Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore – Interno
Storia e descrizione
La
chiesa presenta un’ampia navata centrale su cui affacciano varie cappelle
intercomunicanti. Il soffitto, ricostruito in epoca moderna, è a cassettoni e
sostituisce quello precedente del Seicento andato distrutto durante la seconda
guerra Mondiale.
Sulla parete destra, troviamo il pulpito dal quale Masaniello parlò alla folla,
poche ore prima di essere assassinato nei corridoi del convento.
Sotto l’arco del transetto, che conserva la volta trecentesca a costoni, è posto
il grande tabernacolo nel quale è conservato il crocifisso di legno scampato al
bombardamento che colpì l’edificio durante l’assedio di Alfonso d’Aragona. Il
proiettile che in quell’occasione colpì la chiesa è conservato nel museo della
Basilica. Nelle cappelle sono custodite due tele attribuite a Francesco
Solimena: l’Assunta (1708), a destra, e la Vergine e San Giovanni, a sinistra.
Nel presbiterio, invece, troviamo quattro nicchie che contengono urne di
alabastro, mentre dietro l’altare maggiore è posta la tavola raffigurante la
Madonna Bruna in un’edicola del XVI secolo.
La sagrestia, infine, presenta affreschi di Filippo Falciatore, raffiguranti il
Sacrificio di Elia ed Eliseo durante la fame di Samaria, e sei dipinti ovali con
Santi carmelitani. Presso l’altare, invece, i Santi Carlo e Amalia, a ricordare
la figura dei due sovrani Borboni.
chiesa presenta un’ampia navata centrale su cui affacciano varie cappelle
intercomunicanti. Il soffitto, ricostruito in epoca moderna, è a cassettoni e
sostituisce quello precedente del Seicento andato distrutto durante la seconda
guerra Mondiale.
Sulla parete destra, troviamo il pulpito dal quale Masaniello parlò alla folla,
poche ore prima di essere assassinato nei corridoi del convento.
Sotto l’arco del transetto, che conserva la volta trecentesca a costoni, è posto
il grande tabernacolo nel quale è conservato il crocifisso di legno scampato al
bombardamento che colpì l’edificio durante l’assedio di Alfonso d’Aragona. Il
proiettile che in quell’occasione colpì la chiesa è conservato nel museo della
Basilica. Nelle cappelle sono custodite due tele attribuite a Francesco
Solimena: l’Assunta (1708), a destra, e la Vergine e San Giovanni, a sinistra.
Nel presbiterio, invece, troviamo quattro nicchie che contengono urne di
alabastro, mentre dietro l’altare maggiore è posta la tavola raffigurante la
Madonna Bruna in un’edicola del XVI secolo.
La sagrestia, infine, presenta affreschi di Filippo Falciatore, raffiguranti il
Sacrificio di Elia ed Eliseo durante la fame di Samaria, e sei dipinti ovali con
Santi carmelitani. Presso l’altare, invece, i Santi Carlo e Amalia, a ricordare
la figura dei due sovrani Borboni.
Le cappelle di destra
Nella prima cappella, troviamo un dipinto raffigurante Nicola di Bari risalente
al 1600, opera di scuola napoletana. Nella seconda, invece, troviamo un opera di
Mattia Preti del 1684, con la Vergine che consegna lo scapolare a San Simone
Stock. Nella terza cappella è conservata una statua lignea della Madonna del
Colera, chiamata così perché venne portata in processione per la città durante
l’epidemia del 1884. Nella quarta cappella troviamo un altro dipinto, Opera di
Giovanni Sarnelli, con la Vergine e il Beato Franco Carmelitano. Nella quinta
cappella è conservato il cenotafio di Carlo Danza, opera del 1762 di Matteo
Bottiglieri e la Madonna delle Grazie di Vincenzo Forlì. Nell’ultima cappella,
la sesta, troviamo dei Santi Carmelitani, opera di Giovanni Sarnelli.
al 1600, opera di scuola napoletana. Nella seconda, invece, troviamo un opera di
Mattia Preti del 1684, con la Vergine che consegna lo scapolare a San Simone
Stock. Nella terza cappella è conservata una statua lignea della Madonna del
Colera, chiamata così perché venne portata in processione per la città durante
l’epidemia del 1884. Nella quarta cappella troviamo un altro dipinto, Opera di
Giovanni Sarnelli, con la Vergine e il Beato Franco Carmelitano. Nella quinta
cappella è conservato il cenotafio di Carlo Danza, opera del 1762 di Matteo
Bottiglieri e la Madonna delle Grazie di Vincenzo Forlì. Nell’ultima cappella,
la sesta, troviamo dei Santi Carmelitani, opera di Giovanni Sarnelli.
Le cappelle di sinistra
Nella prima cappella, troviamo il dipinto raffigurante la Trinità e San Gennaro,
opera del 1734 di Paolo De Maio. Nella seconda la Madonna con alcune Sante di
Andrea D’Aste. Nella terza cappella, un altro dipinto raffigurante la Messa di
San Giorgio, opera del 1744 di Giovanni Sarnelli. Subito dopo, prima della
cappella successiva, troviamo il monumento funebre dedicato a Corradino di
Svevia, donato nel 1847 da Massimiliano di Baviera, progettato da Bertel
Thorwaldsen e scolpito da Pietro Schoepf. Nella quinta cappella è conservato un
dipinto di Francesco De Mura del 1775 con i Santi Carmelitani Angelo e Pier
Tommaso; infine, nella sesta cappella, si trova il dipinto di Francesco Solimena
del 1696 raffigurante i Profeti Elia e Eliseo.
opera del 1734 di Paolo De Maio. Nella seconda la Madonna con alcune Sante di
Andrea D’Aste. Nella terza cappella, un altro dipinto raffigurante la Messa di
San Giorgio, opera del 1744 di Giovanni Sarnelli. Subito dopo, prima della
cappella successiva, troviamo il monumento funebre dedicato a Corradino di
Svevia, donato nel 1847 da Massimiliano di Baviera, progettato da Bertel
Thorwaldsen e scolpito da Pietro Schoepf. Nella quinta cappella è conservato un
dipinto di Francesco De Mura del 1775 con i Santi Carmelitani Angelo e Pier
Tommaso; infine, nella sesta cappella, si trova il dipinto di Francesco Solimena
del 1696 raffigurante i Profeti Elia e Eliseo.
L'organo
Sulla
porta d’ingresso si trova l’organo, costruito nel 1907 e commissionato dal
rettore di allora, il carmelitano P. Elia Alleva. Il progetto fu affidato al
sacerdote Eduardo Bottigliero e la realizzazione alla ditta di Francesco Mascia
di Napoli. L’inaugurazione avvenne il 14 luglio, con un concerto tenuto in
presenza di appassionati e fedeli.
Lo strumento è famoso perché, oltre ad essere il più grande della città
all’interno di una chiesa, fu utilizzato tra il 1938 e il 1942 per realizzare,
grazie all’organista Eduardo Bottigliero e al maestro Franco Michele Napolitano,
trasmissioni radiofoniche che, ogni domenica, diffondevano in Italia la musica
d’organo per conto della EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, l’attuale
RAI).
porta d’ingresso si trova l’organo, costruito nel 1907 e commissionato dal
rettore di allora, il carmelitano P. Elia Alleva. Il progetto fu affidato al
sacerdote Eduardo Bottigliero e la realizzazione alla ditta di Francesco Mascia
di Napoli. L’inaugurazione avvenne il 14 luglio, con un concerto tenuto in
presenza di appassionati e fedeli.
Lo strumento è famoso perché, oltre ad essere il più grande della città
all’interno di una chiesa, fu utilizzato tra il 1938 e il 1942 per realizzare,
grazie all’organista Eduardo Bottigliero e al maestro Franco Michele Napolitano,
trasmissioni radiofoniche che, ogni domenica, diffondevano in Italia la musica
d’organo per conto della EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, l’attuale
RAI).
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