Juventus – Napoli 1-0

26ª
GIORNATA

La Juve vince ma Napoli c’è

Decide Marchisio, Ranieri torna a -6
dalla vetta. La squadra di Reja ha lottato

serieA
sab
28/02/09

JUVENTUS

NAPOLI

stadio Olimpico
21000
spettatori
juventus napoli  
arbitro Ayroldi – 5.5
guardalinee Maggiani – Pirondini
quarto uomo Mazzoleni

1

0

 
     
gol 44'pt Marchisio  
ammonizione Legrottaglie  
ammonizione Chiellini  

JUVENTUS (4-4-2): Buffon, Grygera, Legrottaglie (28'st
Mellberg), Chiellini, Molinaro, Marchionni, Poulsen, Marchisio, Giovinco
(8'st Salihamidzic), Trezeguet, Del Piero (24'st Amauri).
Panchina:
Manninger, Iaquinta, Sissoko, Tiago. All. Ranieri.
NAPOLI (3-5-2): Navarro, Santacroce, Cannavaro, Contini,
Montervino (1'st Datolo), Pazienza (34'st Russotto), Blasi, Hamsik,
Vitale (34'st Aronica), Denis, Lavezzi.
Panchina: Bucci, Maggio,
Bogliacino, Rinaudo. All. Reja.

Tornata da Stamford Bridge senza punti, però con tante buone
indicazioni, la Juventus riallaccia il filo dei successi in campionato,
portandosi a -6 dall’Inter che dovrà misurarsi oggi con la Roma.
Nonostante il turnover, un filo di stanchezza s’avverte, e in assoluto i
bianconeri non brillano: capitalizzano un tiro di Marchisio deviato da
Blasi al tramonto del primo tempo, vivendo, prima e dopo, di fraseggi
blandi e accelerazioni improvvise. Merito, meglio chiarirlo subito, di
un Napoli ordinato e volitivo, che rimedia l’ottava sconfitta esterna di
fila ma a conti fatti non sfigura, mostrandosi vivo e vivace ai critici
di memoria corta: Torino è campo ostico e la fortuna non dà una mano, ma
se cuore e gioco sono questi la risalita è imminente.
Ranieri restituisce a Grygera la fascia destra, presidiata a Londra da
Mellberg; sostituisce lo sfortunato Camoranesi con Marchionni; preserva
l’acciaccato Sissoko rispolverando Poulsen; dà fiducia a Giovinco come
vice Nedved; privilegia la tradizione in attacco affiancando a Del Piero
il redivivo Trezeguet. Dall’altra parte, Reja scioglie senza sorprese
l’unico, piccolo dubbio trascinato: Montervino esterno destro nel
centrocampo a cinque, con Maggio dirottato in panca. Opzione suggerita
semplicemente da una superiore attitudine all’interdizione: Pavel
rifiata, d’accordo, ma Giovinco incalza a sinistra e sovente s’accentra.
Oscilla, Montervino, tra centrocampo e retroguardia, al pari di Vitale
che incrocia sulla corsia opposta Marchionni, e il doppio ripiego
elasticizza spesso il sistema di gioco, con la mediana che si asciuga e
la difesa che sbalza da tre a cinque. Il Napoli è attento, nulla di più:
sufficiente, nel primo scorcio di partita, ad arginare le folate
bianconere. Trema giusto un paio di volte, tra rade amnesie e fiammate
avverse, con Navarro che s’oppone di piede a una botta di Trezeguet
imbeccato da Del Piero (omissis sulla ribattuta di Giovinco), devia
acrobaticamente in angolo una punizione maligna di Alex (17'), esce
prepotente ad anticipare il lanciatissimo Giovinco.
Fiammate, appunto. Il ritmo non è mai forsennato, il presidio campano
funziona, siamo oltre la mezz’ora quando Buffon abbranca il primo
innocuo pallone e siamo al 38' quando Hamsik, scovato da Denis, lo
strappa all’oblio con una botta da due passi. Prima azione, gol
sfiorato: eccolo il Napoli che si ribella alla crisi. Poco dopo
Marchionni pecca d’egoismo: nuovo cammeo in una sfida che dà la
sensazione di potersi schiodare solo davanti a un “numero” o una
casualità. Ed è questa che si materializza al 44', quando una
conclusione di Marchisio innescato da Poulsen incoccia Blasi e inganna
Navarro. Disperazione Napoli, felicità bianconera: sullo sfondo
l’esultanza d’un campione fatto in casa, simbolo d’un futuro
rappresentato anche da Giovinco e, nell’intervallo, dalla parata dei
Primavera vittoriosi al torneo di Viareggio.
Nella ripresa, Reja propone Datolo in luogo di Montervino, arretra
Vitale portando a quattro la linea difensiva, disegna un rombo a
centrocampo. Ricava ordine, intraprendenza. Blasi sradica palloni,
Pazienza contrasta, Hamsik si sforza di verticalizzare, ma Lavezzi, che
pure si sbatte, è fumoso, Denis non incide, Datolo smanioso ma mai
risolutivo. Morale: Buffon deve stare sempre vigile, ma trascina la
serata senza patemi, complice anche il ritocco di Ranieri che richiama
Giovinco e innesta Salihamidzic. Escono pure Del Piero (pericoloso su un
erroraccio, isolato, di Cannavaro) e Legrottaglie, ma si tratta di
strascichi di turnover, con Amauri che cerca gloria là davanti e
Mellberg piantato nel cuore della difesa. Entrano anche Russotto e
Aronica nel Napoli, il baricentro si sposta, a tratti c’è confusione
(inevitabile tra punte e mezzepunte) ma guidano grinta, la voglia, la
speranza. Serra le file la Juve, a questo punto, affidandosi a
ripartenze che si spezzano d’un soffio (Amauri colto in fuorigioco,
Trezeguet anticipato con la punta del piede dal Contini, ultimo
baluardo) e resiste fino al termine quando Datolo pennella una
punizione, Cannavaro stacca, Buffon respinge, Lavezzi insacca.
Fuorigioco. Millimetrico. No, non c’è fortuna per il Napoli.

 
NAVARRO 6.5
CANNAVARO 6.5
SANTACROCE 6.5
CONTINI 6
MONTERVINO 6 (1'st Datolo 6)
PAZIENZA 5.5 (34'st Russotto sv)
BLASI 6
HAMSIK 5.5
VITALE 5.5 (34'st Aronica sv)
DENIS 5
LAVEZZI 5.5

Napoli – Lazio 0-2

27ª GIORNATA

Entra bomber Rocchi esce il povero Napoli

Uno-due che stende Reja. Lazio adesso in piena zona Europa

serieA
dom 08/03/09

NAPOLI

LAZIO

stadio San Paolo
33000 spettatori
napoli lazio  
arbitro Saccani – 6
guardalinee Liberti – Viazzi
quarto uomo Damato

0

2

 
     
ammonizione Contini gol 12’st Rocchi  
gol 20’st Rocchi  
ammonizione Brocchi  

NAPOLI (4-3-1-2): Navarro, Santacroce (21’st Maggio), P. Cannavaro, Contini, Aronica, Pazienza (29’st Rus­sotto), Blasi, Bogliacino, Hamsik, Zalayeta (26’st Denis), Lavezzi.
Panchina: Bucci, Montervino, Rinaudo, Grava. All. Reja.
LAZIO (4-4-2): Muslera, Lichtsteiner, Siviglia, Cribari, Kolarov, Brocchi, C. Ledesma, Matuzalem (26’st De Silvestri), Foggia (18’st Mauri), Pandev, Zarate (10’st Rocchi).
Panchina: Carrizo, Radu, Rozehnal, C. Manfredini. All. D. Rossi.

Devastante Rocchi: due gol in dieci minuti, il primo appena sessanta secondi dopo l’ingresso in campo al posto di Zarate. La Lazio vola, il Napoli affonda. La squadra di Reja (pesantemente contestato insieme al direttore generale, Pierpaolo Marino) non vince ormai da due mesi e dato che nel calcio quando va male tutto gira per il verso sbagliato ieri ha forse chiuso la stagione Maggio (distorsione al ginocchio destro con sospetta lesione del crociato anteriore). Errori, disattenzioni, paure: il Napoli ha completamente smarrito la sua vecchia identità tattica nell’inutile ricerca di un modulo che gli consentisse di uscire dalla crisi, lasciata la strada vecchia, si è completamente perduto nella nuova. Una storia opposta a quella della Lazio che la nuova strada l’ha trovata grazie a due centrocampisti centrali, Matuzalem e Ledesma, che si integrano e si completano alla perfezione facendo funzionare il 44-2 come un orologio. Soprattutto quando in campo c’è un attaccante che sa cercare (e trovare) la profondità (Rocchi).
I ragazzi di Delio Rossi ora rivedono da vicino la zona Champions. Con merito perché i numeri parlano di una squadra che è tornata a esprimersi sui livelli della fase iniziale del campionato: quattro vittorie consecutive (considerando anche quella in Coppa Italia, contro la Juventus), tre partite di seguito in campionato senza subire gol (grazie anche al rilancio di Muslera, sempre più sicuro e sempre più decisivo, protagonista ieri di cinque parate ad alto tasso di difficoltà ed elevata qualità tecnica). E’ tornato anche Rocchi, autore, tra martedì e domenica, di ben tre gol. Se queste sono le premesse, il finale di stagione della squadra romana si annuncia promettente. Adattandola, chiaramente, alle necessità. Lo ha fatto anche ieri, Delio Rossi, nel primo tempo quando Foggia e Pandev agivano tra le linee avendo Zarate come punto di riferimento centrale e finale. Una scelta che nasceva anche dalla sistemazione del Napoli che ieri ha deciso di non cercare la profondità sulle corsie esterne. Con Rocchi in campo, Foggia si è sistemato più largo e le cose sono andate meglio come testimonia il primo gol: contropiede da un angolo battuto dal Napoli, Foggia che cercava e trovava nello spazio, in verticale, Rocchi, lasciato liberissimo dai due centrocampisti napoletani che avrebbero dovuto presidiare la propria metà campo ma che in realtà, essendo sistemati malissimo, hanno finito per lasciare scoperto il centro-sinistra controllando solo il proprio centro-destra. Alla spietatezza di Rocchi si contrapponevano marchiani errori difensivi.
La Lazio attuale quando alza il ritmo il gol lo trova anche perché funziona da un punto di vista tattico. Meriti, virtù, qualità che vengono amplificate quando dall’altra parte c’è una squadra che ha perduto tutte le sue caratteristiche peculiari. La condizione di Hamsik è approssimativa ma la posizione di trequartista non sembra essere quella a lui più adatta: diventa un punto di riferimento mentre lo slovacco era bravissimo a inserirsi a «fari spenti» restando nascosto nella boscaglia del centrocampo. Scomparsi i cambi di gioco anche perché le corsie restano malinconicamente deserte (inevitabile se ai due laterali che devono fare tutta la fascia sostituisci due terzini con vocazioni prettamente difensive come Aronica e Santacroce). Quando nel primo tempo Bogliacino ha provato ad allargarsi, qualche problema la Lazio ha dovuto risolverlo. Poi la sindrome da annegamento crea psicosi, paure: la seconda rete di Rocchi ne è la conferma (punizione di Ledesma, palla che tocca la barriera e rimpallando arriva all’attaccante laziale che si gira lestamente «freddando» un non inappuntabile Navarrro). Condizione fisica e psicologica, chiarezza di idee, autostima: la differenza tra le due squadre, illustrata nello 0-2 finale, è, in fondo, tutta qui.

 
NAVARRO 5.5
CANNAVARO 5.5
SANTACROCE 5.5 (21’st Maggio 5)
CONTINI 5
ARONICA 6
PAZIENZA 4.5 (29’st Russotto sv)
BLASI 5
BOGLIACINO 6
HAMSIK 4.5
ZALAYETA 5.5 (26’st Denis sv)
LAVEZZI 5

Reggina – Napoli 1-1

28ª GIORNATA

La Reggina s’illude con Corradi

il Napoli si ricorda di essere una squadra e trova il pari con Lavezzi

serieA
dom 15/03/09

REGGINA

NAPOLI

stadio Granillo
10000 spettatori
reggina napoli  
arbitro Trefoloni – 4.5
guardalinee Foschetti – Tono­lini
quarto uomo Baracani

1

1

 
     
gol 27’pt Corradi gol 19’st Lavezzi  
ammonizione Cirillo ammonizione Bogliacino  
ammonizione Corradi ammonizione Zalayeta  
ammonizione Aronica  

REGGINA (3-4-2-1): Puggioni, Lanzaro, Valdez, Cirillo (24’st Krajcik), Sestu (40’st Stuani), Carmona, Barillà , Costa, Brienza, Cozza (33’st Di Gennaro), Corradi.
Panchina: Marino, Cascione, Ceravolo, Adejo. All. Orlandi.
NAPOLI (4-3-1-2): Navarro, Santacroce, Cannavaro, Contini, Aronica, Pazienza, Blasi, Bogliacino (33’st Montervino), Hamsik, Zalayeta (40’st Russotto), Lavezzi.
Panchina: Bucci, Grava, Rinaudo, Amodio, Denis. All. Donadoni.

Per un tempo, la Reggina s’illude di poter afferrare quella vittoria che sta inseguendo dal mese di novembre: va in gol con Corradi, dando l’impressione di potercela fare anche perchè nel frattempo l’arbitro Trefoloni chiude un occhio su un mani in area di Valdez. Poi, nella ripresa, il Napoli finalmente si scuote. Sarà stato l’orgoglio. Saranno state le parole e la presenza di De Laurentiis a bordo campo. Saranno stati i consigli di Donadoni. Sta di fatto che i partenopei, apparsi nel primo tempo quelli di sempre, vulnerabili ed impauriti, cominciano a menare la danza. Corrono di più e meglio. Stringono alle corde una Reggina stanca e disunita. Ed ottengono il pareggio al termine di un’azione caparbia quanto efficace: Zalayeta calcia su Puggioni, il pallone rimane lì dove si avventa Lavezzi con tutta la rabbia che ha in corpo e torna al gol dopo un mese e mezzo. Dopo tre sconfitte di fila sembra manna piovuta dal cielo. C’è poco di Donadoni ma c’è tanto del gruppo che non ci sta a perdere ancora, reagisce, lotta con tutte le proprie forze. Forse neanche la Reggina s’aspettava una reazione così rabbiosa. E la parte più bella di una sfida vissuta senza grandi sussulti sta proprio nel finale quando il Napoli tenta il tutto per tutto e gli amaranto pure con quei palloni lanciati nell’area avversaria sperando in una deviazione fortuita che stava pure per arrivare nel recupero con quella volee di Stuani subentrato a Sestu.
Ma il risultato fotografa quasi fedelmente l’andamento della gara: prima parte a favore della squadra amaranto, pungente come sempre nelle sue controfughe con un Brienza ispirato e lucido ; secondo tempo a favore del Napoli, tecnicamente superiore e motivato quasi quanto l’avversario che è con l’acqua alla gola. Salgono in cattedra Lavezzi ed Hamsik. Non molla di un centimetro Blasi. Svetta su tutti i palloni alti Paolo Cannavaro in retrovia. E Donadoni annota. Questo Napoli c’è sul piano atletico ed agonistico. Lavorandoci meglio può limare certi difetti ancora evidenti, come la distribuzione del gioco nella zona centrale del campo, la fase difensiva ancora tremebonda, quella d’attacco ancora improvvisata.
La Reggina ci mette volontà e cuore finchè le gambe rispondono. Aggredisce i portatori di palla del Napoli con due-tre uomini per volta. Verticalizza all’istante come in occasione del gol: Lanzaro resiste ad una carica di Bogliacino serve Cozza che pesca Corradi tenuto in gioco da Aronica. E per Navarro c’è poco da fare. Ma nell’intervallo succede qualcosa nello spogliatoio del Napoli. Lavezzi e soci riprendono a giocare con un altro spirito finche non arriva il pari liberatorio.

 
NAVARRO 6
CANNAVARO 6.5
SANTACROCE 6
CONTINI 5.5
ARONICA 5.5
PAZIENZA 6
BLASI 6
BOGLIACINO 5 (33’st Montervino sv)
HAMSIK 6
ZALAYETA 5.5 (40’st Russotto sv)
LAVEZZI 6.5

Napoli – Milan 0-0

29ª GIORNATA

Bene la prima di Donadoni al San Paolo

Buon Milan nel primo tempo, ma grande Napoli nella ripresa

serieA
dom 22/03/09

NAPOLI

MILAN

stadio San Paolo
60000 spettatori
napoli milan  
arbitro De Marco – 5
guardalinee Grilli – Rosi
quarto uomo Ciampi

0

0

 
     
ammonizione Blasi  

NAPOLI (3-5-2): Navarro, Santacroce, P. Cannavaro, Contini, Grava, Pazienza, Blasi, Hamsik, Mannini, Zalayeta (47’st Bogliacino), Lavezzi.
Panchina: Bucci, Montervino, Datolo, Denis, Amodio, Russotto. All. Donadoni.
MILAN (4-3-1-2): Dida, Zambrotta, Maldini, Favalli (26’st Senderos), Jankulovski, Beckham, Pirlo, Flamini, Seedorf (12’st Kakà), F. Inzaghi (17’st Ronaldinho), Pato.
Panchina: Kalac, Antonini, Darmian, Shevchenko. All. Ancelotti.

Applausi sul Napoli. Bello e spigliato, con il passare dei minuti. Probabilmente De Laurentiis che ha anima e portafoglio nel cinema, avrà gridato come uno dei suoi registi: «Buona la prima». La Prima di Donadoni al San Paolo, vero battesimo del fuoco. Superato perché questa squadra di fronte al Milan, cioè all’ostacolo più alto, è apparsa rinata. Certo, Lavezzi e Hamsik, cioè i «due tenori» stanno ritrovando gli acuti, ma ieri sera sono stati gli operai come Blasi e Mannini a lavorare ai fianchi Pato e compagni sino a fiaccarli, nel fisico e nelle idee di gioco. Mannini ha dato corsa e profondità; Blasi ha interpretato il ruolo di schermo davanti alla difesa in maniera esemplare, catturando palloni, limitando al minimo le preoccupazioni dei tre difensori: il fatto che per squalifica non sarà disponibile contro la Samp, non può che preoccupare il tecnico. Prestazione di grande sacrificio di fronte a un Milan che ha cominciato bene ma si è spento con il trascorrere dei minuti, che si è aggrappato a Beckham l’unico che ci ha provato sino alla fine. Da un punto di vista fisico, i ragazzi di Donadoni sono apparsi in crescita e da quello dell’ordine in campo le cose sono migliorate anche rispetto a Reggio Calabria. La strada è lunga, mancano nove partite alla fine ma a Donadoni la società chiede di seminare per il presente ma soprattutto per il futuro. E i primi raccolti appaiono confortanti.
La sera degli esordi e dei ritorni. Un esordio così, nello stadio che ricorda quelle sfide degli anni Ottanta con lo scudetto in palio, persino a uno come Donadoni, compassato e freddo, deve essere apparso soltanto in sogno. Perché sì la Nazionale è la squadra di tutti gli italiani, ma l’affetto per un club e l’affetto dei napoletani per la propria squadra è cosa fuori dal comune. Il calcio è questione di cuore e non solo di ragione: belli e commoventi i «pensieri» esposti dalle due curve per riconoscere l’onore delle armi a Edy Reja. Se li merita, il tecnico friulano, perché nella rinascita di questa squadra un ruolo lo ha avuto, sicuramente positivo. Poi c’era l’altro «esordio», quello di Daniele Mannini, riabilitato dal Tas dopo una sentenza dai tratti sconcertanti: su questi schermi mancava dal 25 gennaio scorso.
Scelta non sorprendente, quella di Mannini: la sua corsa al Napoli in questi due mesi è mancata. Sicuramente meno sorprendente di quella di Grava inserito a destra. A sinistra Donadoni voleva mettere pressione su Zambrotta con un giocatore più predisposto alla fase offensiva; a destra voleva evitare di trovarsi in inferiorità numerica visto che è su quel fianco che il Milan appoggia gran parte del suo gioco, partendo di lì Pato e spesso spostandosi su quella fetta di campo anche Seedorf. Ai suoi Donadoni ha chiesto di restare corti, di pressare Pirlo con i due attaccanti, Zalayeta e Lavezzi e di attendere nella metà campo gli avversari tenendo dietro la linea della palla costantemente otto uomini (spesso nove con l’arretramento di Zalayeta).
Il Milan dei tre Palloni d’Oro (due sono anche entrati in campo) in panchina ha fatto inizialmente gioco, sfruttando i timori reverenziali (e i freni psicologici) di un Napoli in convalescenza. Pato ha regalato momenti di classe (comunque tenuti sotto controllo da Santacroce e Cannavaro) ma è stato il Napoli che nel finale del primo tempo, liberatosi un po’ dalle paure, ha creato le cose migliori compreso un gol di Hamsik ingiustamente annullato per fuorigioco (lo slovacco era tenuto in posizione legittima da Pirlo). Da quel momento in poi il Napoli è cresciuto e il Milan è scomparso, graziato da Zalayeta in due occasioni (clamoroso l’errore di mira al 18′ della ripresa, su assist di Hamsik). Nemmeno l’ingresso in campo di Kakà e Ronaldinho ha risvegliato i rossoneri, surclassati in mezzo al campo da uno splendido Blasi e da un maratoneta ritrovato come Mannini.

 
NAVARRO 6
CANNAVARO 6
SANTACROCE 6
CONTINI 6.5
GRAVA 6
PAZIENZA 6.5
BLASI 7
HAMSIK 6
MANNINI 7
ZALAYETA 5.5 (47’st Bogliacino sv)
LAVEZZI 6.5

Sampdoria – Napoli 2-2

30ª GIORNATA

Gli errori di Navarro spaventano Donadoni

Al 92’ Denis regala il pareggio a un Napoli coraggioso

serieA
dom 05/04/09

SAMPDORIA

NAPOLI

stadio Marassi
22000 spettatori
sampdoria napoli  
arbitro Tagliavento – 6
guardalinee Niccolai – Papi
quarto uomo Giannoccaro

2

2

 
     
gol 28’pt Palombo gol 44’pt Zalayeta  
gol 17’st Palombo gol 47’st Denis  
ammonizione Palombo ammonizione Amodio  
ammonizione Campagnaro ammonizione Santacroce  
ammonizione Rinaudo  
ammonizione Contini  

SAMPDORIA (3-5-2): Castellazzi, Campagnaro, Lucchini, Accardi (36’st Gastaldello), Raggi (14’st Padalino), Sammarco (30’st Del Vecchio), Palombo, D. Franceschini, Pieri, Pazzini, Cassano.
Panchina: Mirante, Ziegler, Dessena, Marilungo. All. Mazzarri.
NAPOLI (3-5-2): Navarro, Santacroce, Cannavaro (37’pt Rinaudo), Contini, Grava (36’st Denis), Pazienza, Amodio (27’st Bogliacino), Hamsik, Mannini, Zalayeta, Pià.
Panchina: Bucci, Montervino, Datolo, Russotto. All. Donadoni.

Aveva ragione Mazzarri a non fidarsi di un Napoli incerottato fino al collo, senza Lavezzi, Blasi, Gargano, Maggio, Aronica e Vitale. Non a caso, in avvio, il tecnico della Samp s’era rivolto a Raggi e non a Padalino, per presidiare la fascia destra ed impedire le incursioni di Mannini. E poi aveva chiesto a Sammarco di scivolare tra le linee ed a Cassano di agire più largo possibile nel tentativo di creare varchi utili per scardinare la difesa partenopea.
Aveva ragione Mazzarri perchè il Napoli di Donadoni, nonostante la marea di assenze, ha comunque un’anima e tanto cuore. Così con tre elementi che appartengono al nucleo storico del Napoli della C1, Amodio, Grava e Pià, e con altri ben motivati (Zalayeta e Pazienza su tutti), la formazione dell’ex ct della nazionale ha cominciato a rendere la vita difficile alla Sampdoria fin dalle battute iniziali: Cassano non riusciva a trovare spazio per le sue invenzioni e Pazzini non era capace di liberarsi dalla morsa di Cannavaro o Contini. Anzi era il Napoli che osava fino ad arrivare davanti a Castellazzi minacciosamente in un paio di occasioni.
La Samp ha sfruttato con Palombo un calcio da fermo approfittando di un’errata posizione tra i pali di Navarro. Ma il Napoli non si è arreso. Anzi ha cominciato a giocare con più rabbia, con umiltà, con coraggio pur avendo perso Cannavaro poco dopo la mezzora di gioco. Da un’altra palla inattiva è nato il pari: punizione calciata nel mucchio da Hamsik ed il testone di Zalayeta a schiacciare per il meritato pari.
Nella ripresa, Samp molto più determinata, con Padalino al posto di Raggi a destra e Cassano decisamente più incisivo sulla trequarti (per fermarlo Santacroce ha commesso il secondo fallo da ammonizione su cui Tagliavento ha sorvolato). Ancora una punizione dal limite e stavolta errore ancora più evidente del portiere del Napoli: Navarro si è lasciato letteralmente sorprendere dalla fucilata di Palombo, sempre lui. Gol del kappaò? Macchè. I partenopei non avevano alcuna intenzione di alzare bandiera bianca tanto che Grava tre minuti dopo lo svantaggio si vedeva negare da Castellazzi il gol del possibile due a due. A questo punto, Mazzarri ha calato sul tavolo i centimetri di Del Vecchio e i muscoli di Gastaldello. E Donadoni dopo aver temporeggiato un po’ ha inserito Bogliacino per Amodio e Denis per Grava passando al 3-4-3. Mossa indovinata perchè il Tanque in pochi minuti ha sfiorato prima il pari (Gastaldello si è sostituito a Castellazzi) e poi in pieno recupero la zampata del carrarmato per il terzo pari di fila della gestione Donadoni e per la felicità di De Laurentiis, ormai affezionato alla panchina. Era quello che finalmente si aspettava di vedere il presidente: un Napoli di grande carattere e coraggio.

 
NAVARRO 5
CANNAVARO 6 (37’pt Rinaudo 6)
SANTACROCE 5.5
CONTINI 6
GRAVA 6.5 (36’st Denis 7)
PAZIENZA 6.5
AMODIO 6 (27’st Bogliacino 6)
HAMSIK 6
MANNINI 5.5
ZALAYETA 6.5
PIA’ 6

Napoli – Atalanta 0-0

31ª GIORNATA

Il Napoli non segna più

Per Donadoni soltanto il quarto pareggio di fila

serieA
sab 11/04/09

NAPOLI

ATALANTA

stadio San Paolo
40000 spettatori
napoli atalanta  
arbitro Tommasi – 6
guardalinee Conca – Forconi
quarto uomo Celi

0

0

 
     
ammonizione Grava ammonizione Doni  

NAPOLI (3-5-2): Navarro, Santacroce, Rinaudo (38’st Montervino), Cannavaro, Grava, Pazienza, Blasi, Hamsik (10’st Dàtolo), Mannini, Lavezzi, Zalayeta (33’st Denis).
Panchina: Bucci, Bogliacino, Amodio, Pià. All. Donadoni.
ATALANTA (4-4-2): Consigli, Garics, Talamonti, Manfredini, Bellini, Valdes (20’st Defendi), Cigarini, Guarente, Padoin, Plasmati (20’st Doni), Floccari.
Panchina: Colombi, Pellegrino, Capelli, Parravicini, Zazza. All. Del Neri.

Si comincia con un rispettoso silenzio per le vittime del terremoto in Abruzzo; silenzio che si protrae per circa un quarto d’ora. Poi, si chiude sotto una bordata di fischi mentre qualcuno, accecato dall’ira per il quarto pareggio di fila, invoca addirittura il ritorno di Reja. Paradossi tutti partenopei. Ad ogni modo, non piace il Napoli targato Donadoni che fa una fatica immane a liberare un uomo al tiro; che produce un gioco offensivo scontato e scadente; che stenta ad imbastire una manovra d’attacco avvolgente ed efficace. Sembra persino che Hamsik e soci abbiano perso di reattività rispetto alle precedenti esibizioni. E si ha l’impressione che il Napoli si preoccupi più della fase difensiva anche quando si esibisce al San Paolo.
Neanche il ritorno di Lavezzi, fumoso più che mai, aiuta a procurare qualche brivido al giovane Consigli. Un paio di fiammate in avvio e poi il buio. E neanche i cambi effettuati da Donadoni sortiscono l’effetto sperato. Ad inizio di ripresa entra Dàtolo al posto di Hamsik, avulso dal gioco ed ignorato dai compagni ma il prodotto non cambia. Poi viene mandato in campo Denis ma stavolta al posto di Zalayeta e non di un difensore o di un esterno come forse sarebbe stato più opportuno e come, invece, risultò efficace nel finale con la Sampdoria con il tandem Panterone-Tanque.
Per l’Atalanta, che si presenta con Plasmati al fianco di Floccari, non è proprio un’impresa impedire al Napoli il sorpasso in classifica e strappare quel punticino che fa tanto morale. La formazione di Del Neri, disposta con il classico
4-4-2, chiude tutti gli spazi all’avversario, anzi in virtù di una maggiore organizzazione tattica riesce persino ad avere la meglio a centrocampo pur contando in teoria un uomo in meno. Anzi, Floccari e compagni provano ad insidiare la difesa avversaria ad ogni ripartenza. In definitiva, l’Atalanta copre bene tutti i settori del campo, sa sempre quello che deve fare mentre il Napoli improvvisa, sbuffa, lancia palloni in avanti sperando nello spunto di Lavezzi o nella sponda di Zalayeta. Poco, troppo poco per poter ritornare alla vittoria che manca ormai da tre lunghi mesi. Tocca a Donadoni provvedere a questa carenza offensiva diventata quasi cronica. Inventarsi soluzioni pur in mancanza di quell’elemento capace di distribuire il gioco, dettare il tempo, far girare la squadra. Con lui, il Napoli è pervenuto al gol soltanto in trasferta e sempre sulla spinta nervosa di uno svantaggio da recuperare. Ci vuole qualcosa più e vanno sfruttate meglio le caratteristiche di Hamsik, Lavezzi e lo stesso Mannini se si punta ad una vera svolta, altrimenti il Napoli è destinato a viaggiare fino al termine del campionato a passo di gambero, uno avanti e due indietro.

 
NAVARRO 6
CANNAVARO 6
SANTACROCE 6.5
RINAUDO 6 (38’st Montervino sv)
GRAVA 6
PAZIENZA 6
BLASI 6
HAMSIK 5 (10’st Datolo 5.5)
MANNINI 5.5
LAVEZZI 5.5
ZALAYETA 5.5 (33’st Denis sv)

Cagliari – Napoli 2-0

32ª GIORNATA

Un grande Cagliari fa piccolo il Napoli

Jeda-Lazzari gol firmano il primo ko di Donandoni

serieA
dom 19/04/09

CAGLIARI

NAPOLI

stadio Sant’Elia
13000 spettatori
cagliari napoli  
arbitro Celi – 5.5
guardalinee De Pinto – Stello­ne
quarto uomo Candussio

2

0

 
     
gol 5’pt Jeda ammonizione Cannavaro  
gol 47’st Lazzari ammonizione Blasi  

CAGLIARI (4-3-1-2): Marchetti, Matheu, Bianco, Astori, F. Pisano, Fini (29’st Biondini), Parola, Lazzari, Cossu, Jeda, Matri (36’st Acquafresca).
Panchina: Lupatelli, Di Laura, Sivakov, Mancosu, Ragatzu. All. Allegri.
NAPOLI (3-5-2): Bucci, Santa­croce, Cannavaro (39’st Denis), Contini, Mannini, Pazienza (15’st Datolo), Blasi, Hamsik, Vitale (29’st Russotto), Lavezzi, Zalayeta.
Panchina: Gianello, Bogliacino, Grava, Pià. All. Donadoni.

Diventa complicato anche per Donadoni: il Napoli incassa la prima sconfitta della sua gestione ma quello che preoccupa di più è l’involuzione del gioco, l’incapacità di offendere, la confusione mentale e tattica dei partenopei che solo nel finale riescono ad insidiare Marchetti con Lavezzi. E lo fanno quando Donadoni, preso dalla disperazione, schiera tutto il parco attaccanti a sua disposizione: Lavezzi, Zalayeta, Denis e Russotto insieme, oltre ad Hamsik e Dàtolo. Una batteria di fucilieri, un esercito di assaltatori che però finiscono con il pestarsi i piedi l’uno con l’altro ed andare a sbattere contro la difesa avversaria ormai chiusa a riccio.
Il Cagliari, seppur privo di sei pedine importanti (Canini, Lopez, Conti, Agostini, Acquafresca e Biondini), dimostra come si gioca quando si ha davanti un avversario più smaliziato e tecnicamente superiore: giocate di prima, verticalizzazioni costanti, ripiegamenti puntuali. Corsa ed umiltà. Abile Massimiliano Allegri nel trovare le contromisure allo scontato tre-cinque-due del Napoli: Matri e Jeda piuttosto larghi, Cossu in continuo appoggio ai due, Parola a fare da frangiflutti davanti alla difesa e sempre sei-sette uomini dietro la linea del pallone.
Dopo cinque minuti, il Cagliari è già davanti di un gol: da Cossu a Matri, da questi a Jeda che in tuffo fa secco l’incolpevole Bucci.
Donadoni ha troppi nodi da sciogliere per sperare in una reazione immediata: in campo c’è Hamsik (e non Dàtolo) che vaga alla ricerca di una posizione; sugli esterni, ci sono Mannini e Vitale che non riescono mai ad affondare; in avanti, infine, Lavezzi e Zalayeta sembrano due corpi estranei. Squadra lunga e senza idee. Soprattutto prevedibile nel suo giro-palla scontato e stantio.
Qualcosa cambia nella ripresa quando Dàtolo subentra a Pazienza. L’argentino mostra qualità tecniche e buon dinamismo anche se viene cercato poco dai compagni. Così dopo un salvataggio di Bucci su Matri in avvio di tempo, il Napoli impegna seriamente Marchetti con un tiro di Lavezzi (26′). Il portiere non si fa cogliere impreparato e devia in angolo. A questo punto Donadoni inserisce Russotto per Vitale e poco dopo anche Denis per Cannavaro. Diventa una giostra di attaccanti, saltano tutti gli equilibri tattici del Napoli ma non perde la calma il Cagliari che grazie a Marchetti difende a denti stretti la sua decima vittoria interna (tentativo ravvicinato prima di Lavezzi e poi di Denis in pieno recupero) e nel capovolgimento di fronte va persino a trovare il raddoppio con una fucilata di sinistro di Lazzari. E’ standing ovation per i giovanotti di Allegri, peraltro ampiamente meritata. Per il Napoli, invece, un kappaò che induce a tante riflessioni: con Donadoni va peggio di prima, il gioco è di nuovo involuto ed i giocatori non credono più in loro stessi.

 
BUCCI 6
CANNAVARO 6 (39’st Denis sv)
SANTACROCE 5.5
CONTINI 5.5
MANNINI 5
PAZIENZA 5 (15’st Datolo 5.5)
BLASI 6
HAMSIK 5
VITALE 5 (29’st Russotto sv)
LAVEZZI 6
ZALAYETA 5.5

Napoli – Inter 1-0

33ª GIORNATA

Entra Zalayeta e porta il Napoli in paradiso

Inter inconcludente e rinunciataria

serieA
dom 26/04/09

NAPOLI

INTER

stadio San Paolo
60000 spettatori
napoli inter  
arbitro Rosetti – 5.5
guardalinee Ghiandai – Gior­dano
quarto uomo Baracani

1

0

 
     
gol 28’st Zalayeta ammonizione Vieira  
ammonizione Amodio ammonizione Cruz  
ammonizione Lavezzi ammonizione Stankovic  
ammonizione Balotelli  

NAPOLI (3-5-2): Navaro, Santacroce, Contini, Aronica, Montervino, Blasi, Amodio (43’st Bogliacino), Hamsik, Mannini, Lavezzi (38’st Datolo), Denis (18’st Zalayeta).
Panchina: Bucci, Grava, Pazienza, Russotto. All. Donadoni
INTER (4-2-3-1): Julio Cesar, J. Zanetti, Cordoba, Samuel, Chivu (36’st Maxwell), Vieira (30’st Cruz), Cambiasso, Figo (25’st Mancini), Stankovic, Balotelli, Ibrahimovic.
Panchina: Toldo, Burdisso, Materazzi, Santon. All. Mourinho.

La zampata del Panterone e l’Inter cade restituendo qualche brivido a un campionato che sino a ieri mattina appariva chiuso. Ottimo Napoli, il più bello della gestione Donadoni, esaltato da un guizzo di Lavezzi e da una «stoccata» decisiva di Zalayeta. I nerazzurri sono stati inconcludenti, pericolosi solo sulle palle inattive che hanno esaltato Navarro. In questa serata napoletana si è smarrito Mourinho che ha concluso la partita con un 4-2-4 di brasiliana memoria con Cruz e Ibrahimovic attaccanti centrali e Mancini e Balotelli attaccanti laterali. Uno sfoggio di potenzialità offensive che non ha scalfito l’ordine tattico della squadra di Donadoni. Anzi il Napoli ha sfiorato il raddoppio più di quanto i nerazzurri non abbiamo sfiorato il pareggio.
Fondamentale, in questo successo, il ruolo giocato da Lavezzi che non aveva fatto sino a quel momento cose straordinarie però al 28′ della ripresa si è concesso uno dei suoi slalom liberando al tiro Zalayeta entrato in campo solo dieci minuti prima al posto di Denis: la conclusione non lasciava scampo a Julio Cesar che, infatti, rimaneva immobile al centro della porta. Si infiammava il San Paolo che liberava tutte le sue passioni e anche le sue rabbie per una stagione iniziata in maniera entusiasmante e diventata a partire dall’ 11 gennaio scorso (data dell’ultima vittoria sul Catania) deludente. Ma il Napoli forse non era la squadra da primato dell’inizio ma nemmeno quella balbettante degli ultimi mesi. Ieri sera si è avuta l’esatta dimensione di una squadra che ha ritrovato il successo dopo tre mesi e mezzo grazie al quarto gol di Zalayeta. Le qualità ci sono, vanno sviluppate, assecondate, moltiplicate attraverso una accorta campagna-acquisti.
L’Inter evidentemente ispira tanto il Napoli quanto Zalayeta che segnò anche lo scorso anno il gol della vittoria. Impeccabile la condotta della squadra di Donadoni: difensivamente attenta nel primo tempo, aggressiva e asfissiante nel pressing; più determinata nella ricerca della ripartenza nella ripresa quando il copione è stato svolto con maggiore brillantezza grazie all’ingresso sul terreno di gioco dell’attaccante uruguaiano. Obbligato dalle numerose assenze a reinventarsi la squadra, Donadoni ha puntato sul fisico. Si attendeva un’Inter sistemata con Figo, Stankovic e Balotelli alle spalle di Ibrahimovic, perciò a sorpresa ha piazzato Amodio (alla seconda partita in A) «schermo» davanti alla difesa per impedire gli inserimenti di Stankovic e raddoppiare e triplicare all’occorrenza su Figo e Balotelli a loro volta controllati dalle coppie Mannini-Aronica e Montervino-Santacroce. E’ evidente che quel che il Napoli guadagnava dal punto di vista della copertura degli spazi difensivi la perdeva da quella della costruzione offensiva.
Il disegno di Donadoni era completato dall’inserimento iniziale di Denis al posto di Zalayeta, cioè chili in più per non soccombere allo strapotere fisico dei nerazzurri. La responsabilità del guizzo risolutivo è stata scaricata sulle spalle di Lavezzi che, dopo alcuni tentativi falliti, lo ha trovato. Dal punto di vista dell’applicazione e dell’ordine il Napoli è stato encomiabile, come dimostrano le due sole occasioni lasciate all’Inter ( una conclusione di testa di Samuel dopo appena due minuti di gioco deviata in angolo da Navarro e un tiro di Balotelli a fil di traversa) nel primo tempo. La squadra nerazzurra, evidentemente lavorata ai fianchi, nella ripresa è apparsa ancora più spenta. Ibrahimovic solo in un caso (su punizione dalla distanza) ha cercato la porta (ottima la deviazione in angolo di Navarro). Era, però, il Napoli a mostrarsi più spigliato. Donadoni ha colto l’attimo: rinunciato alla forza fisica di Denis e puntato sulla maggiore qualità tecnica e il maggiore dinamismo di Zalayeta. Le scelte gli hanno dato ragione facendo rinascere il Napoli.

 
NAVARRO 7
SANTACROCE 7
CONTINI 7
ARONICA 7
MONTERVINO 7
BLASI 7
AMODIO 6.5 (43’st Bogliacino sv)
HAMSIK 6.5
MANNINI 7
LAVEZZI 7 (38’st Datolo sv)
DENIS 6 (18’st Zalayeta 6.5)

Siena – Napoli 2-1

34ª GIORNATA

Il guastatore Kharja scardina
l’assetto del Napoli e firma l’1-0

Con Datolo cambia la musica, ma è tardi

serieA
dom 03/05/09

SIENA

NAPOLI

stadio Artemio Franchi
10000 spettatori
siena napoli  
arbitro Ayroldi – 6
guardalinee Italiani – Ponziani
quarto uomo Tozzi

2

1

 
     
gol 11’pt Kharja gol 35’st Pià  
gol 25’pt Maccarone  
ammonizione Galloppa  

SIENA (4-3-1-2): Curci (33’st Manitta), Zuniga (41’st Brandao), Ficagna, Portanova, Del Grosso, Vergassola, Coppola, Galloppa, Kharja, Maccarone (13’st Ghezzal), Calaiò.
Panchina: Codrea, Frick, A. Rossi, Jarolim. All. Giampaolo.
NAPOLI (3-5-2): Navarro, Santacroce (32’st Aronica), Cannavaro, Contini, Montervino, Blasi, Amodio, Hamsik, Mannini (13’st Datolo), Zalayeta (13’st Denis), Pià.
Panchina: Bucci, Grava, Pazienza, Bogliacino. All. Donadoni.

La voglia del Siena di afferrare prima possibile la salvezza più gratificante della sua storia prevale sul desiderio del Napoli di chiudere il campionato a testa alta. Al resto pensa Giampaolo che opera quel minimo di turn over (Ficagna per Brandao, Coppola per Codrea, Maccarone per Ghezzal) da mandare all’aria il dispositivo tattico avversario, ormai fin troppo scontato e prevedibile. Corsa, raddoppi, verticalizzazioni, giocate di prima. I padroni di casa si difendono e ripartono a fisarmonica. Punzecchiano e si difendono con ordine. Gli innesti operati da Giampaolo trasmettono fosforo e idee ai toscani che inseguono una vittoria dal lontano 11 aprile (in casa del Bologna). A differenza dell’Inter battuta una domenica prima, il Siena si rivela avversario scorbutico e inafferrabile per il Napoli, già orfano di Lavezzi. E poi quel Kharja sistemato tra le linee a scompaginare un assetto che ormai tutti sanno e riescono a scardinare. E’ lui a creare i grattacapi maggiori in avvio. Ormai basta piazzare un elemento rapido e tecnico tra difesa e centrocampo per mandare in tilt il Napoli. Era successo a Cagliari con Cossu. Si è ripetuto ieri. Il “ giochino” non era riuscito all’Inter ma solo per mancanza di nerbo, di fame calcistica, di grinta. Kharja, invece, va persino a sbloccare il risultato con una volata di cinquanta metri: rimessa con le mani di Curci, Blasi lasciato sul posto, Amodio saltato come un birillo, e dal limite dell’area un siluro di sinistro che fulmina Navarro.
Il vantaggio non fa calare d’intensità gli assalti del Siena. Questo Napoli è fin troppo vulnerabile, molle, svagato, avranno pensato i giovanotti di Giampaolo. Troppo ghiotta l’occasione per arrivare ai quaranta punti. Così al 25′ da uno spunto di Zuniga sulla destra nasce il raddoppio con Maccarone che lascia Santacroce, evita gli interventi di Blasi e Montervino e va a centrare una rete che vale oro perchè lo porta anche in cima ai cannonieri della storia del Siena in serie A.
Nella ripresa, qualcosa cambia nel Napoli. E cambia quando subentra Datolo, stranamente lasciato ancora in panchina. I partenopei mostrano almeno un po’ di intraprendenza in più. E pur soffrendo con l’ingresso di Ghezzal in campo, riescono ad accorciare le distanze con Pià che devia con la nuca un calcio da fermo battuto dallo stesso Datolo. Ma il Napoli visto ieri è stato solo la brutta copia di quello ammirato con l’Inter. E ora anche Donadoni non sa più da dove ripartire per dare a questa squadra una fisionomia tattica meno scontata e un minimo di nerbo. Anche lui non riesce a spiegarsi certe prestazioni inguardabili.

 
NAVARRO 6.5
SANTACROCE 5.5 (32’st Aronica sv)
CONTINI 6.5
CANNAVARO 5.5
MONTERVINO 5.5
BLASI 5
AMODIO 5
HAMSIK 4.5
MANNINI 5 (13’st Datolo 6)
PIA’ 6
ZALAYETA 4.5 (13’st Denis 5)

Lecce – Napoli 1-1

35ª GIORNATA

Pià illude Donadoni Zanchetta pareggia con un rigore dubbio

Lecce, assedio finale ma Tiribocchi sciupa

serieA
dom 10/05/09

LECCE

NAPOLI

stadio Via del Mare
15000 spettatori
lecce napoli  
arbitro Pierpaoli – 5
guardalinee Liberti – Viazzi
quarto uomo Celi

1

1

 
     
gol 43’pt Zanchetta (r) gol 32’pt Pià  
ammonizione Esposito ammonizione Vitale  
ammonizione Zanchetta ammonizione Contini  

LECCE (4-4-2): Benussi, Polenghi (31’st Castillo), Fabiano, A. Esposito, Giuliatto, Munari, Edinho (4’st Konan), Zanchetta, Giacomazzi (42’st Caserta), Tiribocchi, Papadopoulos.
Panchina: Rosati, Ariatti, Vives, Schiavi. All. De Canio.
NAPOLI (3-5-2): Navarro, Can­navaro, Contini, Aronica, Mannini, Pazienza, Bogliacino, Dàtolo (33’st Russotto), Vitale (22’st Grava), Denis, Pià (27’st Hamsik).
Panchina: Gianello, Montervino, Blasi, Santacroce. All. Donadoni.

L’ultimo a lasciare il terreno di gioco è stato Simone Tiribocchi. Pochi secondi prima, in pieno recupero, aveva sciupato l’occasione di una vittoria mai così inseguita, rincorsa, sfiorata: palla respinta sulla traversa da Navarro, al ritorno in campo il bomber è sbilanciato e non riesce a spedire il pallone in porta. Disperazione, rabbia, sconforto. Tiribocchi, il cannoniere con otto reti, stavolta ha fatto cilecca. Ma Tiribocchi, così come tutti i suoi compagni, ce l’hanno messa tutta per mettere sotto un sorprendente Napoli ed alimentare il sogno salvezza. E De Canio le ha provato in tutte le maniere, passando da un modulo all’altro e chiudendo con quattro attaccanti insieme in campo: Konan, Papadopulos, Castillo, oltre a Tiribocchi. Niente da fare. Dall’altra parte c’era un Napoli quasi rivoltato da Donadoni rispetto a Siena, una squadra totalmente diversa nello spirito e nell’anima: Zalayeta in tribuna, Bogliacino regista, Vitale esterno sinistro e Denis al fianco di Pià. Un Napoli pronto a chiudere ogni varco in difesa ed a ripartire con l’inventiva (e la frenesia) di Jesus Dàtolo per la prima volta schierato dall’inizio da Donadoni. E poi, in campo un altro argentino disposto a volare da un palo all’altro pur di strozzare l’urlo in gol agli avversari, quel Nicolas Navarro sempre sotto esame, criticato, accusato di marachelle varie. Navarro ha cominciato a deviare un tiro di Papadopulos al 14′, a neutralizzare una girata di Tiribocchi (25′), finché in controfuga dopo un’azione di angolo, Jesus Datolo non s’è involato per 50 metri ed ha servito Pià per l’inatteso vantaggio partenopeo. Nell’occasione, il Lecce si è lasciato cogliere nettamente scoperto a centrocampo ed in difesa. E per un quarto d’ora ha tremato: Pià ha sfiorato il raddoppio sempre su imbeccata di Dàtolo (38′), poi ha mancato la deviazione Denis (39′). Ma il Lecce, che forse non s’aspettava un avversario così volitivo in assenza di obiettivi precisi, ha avuto la forza di riprendersi e ripartire all’attacco: azione confusa nell’area del Napoli, pallone che carambola su Cannavaro prima e Mannini poi, le braccia sono vicine ai corpi ma per l’arbitro è rigore. Dal dischetto, Zanchetta non poteva sbagliare e la partita si riapriva come d’incanto.
Nella ripresa, il Lecce ricominciava a testa bassa ed al 18′ su una fucilata di Papadopulos, Navarro respingeva miracolosamente tenendo i piedi al di là della linea: dentro? Fuori? Il dubbio rimaneva a tutti. Soprattutto a De Canio che aveva inserito Konan, Castillo, Caserta nella speranza di un miracolo in extremis, compiuto ancora da Navarro in pieno recupero ma non dai suoi, soprattutto da Tiribocchi che ha sciupato la palla gol più importante del campionato del Lecce.

 
NAVARRO 7
ARONICA 6
CONTINI 5.5
CANNAVARO 6
MANNINI 6
PAZIENZA 5.5
BOGLIACINO 5.5
DATOLO 6.5 (33’st Russotto sv)
VITALE 5.5 (22’st Grava 5.5)
PIA’ 6 (27’st Hamsik 5)
DENIS 5.5