Cappella Sansevero
Cristo Velato - Giuseppe Sanmartino
L’opera più celebre della Cappella Sansevero è sicuramente il Cristo Velato, capolavoro della scultura mondiale, posto al centro della navata. Fu realizzato da Giuseppe Sanmartino nel 1753, anche se l’intenzione di Raimondo Di Sangro era quella di affidare il progetto ad Antonio Corradini, già autore della “Pudicizia”. Ma il Corradini riuscì solo a realizzare un bozzetto in terracotta (conservato al Museo di San Maritino) prima che, nel 1752, fu sorpreso dalla morte. Così, il principe fu costretto ad affidarsi al talento del giovane artista napoletano Giuseppe Sanmartino al quale commissionò la scultura. Il Sanmartino ripartì con un nuovo progetto, senza tener conto delle bozze e dei canoni del Corradini, donando alla figura del Cristo Morto e al velo un realismo e una drammaticità impressionante. Al di sotto del lenzuolo, in trasparenza, è possibile vedere nitidamente la sofferenza del volto di Gesù, ma anche fini dettagli come i buchi dei chiodi su mani e piedi e la ferita al costato. Adagiati ai piedi, invece, il Sanmartino ha voluto scolpire nel marmo anche la corona di spine, i chiodi e le tenaglie, simboli utilizzati dall’artista per sottolineare le sofferenze della Passione.
Che la statua fosse un capolavoro era noto già nel XVIII secolo, visto che già allora erano numerose le persone che si recavano a Napoli per ammirarla. Tra i più famosi è da ricordare sicuramente Antonio Canova che, dopo aver tentato invano di acquistarla, dichiarò che avrebbe volentieri barattato dieci anni di vita pur di essere ricordato come l’autore di una scultura tanto meravigliosa.
Anche questa statua, soprattutto a causa dell’aura di misterioso alchimista e audace inventore che ha contraddistinto Raimondo Di Sangro anche quando era in vita, è legata ad una leggenda, per la quale si vorrebbe che il velo adagiato sul Cristo fosse in realtà una stoffa vera “marmorizzata” successivamente dal principe con un processo chimico di sua creazione. Ma un documento dell’epoca dimostra che il principe commissionò al Sanmartino anche la realizzazione del velo, da ricavare, con tutta la scultura da un unico blocco di marmo. Probabilmente, la leggenda è stata alimentata nel tempo anche dalla perfezione e dal realismo con cui lo scultore napoletano ha ritratto il Cristo, un’opera che agli occhi dei primi osservatori (ma anche di quelli moderni) pareva così bella da non poter essere stata realizzata se non con qualche magia.
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Dopo la pietà per me è la seconda opera quando l’ho vista nel 1994 mi è subito piaciuta peccato che è poco conosciuta