Monastero di Santa Chiara
Storia e descrizione
Insieme alla chiesa, vennero edificati anche un monastero e un convento, il primo pronto per ospitare l’ordine delle Clarisse e il secondo per alcuni frati Francescani. Infatti, sia Roberto d’Angiò che sua moglie erano molto legati a entrambi gli ordini, visto che durante l’infanzia erano stati educati da frati. La regina Sancia, inoltre, si prodigò per l’inserimento delle Clarisse, delle quali decise regole e requisiti relativi alla loro selezione. Inoltre, la regina aveva ricevuto l’autorizzazione del Papa per tenere nel suo seguito alcune suore.
Tra gli ambienti più importanti del monastero troviamo la Sala di Maria Cristina, il Refettorio, la Sala delle Cappe, la biblioteca, in cui troviamo alcuni dipinti con scene di vita monastica e La crocefissione, opera di Gennaro Pierro che la realizzò tra il 1769 e il 1773, e la Sala Capitolare in cui è conservato un affresco raffigurante il Cristo in Trono affiancato dalla Vergine, San Giovanni e Santa Chiara con quattro santi francescani tra i quali si riconosce Ludovico di Tolosa, fratello del re di Napoli, la regina Sancia, la principessa Giovanna e, probabilmente, Andrea d’Ingheria (figlio secondo genito di Carlo d’Angiò e promosso sposo della principessa Giovanna).
Tra gli ambienti più importanti del monastero troviamo la Sala di Maria Cristina, il Refettorio, la Sala delle Cappe, la biblioteca, in cui troviamo alcuni dipinti con scene di vita monastica e La crocefissione, opera di Gennaro Pierro che la realizzò tra il 1769 e il 1773, e la Sala Capitolare in cui è conservato un affresco raffigurante il Cristo in Trono affiancato dalla Vergine, San Giovanni e Santa Chiara con quattro santi francescani tra i quali si riconosce Ludovico di Tolosa, fratello del re di Napoli, la regina Sancia, la principessa Giovanna e, probabilmente, Andrea d’Ingheria (figlio secondo genito di Carlo d’Angiò e promosso sposo della principessa Giovanna).
Sala Maria Cristina
Su lato est del convento si accede, dopo aver attraversato l’Atrium, alla Sala Maria Cristiana, così nominata dal 1936, annon in cui, per celebrare il primo centenario dalla morte della regina sepolta nella basilica, vi fu allestita una mostra dei suoi cimeli. Qui troviamo due affreschi trecenteschi raffiguranti entrambil La Crocifissione: uno di questi è attribuito ad un pittore fiorentino denominato “il Parente di Giotto”, mentre l’altro, che oltre a Maria e a San Giovanni aggiunge ai piedi della croce anche San Francesco e Santa Chiara, è opera di un altro allievo molto vicino alla bottega di Giotto. In passato la sala veniva utilizzata come ambiente di lavoro per le clarisse, per poi essere destinata al culto tra il 1943 e il 1953, anni in cui la Basilica di Santa Chiara era inagibile.
Refettorio
Nel lato sud del Chiostro Maiolicato troviamo il Refettorio, utilizzato un tempo dalle monache coriste e modificato più volte durante i secoli. Il risultato è una vasta sala con pavimento in marmo bianco, interrotto centralmente da una fontana, anch’essa di marmo, e scandita in lunghezza da panche lignee del XVIII secolo. La volta presenta un affresco raffigurante San Pasquale Baylon e Santa Chiara che adorano il Sacramento, opera del 1910 attribuita ad un certo professor Maestoso. Gli affreschi delle pareti, invece, sono di epoca più antica: qui si alternano decorazioni raffiguranti vasi di fiori, realizzati intorno alla metà del Settecento dal pittore Filippo Galletti, e figure di Angeli e di Santi dell’Ordine Minoritico, attribuite a Pietro Bardellino. In fondo alla sala, all’interno di due nicchie, troviamo San Francesco e Santa Chiara, mentre al centro della parete troviamo la rappresentazione della Crocifissione.
Sala delle Cappe
Nell’ala sud del Chiostro Maiolicato, tra il Refettorio e il Chiostro di San Francesco, si accede alla Sala delle Cappe, o anche Sala delle Antiche Cucine, caratterizzata dalla presenza di due grandi cappe fumarie che aveva spinto a credere che il avesse ospitato in tempi antichi le cucine del convento. Invece, durante i restauri successivi alla Seconda Guerra Mondiale, si scoprì che le cappe sono successivi alla settecentesca volta del refettori e che, quindi, con tutta probabilità il locale veniva utilizzato dalle monache per riunirsi e scaldarsi durante l’inverno.
L’ambiente è suddiviso in due parti da tre archi in tufo, due ribassati e uno a tutto sesto, sorretti da due colonne in pieperno. All’ingresso è posto un grande Crocifisso ligneo.
L’ambiente è suddiviso in due parti da tre archi in tufo, due ribassati e uno a tutto sesto, sorretti da due colonne in pieperno. All’ingresso è posto un grande Crocifisso ligneo.
Sala del Crocifisso
La Sala del Crocifisso è un ambiente rettangolare restaurato dopo la Seconda Guerra Mondiale, intervento che lo ha privato della doppia fila di pilastri rettangolari che suddividevano lo spazio. L’intergno è oggi caratterizzato da un affresco trecentesco raffigurante il Crocifisso.
Foto
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Le foto sono tratte da: MuseoDiSantaChiara.com
Le foto sono tratte da: MuseoDiSantaChiara.com
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