nel far gol fino ai minuti di recupero (chiedere al Milan, alla Juve, allo stesso Bari): così, a tempo quasi scaduto, su uno spio-vente nell’area sarda s’avventa prima Denis, Marchetti respinge ma spunta ancora la testa di un azzurro, Bogliacino (entrato da poco) ed è il tre a tre. L’incredulità dei padroni di casa è pari alla gioia degli ospiti. Neanche il tempo di mettere palla al centro che Pierpaoli, travolto anche lui dal parapiglia, fischia la fine.
In pochi si sarebbero aspettato una reazione simile da parte del Cagliari, ormai preda dell’avversario per un’ora abbondante; e nessuno mai poteva immaginare il tre a tre dei partenopei quando il cronometro stava per scandire gli ultimi secondi. Sfida palpitante, affrontata senza risparmio di energie, con una capar-bietà fuori del comune da tutti i contendenti. Recrimina il Napoli per non aver saputo reggere all’assalto finale di Matri e soci; respira, invece, il Cagliari, a cui è bastato un quarto d’ora da Cagliari per mettere in difficoltà l’avversario e sfiorare la vittoria.
Il primo tempo è letteralmente dominato dalla formazione di Mazzarri. Pur privo di tanti difensori (che alla distanza pagherà), il Napoli riesce a seminare il panico nella trequarti cagliaritana grazie agli slalom di Lavezzi a tutto campo, alle intuizioni di Hamsik, alla tempestività di Gargano di andare a chiudere ed a proporre il rilancio dell’azione. Pazienza, intanto, s’incolla a Cossù e ne limita le invenzioni per Matri e Ne-nè agevolmente bloccati dalla retroguardia azzurra.
Il Cagliari è sotto di un gol dopo venti minuti. Paga oltremisura l’assenza di Daniele Conti in cabina di regia. Va in tilt. Nè Biondini, nè Lazzari riescono mai a proporre controfughe importanti. Ed il Napoli diventa così padrone del campo.
Nella ripresa, memori di quanto successo a Parma, i ragazzi di Mazzarri spingono sull’acceleratore: in ben due occasioni, Marchetti deve sventare un paio di fucilate di Hamsik dalla distanza. Ed al ventesimo arriva il raddoppio con Pazienza che insacca su azione d’angolo.
Sembra al sicuro il terzo colpaccio della gestione Mazzarri. Il Napoli molla un po’ le redini, qualcuno accusa la fatica, viene meno la diga a centrocampo ed il Cagliari ne approfitta. Larrivey lanciato nella mischia da Allegri al posto di Nené regala muscoli e centimetri alla manovra offensiva. Matri sfonda a destra. Crescono in maniera esponenziale Lazzari e Biondini. Ed il Napoli in quattro minuti incassa due gol. Poi dopo un salvataggio di Larrivey a portiere battuto arriva anche il gol di Jedà da poco mandato in campo da Allegri ( 44′). Non è finita. C’è l’espulsione di Lavezzi che reagisce in malo modo ad una istigazione dalla panchina sarda e poi l’arrembaggio finale che culmina con la doppia incornata, prima di Denis e poi di Bogliacino per un pareggio che andava stretto al Napoli fino alla mezzora del secondo tempo.

 
DE SANCTIS 6
GRAVA 5.5 (28’st Bogliacino 6)
P. CANNAVARO 6
ARONICA 5.5
MAGGIO 5.5
GARGANO 6.5
PAZIENZA 6.5 (46’st Bogliacino 6.5)
ZUNIGA 5.5 (41’st Datolo sv)
HAMSIK 6.5
LAVEZZI 5
QUAGLIARELLA 6 (36’st Denis sv)
MAZZARRI 6

Napoli – Chievo 2-0

17ª GIORNATA

Un Napoli pragmatico batte un ottimo Chievo

Hamsik e Quagliarella portano Mazzarri a un punto dalla Champions

serieA
dom 20/12/09

NAPOLI

CHIEVO

stadio San Paolo
35000 spettatori
napoli chievo  
arbitro Bergonzi – 6
guardalinee Bianchi – Ponziani
quarto uomo Calvarese

2

0

 
     
gol 7’pt Hamsik ammonizione Sorrentino  
gol 42’st Quagliarella ammonizione Rigoni  
ammonizione Aronica ammonizione Ariatti  
ammonizione Quagliarella  
ammonizione Campagnaro  
ammonizione Cannavaro  
ammonizione Contini  

NAPOLI (3-4-1-2): De Sanctis, Campagnaro (44’st Rinaudo), P. Cannavaro, Aronica, Maggio, Pazienza, Gargano, Zuniga (1’st Contini), Hamsik, Denis (23’st Bogliacino), Quagliarella.
Panchina: Iezzo, Cigarini, Dàtolo, Pià. Allenatore: Mazzarri.
CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino, Sardo, Morero, Yepes, Mantovani, Luciano, Rigoni, Marcolini (36’st Ariatti), Pinzi (20’st Bentivoglio), Abbruscato (20’st Granoche), Pellissier.
Panchina: Squizzi, Mandelli, Malagò, Bogdani. Allenatore: Di Carlo.

Il regalo chiesto da De Laurentiis arriva dopo dopo una sofferenza immane. Ma mai regalo è stato così gra-dito come questo. Il Napoli riesce a vincere, dimostrando di saper anche soffrire; si porta per la prima volta in zona Europa League, stringendo i denti fino all’inverosimile; infila il decimo risultato utile consecutivo della gestione Mazzarri (il precedente risaliva al ‘74-‘75 con Vinicio) subendo l’avversario per larghi tratti della gara. E nessuno si fa scrupoli se stavolta mancano lo spettacolo; se il Chievo Verona gioca molto meglio; se le emozioni si riducono al gol realizzato da Hamsik in avvio, al raddoppio di Quagliarella giunto a pochi minuti dal termine e ad una occasionissima divorata dallo slovacco. Contava vincere. Ed il Napoli, privo di Lavezzi, vi riesce con grande pragmatismo. Per Mazzarri va bene anche così: meglio vincere storcendo il naso, piuttosto che raccogliere complimenti e lasciare punti per strada. Stentano i partenopei a trovare la contromisure ad un Chievo Verona super-organizzato ed in condizione atletica smagliante. Pensano di aver vita facile dopo aver sbloccato il risultato a sette minuti dal fischio d’inizio. Ma così non sarà. La formazione di Di Carlo prende il sopravvento a centrocampo, si fa minacciosa sugli esterni laddove Zuniga, schierato a sinistra sembra un pesce fuor d’acqua e Maggio a destra in evidente calo di forma; tiene bene in retrovia con Yepes a svettare su tutti i palloni. Una sola pecca per i veneti che inciampano dopo tre vittorie di fila: la scarsa incisività in zona gol. Il rigore da cui scaturisce il gol di Hamsik, all’ottavo centro stagionale, nasce poi dall’unica ingenuità accusata dai veneti nella prima frazione: percus-sione di Gargano per vie centrali, incursione di Denis in area di rigore, atterramento netto di Sorrentino.
Nella ripresa, invece, di rallentare il Chievo accelera addirittura. Di Carlo prova a dare nerbo in attacco inserendo Granoche e Bentivoglio. Niente da fare. Il Napoli che nel frattempo ha rimpiazzato Zuniga (colto da malore a fine partita) con Contini dopo aver riportato Aronica a centrocampo, sbuffa ma tiene. Ed allora Mazzarri se ne inventa un’altra delle sue: toglie Denis per inserire Bogliacino, sposta Quagliarella al centro mentre Hamsik va a posizionarsi alto a sinistra. E mentre Hamsik sciupa il raddoppio, proprio dai piedi di Bogliacino nasce il lancio lungo per Quagliarella che lascia sul posto Morero e di sinistro trafigge Sorrentino. La vittoria è al sicuro ma sembra anche troppo per un Chievo che ancora nel recupero si trova nella metà campo del Napoli. Ma nel calcio va così: chi riesce a capitalizzare le uniche occasioni-gol che crea, la spunta. Ed Hamsik e Quagliarella, 14 gol in due, non si sono lasciati pregare: il regalo di Natale è salvo.

 
DE SANCTIS 7
CAMPAGNARO 6 (44’st Rinaudo sv)
P. CANNAVARO 7
ARONICA 6
MAGGIO 5.5
GARGANO 6
PAZIENZA 6.5
ZUNIGA 5 (1’st Contini 6)
HAMSIK 6.5
DENIS 6 (23’st Bogliacino 6.5)
QUAGLIARELLA 7
MAZZARRI 6.5

Atalanta – Napoli 0-2

18ª GIORNATA

Un altro capolavoro di Quagliarella lancia il Napoli in alto

Pazienza lo tiene in orbita

serieA
mer 06/01/10

ATALANTA

NAPOLI

stadio Atleti Azzurri d’Italia
11061 spettatori
atalanta napoli  
arbitro Rosetti – 5.5
guardalinee Copelli – Petrella
quarto uomo De Marco

0

2

 
     
ammonizione Bianco gol 7’pt Quagliarella  
ammonizione Tiribocchi gol 13’st Pazineza  
ammonizione Padoin ammonizione Aronica  
ammonizione Peluso  
ammonizione Valdes  
ammonizione Doni  

ATALANTA (4-4-2): Coppola, Garics (22’st Valdes), Bianco, Manfredini (21’pt Peluso), Bellini, Ceravolo, De Ascentis, Guarente, Padoin, Acquafresca (22’st Doni), Tiribocchi.
Panchina: Consigli, Talamonti, Caserta, Chevanton. Allenatore: Conte.
NAPOLI (3-4-2-1): De Sanctis, Campagnaro, Rinaudo (8’st Zuniga), Grava, Maggio, Pazienza, Gargano, Aronica, Hamsik (18’st Cigarini), Lavezzi (35’st Datolo), Quagliarella.
Panchina: Iezzo, Hoffer, Rullo. Allenatore: Mazzarri.

Gira, gira, gira: ma che gol ha fatto? L’alba del nuovo anno, così simile al finale del vecchio, è una parabola che conduce il Napoli dall’altra parte della luna e la zona Champions, quella terra promessa sognata ad occhi spalancati, ora è lì, nel vortice di una traiettoria maestosamente bella che Fabio Quagliarella disegna per gli esteti del calcio da 25-30 metri. L’Atalanta è in ginocchio ancora prima di cominciare e al settimo minuto d’una Epifania dolorosissima, scopre cenere nella calza e avverte che l’aria gelida ha prodotto effetti devastanti, anestetizzando i muscoli e la testa e lasciando ben poco alla propria fantasia. Il colpo basso che squarcia la sfida e l’indirizza verso uno 0-2 comodo-comodo per il terzo blitz esterno del Napoli rimesso in vita da Mazzarri è un inno alla dolcezza balistica, una prodezza d’uno scugnizzo che sa d’avere tra le pieghe del proprio talento effetti specialissimi ma quel che resta di Bergamo, dell’undicesimo risultato utile consecutivo, è l’acquisita padronanza di se stesso d’una squadra che ha deciso di stupire. Atalanta-Napoli è impari tecnicamente, tatticamente e soprattutto – psicologicamente e non c’è verso di raschiare il fondo del 4-4-2 per Conte, di partire con Ceravolo a destra e Padoin a sinistra, di tener palla bassa senza andare allo scavalcamento o di riprovare andando a poggiare su Acquafresca che rantola e Tiribocchi che deve combattere in solitudine: il Napoli ha altra consistenza, ha capacità di corsa, ha equilibrio in mezzo con un Pazienza enorme nell’ombra della mediana e un Gargano millepiedi ed ha persino la possibilità di concedere ad Hamsik e Lavezzi mezza giornata di riposo.
Atalanta-Napoli è un crocevia di depressione e di euforia e tale resta al 7′, quando la lampada di Quagliarella sprigiona perfida precisione e il bacio della sfera all’incrocio dei pali pare una concessione degli dei per chi ha necessità di spettacolo. Ottantrè minuti ancora, con la percezione netta che sia tutto inutile, che a Mazzarri sia sufficiente occupare gli spazi e senza indietreggiare, tenendosi coperto con Maggio e Aronica sostenitori esterni della difesa a tre e poi di sfruttare la capacità di fare elastico dei centrocampisti e di quei tre che vanno sempre a cercare Quagliarella, l’ondeggiante taglierino della burrosa difesa nerazzurra. E allora, senza strafare, è dominio: sinistro di Aronica (14′) azzerato dalla reazione di Coppola; stacco imperioso del solito Quagliarella (17′) che atterra a un niente dal montante; contropiede di Hamsik ( 39′) azzoppato in area da Peluso per un rigore visibile a occhio nudo; colpo di reni da applausi di Coppola (43′) sulla punizione a girare di Gargano. L’Atalanta è in un destro di Tiribocchi che fa il solletico a De Sanctis e poi nient’altro.
Lo spogliatoio rimanda in scena l’identico copione e l’illusione d’una decina di minuti di apparente supremazia bergamasca è nebbiolina assoluta, perché intanto Coppola (3′) s’è dovuto superare nel faccia a faccia con Quagliarella, perché la capocciata di Pazienza (13′) ha dilatato il divario e prodotto uno 0-2 che sa di sentenza. Il Brumana è un vociare che fa vacillare Conte per la prima volta con un dissenso breve ma collettivo, con Mazzarri che non avendo più neanche reazioni nervose con cui combattere il freddo può tranquillamente coprirsi e indossare un robusto giaccone. Il declino nerazzurro è in quel vortice che assorbe cambi senza strappi (dentro Doni e Valdes, fuori il fantasma Acquafresca e Garics) e nella inconsistenza d’una reazione che produce – forse – qualche appoggio a De Sanctis. Ma il fuoco che arde è dall’altra parte, in quel Napoli che gestisce con padronanza, s’accartoccia e va alla ricerca della profondità attraverso il palleggio: e se a tratti ci scappano un compiaciuto palleggio e briciole di narcisismo, l’indul-genza è garantita dallo specchio della classifica. Un quarto (posto) di nobiltà che torna nel calcio.

 
DE SANCTIS 6
CAMPAGNARO 6.5
RINAUDO 6.5 (8’st Zuniga 6)
GRAVA 7
MAGGIO 6
GARGANO 7
PAZIENZA 7
ARONICA 6.5
HAMSIK 6.5 (18’st Cigarini 6)
LAVEZZI 6 (35’st Datolo sv)
QUAGLIARELLA 7.5
MAZZARRI 7

Napoli – Sampdoria 1-0

19ª GIORNATA

Il carrarmato Denis travolge Fiorillo e la Sampdoria

Il Napoli aggancia la Juve al terzo posto

serieA
dom 10/01/10

NAPOLI

SAMPDORIA

stadio San Paolo
45000 spettatori
napoli sampdoria  
arbitro Rizzoli – 6
guardalinee Cariolato – De Lu­ca
quarto uomo Celi

1

0

 
     
gol 26’st Denis ammonizione Zauri  
ammonizione Campganaro ammonizione Ziegler  
ammonizione Gargano  

NAPOLI (3-5-2): De Sanctis, Campagnaro, P. Cannavaro, Grava, Maggio, Gargano, Pazienza, Hamsik, Aronica, Lavezzi (20’pt Denis), Quagliarella (45’st Ci­garini).
Panchina: Iezzo, Rinaudo, Zuniga, Contini, Datolo. Allenatore: Mazzarri.
SAMPDORIA (4-4-2): Castellazzi (4’st Fiorillo), Zauri, Gastaldello, Lucchini, Ziegler, Semioli (33’st Pozzi), Palombo, Poli, Mannini (35’st Padalino), Pazzini, Cassano.
Panchina: Bellucci, Accardi, Tissone, Marco Rossi. Allenatore: Del Neri.

Tre metri sotto il cielo, alla soglia del Paradiso, c’è un uomo che va a bussare alla porta della nobiltà e, sfidando l’impossibile e le leggi di gravità, scardina i luoghi comuni e demolisce ogni inibizione: su, più su, ancora più su e laddove non arrivano le mani incerte di Vincenzino Fiorillo, approda quel ciclone di German Denis, un carrarmato senza cingoli e con le ali che sistema Napoli-Sampdoria, dà un colpo di gas alle ambizioni sue e del San Paolo tutto e fa sentire alle grandi che precedono l’ombra lunga d’una squadra viva. Il dodicesimo risultato utile consecutivo, con aggancio della Juve al terzo posto, è la fotografia che sintetizza l’escalation d’un indomabile gruppo d’uomini veri ma il Napoli che prende a spallate la Samp è anche calcio ragionato, ritmato e sorretto dagli schemi, oltreché dal cuore; è organizzazione difensiva (nessuna opportunità agli avversari, solo ciabattate dalla distanza nella disperazione dello scadere); è capacità di girar palla a centrocampo; è varietà offensiva (quattro palle-gol, Maggio che va sui cambi di campo, Aronica che fa lo stesso, Hamsik che danza negli spazi e Gargano-Pazienza che s’alternano ad andare e a restare); è tenuta mentale pur nel disagio.
Diciannove minuti appena ed un campanello che s’accende, perché è chiaro immediatamente che Lavezzi deve mollare, che qualcosa s’è incrinato nella sua muscolatura: dentro Denis, via ogni velo di tristezza e pure le catene. La Samp s’ingegna, s’aggrappa alla corazza, sta dietro la linea del pallone e per 45′ resta poco di cui bearsi, se non un’illuminazione, quasi un gioco di prestigio di Gargano, che trova 40 metri per sparigliare, sistemando Maggio in accelerazione davanti a Castellazzi: l’ingordigia e lo slancio tradiscono l’esterno, che non trova la battuta letale, che non s’accorge di Denis alle spalle, che deve solo ricominciare.
La sette giorni di full immersion (mercoledì scorso l’Atalanta, poi la Samp e
mercoledì la Juventus) spinge Mazzarri a lasciare invariato il Napoli di Bergamo (dentro solo Cannavaro, rientrato dalla squalifica, per Rinaudo) per godersene lo stato di grazia; ma le tossine s’avvertono, Hamsik incide relativamente e la Sampdoria non lascia centimetri d’erba. E’ corpo a corpo sugli esterni con preponderanza partenopea (Maggio a destra e Aronica a sinistra su Mannini e Semioli), in mezzo (tanto Pazienza e un bel Poli, tanto Gargano e un Palombo in meditazione), ovunque, sono schermaglie che concedono parecchio equilibrio ed alcuna emozione. E poi, senza il Pocho!
Lo stanzone è salvifico, concede al Napoli la possibilità di rileggersi, lascia ondeggiare Hamsik con maggior convinzione sul centro-destra e sposta l’asse, complice la staticità della Sampdoria che è soprattutto in Poli, un po’ nella guardia di Palombo e qualcosina nella generosità (mai accompagnata dagli esterni) di Pazzini e Cassano. Il Napoli è un rullo compressore, pardon un tanque, un carrarmato: ideuzza niente male di Quagliarella, stop, piatto e gol di Denis (5′) ma in fuorigioco per un alluce. La reazione doriana rimane nelle intenzioni, la fa abortire Pazienza (12′) miracolo su Poli, liberato dinnanzi a De Sanctis da Zauri ma anticipato dal mediano; poi è monologo partenopeo, è calcio ch’entusiasma, diventa quarantamila contro undici, perché il San Paolo s’appassiona e spinge Aronica (19′) irrorato da Gargano: il cross è una palombella che Maggio fa esplodere a mezzo metro dalla porta sguarnita. E quando sbaglia il Napoli, Fiorillo, che ha preso i pali dell’acciaccato Castellazzi, è reattivo: ancora su Maggio (21′), dopo nuova geniale apertura di Gargano. Il rettangolo è un ring e la Sampdoria è all’angolo: si accartoccia su stessa, rincula, soffre e finisce giù, sempre più (sei sconfitte consecutive in trasferta, una sola vittoria nelle ultime undici giornate) sullo stacco di Denis che rilancia il Napoli oltre la Roma, che affossa i blucerchiati e quel vago senso di brillantezza emerso dalle conclusioni di Cassano e Palombo, di Palombo e Poli. Palle che si spengono nel nulla espresso in precedenza. Mentre tutt’intorno è un festival che sa d’Europa, di zona-Champions. Tre metri sopra, il cielo è dipinto d’azzurro.

 
DE SANCTIS 6
CAMPAGNARO 7
P. CANNAVARO 7
GRAVA 7
MAGGIO 6.5
GARGANO 6.5
PAZIENZA 7
HAMSIK 6.5
ARONICA 6.5
LAVEZZI sv (20’pt Denis 7)
QUAGLIARELLA 6.5 (45’st Cigarini sv)
MAZZARRI 7

Napoli – Palermo 0-0

20ª GIORNATA

De Sanctis ipnotizza Miccoli dal dischetto

Poi è più Napoli che Palermo, ma i rosanero tengono bene in difesa

serieA
dom 17/01/10

NAPOLI

PALERMO

stadio San Paolo
60000 spettatori
napoli palermo  
arbitro Orsato 5.5
guardalinee Romagnoli – Di Liberatore
quarto uomo Gava

0

0

 
     
ammonizione Rinaudo ammonizione Nocerino  
ammonizione De Sanctis ammonizione Nocerino  
ammonizione Quagliarella ammonizione Migliaccio  
ammonizione Bovo  
ammonizione Cavani  
ammonizione Simplicio  

NAPOLI (3-4-3): De Sanctis, Grava, P. Cannavaro, Rinaudo, Maggio, Pazienza (40’st Cigarini), Gargano, Aronica (18’st Dossena), Hamsik, Denis (35’st Hoffer), Quagliarella.
Panchina: Iezzo, Zuniga, Contini, Bogliacino. Allenatore: Mazzarri.
PALERMO (4-3-1-2): Sirigu, Cassani, Goian, Bovo, Balzaretti, Migliaccio, Nocerino, Bresciano, Simplicio, Cavani (34’st Budan), Miccoli (13’st Pastore).
Panchina: Brichetto, Melinte, Bertolo, Blasi, Hernandez. Allenatore: D. Rossi.

Se qualcuno dicesse che quella del San Paolo è stata una sfida indimenticabile, direbbe probabilmente una bugia. E’ stata una partita bella a tratti: per una ventina di minuti nel primo tempo se l’è giocata meglio il Palermo che ha, però, il grave torto di aver gettato alle ortiche l’occasione di un calcio di rigore; ha avuto un quarto d’ora arrembante nella ripresa il Napoli. Complessivamente si sono viste all’opera due squadre che si temevano guidate da due tecnici che si rispettano (l’ultima volta si sono affrontati nella finale di Coppa Italia e Rossi aveva avuto la meglio su Mazzarri). Per giunta le fatiche infrasettimanali a cui nessuna delle due formazioni è abituata hanno, inevitabilmente condizionato la prestazione complessiva e il finale è stato una sorta di gigantesco «tira a campare» nell’attesa del fischio conclusivo di Orsato (non totalmente convincente, per la sua parte). Napoli e Palermo alla fine lasciano l’impressione di aver espresso solo parzialmente ieri sera il proprio potenziale, anche a causa di assenze importanti come quelle di Lavezzi e Liverani.
I risultati del pomeriggio obbligavano il Napoli a dare l’assalto all’intera posta per ritrovare il terzo posto ai danni della Roma. Impresa non semplice visto che il Palermo di Delio Rossi, Coppa Italia a parte, ha prodotto nelle ultime giornate ottimo calcio e trovato un positivo equilibrio. Semmai le ore che hanno preceduto la partita hanno portato al tecnico rosanero una brutta notizia: un attacco febbrile che ha impedito a Liverani di essere in campo. Perdita rilevante perché il regista è prezioso nella ricucitura del gioco, con la sua nota capacità di far girar palla. Al suo posto Rossi ha messo Nocerino che pur non avendo le stesse caratteristiche, ha svolto i compiti con buon profitto.
Che Mazzarri volesse la vittoria lo si è capito dalla maniera in cui ha sistemato il Napoli, con due attaccanti laterali, a destra Hamsik e a sinistra Quagliarella, e con una punta centrale, Denis. Una scelta forzata ovviamente anche dall’assenza di Lavezzi. Ma proprio la posizione di Hamsik e Quagliarella ha indotto Balzaretti e Cassani a un atteggiamento più prudente. Per giunta, l’errore di Bovo (per il resto inappuntabile dovendo fare da balia a Goian che sostituiva l’assente Kjaer) dopo appena sette minuti con la palla consegnata ad Hamsik (la conclusione dello slovacco finiva a lato di qualche centimetro), faceva aumentare preoccupazioni e prudenze. Con la conseguenza che sino al 20′ si è vista una partita segnata da molti errori in fase di palleggio e squadre cortissime che facevano grande densità in mezzo al campo per non dare spazi sfruttabili agli avversari.
Nel calcio gli episodi, però, possono cambiare l’andamento di una gara. L’episodio è stato il fallo si Rinaudo su Cavani che ha indotto l’arbitro Orsato a concedere (un po’ generosamente) il rigore al Palermo. De Sanctis riusciva a compiere due miracoli: prima respingeva la battuta di Miccoli, poi impediva la ribattuta di Bresciano. Di lì la gara è decollata: le squadre si sono leggermente allungate e gli spazi sono aumentati. Il palo, il salvataggio sulla linea di Hamsik evitavano al Napoli seri guai. La gara, che prometteva di essere tattica, diventava un po’ più spettacolare. Il Palermo allargando Cavani e Miccoli teneva sotto pressione gli esterni del Napoli e apriva lo spazio centrale per gli inserimenti di Simplicio (che partiva subito in pressione sul portatore avversario). Molto meglio la squadra di Mazzarri faceva invertendo le zone di Hamsik e Quagliarella (l’inizio della ripresa, con una intervento prodigioso di Sirigu sullo slovacco ne era la conferma), anche perché soprattutto il secondo accentrandosi consentiva a Maggio con le sue accelerazioni di dare profondità.
Come si temeva, gli impegni di Coppa Italia alla distanza hanno condizionato la prestazione delle due squadre. Ne ha patito il gioco diventato negli ultimi venti minuti sempre più disordinato e frammentario. E il pari ha consentito a tutte e due le squadre di continuare ad alimentare le ambizioni evitando di correre eccessivi rischi.

 
DE SANCTIS 7
GRAVA 6
P. CANNAVARO 6
RINAUDO 5.5
MAGGIO 6
PAZIENZA 6 (40’st Cigarini sv)
GARGANO 6.5
ARONICA 5.5 (15’st Dossena 5.5)
HAMSIK 5.5
DENIS 5.5 (35’st Hoffer sv)
QUAGLIARELLA 5.5
MAZZARRI 6