Chiesa di Sant’Eligio Maggiore

Storia e architettura
facciataLa chiesa
di Sant'Eligio si trova in Via Sant'Eligio.
La chiesa, in stile gotico, è la più antica dell’epoca angioina visto che venne costruita nel 1270 nell’attuale Piazza Sant’Egidio, accanto a Piazza Mercato. L’edificio di culto venne fondato per volere di tre francesi appartenenti alla corte di Carlo I d’Angiò, Giovanni Dottun, Guglielmo di Borgogna e Giovanni de Lions e inizialmente, la struttura, affiancata anche da un ospedale, venne dedicata ai santi Eligio, Dionisio e Martino. Nel XVI secolo il vicerè Don Pedro de Toledo ne fece un Educandato femminile che chiamò Conservatorio per le vergini, dove le ragazze venivano educate ed avviate all’attività infermieristica nell’ospedale. Al suo interno si trovano anche due chiostri, con pilastri di piperno, uno dei quali ornati da una fontana seicentesca. In seguito, durante il decennio francese, la struttura divenne una caserma, finchè nel 1815 l’intero complesso ritornò ad essere autonomo.
Dopo molti secoli l’edificio è stato riaperto al culto nonostante l’aspetto originario sia stato alterato dai rifacimenti avvenuti durante i secoli e dai danni occorsi durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'interno
interno sant'eligio maggioreL’ingresso alla chiesa si trova sul lato destro, attraverso un portale strombato in stile gotico francese, ricco di motivi naturistici tipici dell’arte transalpina di quel periodo. L’interno, dove si può notare la muratura in tufo giallo con strati di piperno grigio, presenta una pianta con tre navate, cappelle laterali e abside poligonale.
Nel 1490 Nicolò Tommaso Squillace realizzò il soffitto della chiesa, poi sostituita nel 1843 da quella dell’architetto Orazio Angelini. Nel 1505, invece, il luogo di culto venne dotato di un organo bianco, realizzato da Giovanni Donadio. Infine, il restauro avvenuto tra il 1836 e il 1843, servì a rimuovere gli stucchi dell’Angelini per recuperare il soffitto a capriate lignee del transetto e della navata centrale e quello costolonato delle navate laterali.
Tra le opere conservate nella chiesa, meritano menzione: un dipinto di Massimo Stanzione posto sull’altare del cappellone della crociera, che raffigura Sant’Eligio San Dionigi e San Martino, nel cappellone della crociera dell’epistola il Giudizio Universale, dipinto dal fiammingo Cornelius Smet che qualcuno sostiene sia stato anche ritoccato da Michelangelo, nella cappella di San Mauro una copia del dipinto di Francesco Solimena raffigurante Sant’Eligio in adorazione e una madonnina lignea databile intorno al XV secolo.
Infine, nella chiesa si trova il sepolcro dello scrittore Pietro Summonte, morto nel 1526, e un’antica cappella dei Macellai del Mercato di epoca rinascimentale attribuita a Tommaso Malvito.
La sala di Sant'Eligio
Nel 1787 l’ospedale venne restaurato dall’architetto Lorenzo Schioppa, mentre nella sala di Sant’Eligio, che veniva utilizzata dai reali in occasione delle feste popolari in Piazza Mercato, Angelo Mozzilo si preoccupò delle decorazioni con affreschi e tele raffiguranti Storie della Gerusalemme Liberata (1788). L’artista dipinse Giove con l’aquila apportatrice di fulmini, posizionato tra Mercurio e Giunone con ai piedi altre tre figure allegoriche, mentre dodici putti circondano la scena separandola dal resto dell’opera. Ai quattro angoli della sala, il Mozzillo dipinse Nettuno su un delfino, Eolo sulle nuvole con Zefiro, Pane e altri satiri e Vulcano nella sua fucina con i ciclopi. Negli spazi tra i quattro angoli, invece, troviamo Cibele sopra le nuvole circondate da putti, Giano con Marte e Bellona, Venere sopra le nuvole con Amore e alcuni putti e Cerere con Proserpina. Di fronte all’entrata dipinse scene di iconografia cristiana raffiguranti l’Angelo Gabriele che chiede a Goffredo di porre fine alle ostilità, l’elezione di Goffredo a capo supremo delle forze cristiane, Erminia nella capanna dei pastori, Goffredo che viene medicato, Armida e Goffredo che riceve gli ambasciatori di Aladino.
L'arco di Sant'Eligio
arco di sant'eligioFuori dalla chiesa è possibile ammirare l’arco quattrocentesco che collega il campanile con un edificio adiacente la struttura. Sul primo dei due piani e presente un orologio e, sotto la sua cornice, sono scolpite due teste che, secondo una leggenda del Cinquecento, apparterrebbero alle figure di Irene Malerbi e del duca Antonello Caracciolo. Quest’ultimo, non riuscendo a conquistare il cuore della ragazza, fece arrestare il padre per poterla ricattare ed ottenere la sua mano in cambio della liberazione del genitore. La famiglia, però, si ribellò e chiese giustizia al sovrano Ferdinando d’Aragona che condannò il duca a sposare forzatamente la giovane Irene per fornire la dote e, poi, lo fece decapitare.
Dove si trova - mappa
Foto
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Alcune foto sono tratte da:
Wikipedia

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