Palazzo Buono o del Monte dei Poveri Vergognosi
Storia e architettura
Il Palazzo del Monte di Poveri Vergognosi si trova in via Toledo 341.
L’edificio, precedentemente di proprietà di Giovan Andrea de Curtis, venne acquistato nel 1614 dalla Congregazione de’ Nobili che fu utilizzato per la costituzione del Monte dei Poveri Vergognosi, ovvero un’istituzione in aiuto di tutti bisognosi che si vergognavano ad intraprendere la strada dell’elemosina. Inoltre, nel giardino antistante, i nuovi proprietari fecero erigere una chiesa dedicata alla Vergine Maria, affidando i lavori a Bartolomeo Picchiatti.
Successivamente, nel 1656, anno in cui la città era falcidiata dalla peste, il palazzo subì notevoli danni a causo dell’esplosione delle fognature. Infatti, al momento del disastro, su Napoli pioveva ininterrottamente da molte ore e moltissima acqua si era riversata nei condotti sotterranei che, purtroppo, in quel periodo venivano utilizzati per “smaltire” anche i cadaveri infetti che, ostruendo il passaggio, provocarono l’allagamento della zona che causò smottamenti alle fondamenta degli edifici circostanti e il crollo del palazzo del Monte dei Poveri Vergognosi.
Così, nello stesso secolo, Francesco Picchiatti, figlio dell’architetto ferrarese Bartolomeo, fu incaricato di ricostruirlo. Nel 1808, però, a causa della soppressione degli ordini e delle attività ad essi collegate, il Monte cessò di esistere e l’edificio venne destinato da Gioacchino Murat a sede della Borsa e del Tribunale del Commercio, mente la chiesa fu adibita a magazzino.
Successivamente, nel 1826, il palazzo fu messo in vendita e acquistato dai fratelli Buono che affidarono all’architetto Gaetano Genovese il restauro dell’edificio in chiave neoclassica. Nel 1921, dopo una parentesi in cui la struttura era dei fratelli Bocconi, la proprietà passò alla Rinascente che aprì la propria sede a Napoli. Durante la seconda Guerra Mondiale, il palazzo venne gravemente danneggiato dai bombardamenti e, alla fine del conflitto, fu necessaria un’altra ricostruzione che determinò l’attuale aspetto, con la facciata divisa in tre ordini, uno dorico, uno ionico e uno corinzio.
L’edificio, precedentemente di proprietà di Giovan Andrea de Curtis, venne acquistato nel 1614 dalla Congregazione de’ Nobili che fu utilizzato per la costituzione del Monte dei Poveri Vergognosi, ovvero un’istituzione in aiuto di tutti bisognosi che si vergognavano ad intraprendere la strada dell’elemosina. Inoltre, nel giardino antistante, i nuovi proprietari fecero erigere una chiesa dedicata alla Vergine Maria, affidando i lavori a Bartolomeo Picchiatti.
Successivamente, nel 1656, anno in cui la città era falcidiata dalla peste, il palazzo subì notevoli danni a causo dell’esplosione delle fognature. Infatti, al momento del disastro, su Napoli pioveva ininterrottamente da molte ore e moltissima acqua si era riversata nei condotti sotterranei che, purtroppo, in quel periodo venivano utilizzati per “smaltire” anche i cadaveri infetti che, ostruendo il passaggio, provocarono l’allagamento della zona che causò smottamenti alle fondamenta degli edifici circostanti e il crollo del palazzo del Monte dei Poveri Vergognosi.
Così, nello stesso secolo, Francesco Picchiatti, figlio dell’architetto ferrarese Bartolomeo, fu incaricato di ricostruirlo. Nel 1808, però, a causa della soppressione degli ordini e delle attività ad essi collegate, il Monte cessò di esistere e l’edificio venne destinato da Gioacchino Murat a sede della Borsa e del Tribunale del Commercio, mente la chiesa fu adibita a magazzino.
Successivamente, nel 1826, il palazzo fu messo in vendita e acquistato dai fratelli Buono che affidarono all’architetto Gaetano Genovese il restauro dell’edificio in chiave neoclassica. Nel 1921, dopo una parentesi in cui la struttura era dei fratelli Bocconi, la proprietà passò alla Rinascente che aprì la propria sede a Napoli. Durante la seconda Guerra Mondiale, il palazzo venne gravemente danneggiato dai bombardamenti e, alla fine del conflitto, fu necessaria un’altra ricostruzione che determinò l’attuale aspetto, con la facciata divisa in tre ordini, uno dorico, uno ionico e uno corinzio.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
Dove si trova - mappa