Castel Capuano
La sua costruzione, voluta dal re di Sicilia Guglielmo I il Normanno a difesa di Porta Capuana (da cui deriva la sua denominazione), cominciò nella prima metà del XII secolo, data che lo rende il secondo castello più antico della città dopo Castel dell’Ovo. I lavori furono affidati all’architetto Buono che terminò l’opera nel 1160.
Nacque per rispondere alle esigenze della dinastia normanna che voleva sia un presidio militare che una residenza reale, ma, già nel 1231, Federico II decise di apportare delle modifiche, affidando probabilmente i lavori all’architetto Giovanni Pisano, per rendere la parte dedicata agli appartamenti più accogliente e meno austera, lasciando comunque intatte le fortificazioni di cui era stata dotata la struttura. Nell’occasione, infatti, vennero aperte delle finestre sulla facciata principale.
Successivamente, quando con l’avvento degli angioini, iniziò la costruzione di Castel Nuovo (tra il 1279 e il 1282) che divenne la nuova fortezza e la nuova residenza dei reali, Castel Capuano fu utilizzato con meno frequenza, anche se continuava ad ospitare alcuni membri della famiglia reale, funzionari, ospiti (come Francesco Petrarca nel 1370), o grandi eventi come il matrimonio di Carlo di Durazzo. L’edificio subì altri restauri durante il regno di Giovanna I (Giovanna D’Angiò, sovrana tra il 1343 e il 1382), resisi necessari a causa del saccheggio operato da Luigi I d’Ungheria, intenzionato a vendicare l’omicidio del fratello, marito della sovrana, sospettando che la stessa regina ne fosse la mandante. Successivamente, il figlio di Carlo di Durazzo, Ladislao il Magnanimo, lo scelse come residenza, ma con l’avvento degli aragonesi fu relegato ad un ruolo marginale. Nonostante questo, durante il regno di Alfonso V d’Aragona , alcune sale interne vennero affrescate dal pittore catalano Jaime Baco e, poi, verso la fine del XV secolo, da Colantonio Perrino.
Con l’annessione ufficiale del Regno di Napoli alla Spagna, le cose cambiarono. Infatti, il vicerè Don Pedro de Toledo, regnante tra il 1532 e il 1553, decise di trasformare il castello in palazzo di giustizia, concentrandovi tutte le corti di giustizia sparse in varie sedi cittadine: Il Tribunale della Zecca, la Regia Camera della Sommaria, il Sacro Regio Collegio e la Gran Corte Civile e Criminale della Vicaria. Per adeguare l’edificio alla nuova destinazione d’uso, alcuni lavori di trasformazione furono affidati agli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa che modificarono gli interni ed eliminarono tutte le strutture militari, mentre i sotterranei furono adibiti a prigioni con annesse camere di tortura. Nel 1752, furono eseguiti altri affreschi, ma tra il 1857 e il 1858, un nuovo restauro apportò significative modifiche alla struttura, cancellando del tutto l’aspetto originario: la facciata principale venne modificata, le arcate al piano terra furono eliminate, così come i balconi, trasformati in semplici finestre, e fu costruito un marciapiede lungo tre lati del castello. Dopo l’unità d’Italia, infine, sulla facciata fu affisso lo stemma di Casa Savoia. Durante i lavori, inoltre, fu scoperta una vasta necropoli, rivelatasi poi la più estesa ed importante della città, in cui sono stati ritrovati resti di epoca greca e romana.
Salone della Corte d’Appello
Al suo interno sono presenti affreschi di vari artisti, tra cui Antonio Cacciapuoto, realizzati alla fine del XVIII secolo che rappresentano le allegorie delle province appartenenti al regno, quella dei Marsi, dei Picentini, degli Irpini, la Lucania, il Brutium Citerus e il Brutium Ulterius.
Sala dei busti
Deve il suo nome alla presenza dei busti in marmo degli avvocati più famosi del foro, dove un tempo si tenevano le udienze pubbliche della Camera della Sommaria. Così come per il Salone della Corte d’Appello, gli affreschi, raffiguranti figure femminili, sono la rappresentazione delle province del regno. Il soffitto, invece, fu affrescato da Biagio Molinari di Trani che, in tre dipinti, celebra la forza ed il trionfo della Giustizia.
Cappella della Sommaria
In origine, la Regia Camera della Sommaria era una sala all’interno di Castel Capuano adibita a Tribunale dei conti e del fisco, così chiamata perché nel XVI secolo i “sommarii” erano i periti contabili di corte. Nel 1548, don Pedro de Toledo, decise di far edificare la Cappella della Sommaria, ad uso soprattutto dei magistrati e dei carcerati che si trovavano all’interno del castello.
L’interno presenta una pianta quadrata ed è interamente affrescata da dipinti del pittore spagnolo Pedro Rubiales, discepole della scuola di Giorgio Vasari. Tra le tante opere spiccano Scene del Nuovo Testamento e la Deposizione.
Biblioteca
La sale che oggi ospita la biblioteca era, durante il regno Angioino, la sede del Gran Consiglio e, successivamente, della Gran Corte criminale con i Borboni. In essa, infatti, furono processati anche i rivoluzionari che parteciparono alla rivolta contro Ferdinando II nel 1848.
La biblioteca, invece, fu inaugurata il 10 luglio 1896 e, tra i circa 80’000 volumi che custodisce, ci sono anche rarissimi libri datati tra il XVI e il XVII secolo che formano il cosiddetto “Fondo Antico”.