Basilica della Santissima Annunziata Maggiore – Interno
Storia e descrizione
L’interno, il cui ingresso è anticipato da un vestibolo, presenta un’unica navata con sei cappelle laterali ed è considerato una delle migliori creazioni dell’architetto Luigi Vanvitelli, soprattutto per la presenza delle 44 colonne corinzie che separano le cappelle laterali dalla navata principale. Questa soluzione architettonica richiama ciò che lo stesso Vanvitelli ha realizzato nella Cappella Palatina della Reggia di Caserta. L’ingresso e le cappelle sono sovrastate da un ampio matroneo.
La basilica presenta anche una maestosa cupola, opera di Domenico Fontana che, appoggiata su uno spesso tamburo, arriva fino a 67 metri di altezza. Qui, nei peducci, sono rappresentati i quattro Profeti, affrescati nel 1781 da Fedele Fischetti, dei quali, dopo il bombardamento del 1943, rimane solo Isaia.
Tra le cappelle laterali, la più importante è la cappella Carafa in cui sono conservati monumenti funebri del XVI secolo e decorazioni in marmi commessi di Jacopo Lazzari e Giovanni Antonio Gallucci realizzati tra il 1623 e il 1626.
L’abside, affiancato da due grandi organi, presenta un coro ligneo e altari barocchi arricchiti dalla presenza di tele Settecentesche raffiguranti la Strage degli Innocenti, a destra, e il Martirio di Santa Barbara, a sinistra, entrambe di Francesco De Mura che le realizzò nel 1761.
L’altare maggiore, in marmo e lapislazzuli, è sorretto da quattro putti realizzati da Giuseppe Picano. Al centro del pavimento, un’epigrafe ricorda la Regina Giovanna d’Angiò Durazzo, morta nel 1435 e qui seppellita per sua volontà. Alle spalle dell’altare maggiore, due coppie di colonne corinzie sorreggono una trabeazione sul cui timpano lo scultore Gaetano Salomone collocò nel XVIII secolo alcuni angeli che reggono una raggiera dorata con al centro la scritta AVE GRATIA PLENA, mentre ai lati siedono la Dede e la Castità. Il tutto incornicia il grande dipinto raffigurante l’Annunciazione, anche questo opera di Francesco De Mura e coeva agli altri suoi lavori. Ai lati dell’abside, invece, sono collocati a sinistra un dipinto raffiugrante Sant’Antonio Abate, realizzato ne 1781 dal poco noto Vincenzo Lambiase, e, a destra, una Pietà, copia seicentesca di un dipinto realizzato nel 1634 da Jusepe de Ribera per il convento agostiniano di Salamanca.
Sul fondo troviamo la Cappella del Tesoro, accessibile attraverso un portale disegnato dallo scultore e architetto fiorentino Giovanni Antonio Dosio. All’interno, sulla volta e sulle pareti, troviamo affreschi di Belisario Corenzio, Avanzino Nucci e Vincenzo De Pino. A destra è posto anche il monumento funebre del marchese Alfredo Sanchez, opera di Michelangelo Naccherino che lo realizzò tra il 1588 e 1589.
La sagrestia, invece, ha il pavimento in maiolica ed è decorata con affreschi di Belisario Corenzio del 1605 che rappresentano alcune storie del Vecchio Testamento. Gli arredi in legno sono opera di Salvatore Caccavello e Gerolamo D’Auria (1577-1578) e presentano bassorilievi con Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e statuine di santi e profeti. Sempre di Girolamo d’Auria è l’Annunciazione su di un lavabo custodito in un locale adiacente, realizzato su disegno di Giovan Bernardo Lama nel 1577. Su di esso anche il bassorilievo di Salvatore Caccavello con l’Eterno Padre Benedicente.
Le nicchie poste nel transetto custodiscono statue in stucco realizzate nel 1787 sotto la direzione di Giuseppe Sanmartino. Di quest’ultimo sono la Meditazione e la Sapienza, poste al di sotto dell’arcone che collega la navata alla crociera, e la Preghiera e la Santità, collocate in corrsipondenza dell’arco che uniasca la crociera all’abside. Nella crociera, sulla parete di sinistra, sono di Angelo Viva le stature della Sobrietà e della Modestia, mentre a destra sono collocate quelle realizzate da Giuseppe Picano raffiguranti la Pazienza e la Perseveranza.
Tra le altre opere, ricordiamo la tavola con la Deposizione di Pietro Neuroni nella prima cappella a sinistra; nella seconda, invece, l’Annunciazione di Giacinto Diano, realizzata nel 1782; infine, nella terza cappella la Natività di Francesco Narice del 1775.
La basilica presenta anche una maestosa cupola, opera di Domenico Fontana che, appoggiata su uno spesso tamburo, arriva fino a 67 metri di altezza. Qui, nei peducci, sono rappresentati i quattro Profeti, affrescati nel 1781 da Fedele Fischetti, dei quali, dopo il bombardamento del 1943, rimane solo Isaia.
Tra le cappelle laterali, la più importante è la cappella Carafa in cui sono conservati monumenti funebri del XVI secolo e decorazioni in marmi commessi di Jacopo Lazzari e Giovanni Antonio Gallucci realizzati tra il 1623 e il 1626.
L’abside, affiancato da due grandi organi, presenta un coro ligneo e altari barocchi arricchiti dalla presenza di tele Settecentesche raffiguranti la Strage degli Innocenti, a destra, e il Martirio di Santa Barbara, a sinistra, entrambe di Francesco De Mura che le realizzò nel 1761.
L’altare maggiore, in marmo e lapislazzuli, è sorretto da quattro putti realizzati da Giuseppe Picano. Al centro del pavimento, un’epigrafe ricorda la Regina Giovanna d’Angiò Durazzo, morta nel 1435 e qui seppellita per sua volontà. Alle spalle dell’altare maggiore, due coppie di colonne corinzie sorreggono una trabeazione sul cui timpano lo scultore Gaetano Salomone collocò nel XVIII secolo alcuni angeli che reggono una raggiera dorata con al centro la scritta AVE GRATIA PLENA, mentre ai lati siedono la Dede e la Castità. Il tutto incornicia il grande dipinto raffigurante l’Annunciazione, anche questo opera di Francesco De Mura e coeva agli altri suoi lavori. Ai lati dell’abside, invece, sono collocati a sinistra un dipinto raffiugrante Sant’Antonio Abate, realizzato ne 1781 dal poco noto Vincenzo Lambiase, e, a destra, una Pietà, copia seicentesca di un dipinto realizzato nel 1634 da Jusepe de Ribera per il convento agostiniano di Salamanca.
Sul fondo troviamo la Cappella del Tesoro, accessibile attraverso un portale disegnato dallo scultore e architetto fiorentino Giovanni Antonio Dosio. All’interno, sulla volta e sulle pareti, troviamo affreschi di Belisario Corenzio, Avanzino Nucci e Vincenzo De Pino. A destra è posto anche il monumento funebre del marchese Alfredo Sanchez, opera di Michelangelo Naccherino che lo realizzò tra il 1588 e 1589.
La sagrestia, invece, ha il pavimento in maiolica ed è decorata con affreschi di Belisario Corenzio del 1605 che rappresentano alcune storie del Vecchio Testamento. Gli arredi in legno sono opera di Salvatore Caccavello e Gerolamo D’Auria (1577-1578) e presentano bassorilievi con Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e statuine di santi e profeti. Sempre di Girolamo d’Auria è l’Annunciazione su di un lavabo custodito in un locale adiacente, realizzato su disegno di Giovan Bernardo Lama nel 1577. Su di esso anche il bassorilievo di Salvatore Caccavello con l’Eterno Padre Benedicente.
Le nicchie poste nel transetto custodiscono statue in stucco realizzate nel 1787 sotto la direzione di Giuseppe Sanmartino. Di quest’ultimo sono la Meditazione e la Sapienza, poste al di sotto dell’arcone che collega la navata alla crociera, e la Preghiera e la Santità, collocate in corrsipondenza dell’arco che uniasca la crociera all’abside. Nella crociera, sulla parete di sinistra, sono di Angelo Viva le stature della Sobrietà e della Modestia, mentre a destra sono collocate quelle realizzate da Giuseppe Picano raffiguranti la Pazienza e la Perseveranza.
Tra le altre opere, ricordiamo la tavola con la Deposizione di Pietro Neuroni nella prima cappella a sinistra; nella seconda, invece, l’Annunciazione di Giacinto Diano, realizzata nel 1782; infine, nella terza cappella la Natività di Francesco Narice del 1775.
Il succorpo
Durante
i lavori di ricostruzione, l’architetto Vanvitelli realizzò una chiesetta
sotterranea in corrispondenza della cupola, in modo da consentire le
celebrazioni mentre la basilica non poteva essere ancora utilizzabile. Questo
ambiente, accessibile dal cortile, presenta una pianta circolare a volta
ribassata con sei nicchie nelle quali Vanvitelli ripose le sculture recuperato
dopo l’incendio. Inoltre, otto coppie di colonne tuscaniche, disegnano un altro
cerchio interno ad evocare l’atrio ottagonale della Reggia di Caserta, sempre
opera dello stesso architetto. L’altare maggiore conserva una Madonna con
Bambino di Domenico Cagini su uno sfondo stuccato da Giuseppe Sanmartino. Dello
stesso Sanmartino è la statua di San Lazzaro del 1764, mentre è di Cosimo
Fanzago la cornice di una lapide di un monaco, datata 1667. Sugli altari
laterali, invece, troviamo Sant’Antonio Abate, Santa Lucia e San Michele, opere
di Francesco Pagano del 1763, e il Battesimo di Gesù, realizzato da Andrea
Ferrucci nel 1507.
i lavori di ricostruzione, l’architetto Vanvitelli realizzò una chiesetta
sotterranea in corrispondenza della cupola, in modo da consentire le
celebrazioni mentre la basilica non poteva essere ancora utilizzabile. Questo
ambiente, accessibile dal cortile, presenta una pianta circolare a volta
ribassata con sei nicchie nelle quali Vanvitelli ripose le sculture recuperato
dopo l’incendio. Inoltre, otto coppie di colonne tuscaniche, disegnano un altro
cerchio interno ad evocare l’atrio ottagonale della Reggia di Caserta, sempre
opera dello stesso architetto. L’altare maggiore conserva una Madonna con
Bambino di Domenico Cagini su uno sfondo stuccato da Giuseppe Sanmartino. Dello
stesso Sanmartino è la statua di San Lazzaro del 1764, mentre è di Cosimo
Fanzago la cornice di una lapide di un monaco, datata 1667. Sugli altari
laterali, invece, troviamo Sant’Antonio Abate, Santa Lucia e San Michele, opere
di Francesco Pagano del 1763, e il Battesimo di Gesù, realizzato da Andrea
Ferrucci nel 1507.
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