Duomo di Napoli – Facciata
Storia e descrizione
Il
duomo di Napoli ha subito numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli a causa
dei numerosi terremoti, ma la parte che ha subito più cambiamenti è stata
proprio la facciata.
Molto probabilmente infatti, l’originaria facciata trecentesca fu
irreparabilmente danneggiata già a causa del terremoto del 1349. Al cataclisma
sfuggirono solo alcune decorazioni come i leoni stilofori del portale maggiore e
la Madonna con Bambino nella lunetta centrale, scultura in marmo opera del
Senese Tino da Camaino.
La parte inferiore fu completata durante il regno di Ladislao di Durazzo, per
volere del Cardinale Enrico Minutolo e di Papa Bonifacio IX, suo cugino, come
testimoniato dalle armi di famiglia scolpite nel marmo. Alla facciata lavorò
Antonio Baboccio da Piperno fino al 1407. A lui si devono le parti che
completano il portale maggiore: la cuspide, gli angeli in rilievo, le figure di
San Pietro e San Gennaro con il Cardinale Minutolo e il clipeo superiore
raffigurante l’incoronazione della Madonna.
La parte superiore, invece, rimase incompleta a causa della morte sia dei
committenti, sia dello stesso Baboccio. Inoltre, fu ulteriormente danneggiata
dal terremoto del 1456 e rimase senza decorazioni per moltissimo tempo. Un primo
inizio di abbellimento fu commissionato nel 1788 dal Cardinale Giuseppe Capece
Zurlo all’architetto Tommaso Senese, ma prevedeva soltanto la costruzione di
cornicioni che richiamassero stilisticamente il gotico della parte bassa della
facciata.
Ci volle ancora molto tempo prima di riprendere i lavori, cioè fino al 1876,
quando il Cardinale Sisto Riario Sforza incaricò Enrico Alvino di proseguire
l’opera. In questa occasione fu posta la prima pietra, benedetta
dall’arcivescovo il 7 luglio 1877, data ricordata in un’epigrafe, danneggiata il
4 agosto 1943 da un bombardamento alleato. Il progetto di Alvino prevedeva la
costruzione di cuspidi edicole e cuspidi in stile neo gotico, ma, a causa della
sua improvvisa morte, non riuscì a completare il retro della facciata nella sua
parte più alta.
In seguito, la struttura fu completata da Giuseppe Pisanti che, pur apportando
lievi modifiche al progetto originario, riuscì a completarla in tempo per
festeggiare il XV centenario del martirio di San Gennaro (anche se ancora priva
delle guglie laterali e di altre decorazioni) e fu benedetta dal Cardinale
Giuseppe Prisco il 18 giugno 1905.
La facciata che si può ammirare oggi è larga 46,5 metri e larga 50 m; è dotata
di tre portali, uno principale e due laterali.
Quello di sinistra presenta sulla cuspide San Giovanni IV lo Scriba, nelle
edicole sculture di Domenico Jollo che raffigurano i vescovi S. Pomponio e S.
Nostriano. Nel medaglione si trova il busto del Salvatore, in ricordo della
basilica della Stefania a cui era dedicata. Nella lunetta, invece, si trova una
statua, probabilmente scolpita da Antonio Baboccio, dedicata alla figura di
Sant’Atanasio. La porta di destra viene aperta soltanto in casi eccezionali: le
festività legate a San Gennaro, l’ingresso ad una funzione religiosa da parte di
un membro della famiglia reale regnante e il matrimonio di un Capece Minutolo.
Nel torrione di sinistra, sulla bifora si trovano angeli di Salvatore Irdi ai
lati della cuspide, mentre nel tondo vi è un busto di Michele Busciolani
raffigurante Santa Restituta. Sul fianco, Tommaso Solari eseguì il bassorilievo
dell’imperatore Costantino I che fece costruire la prima cattedrale di Napoli,
Santa Restituta.
Nel torrione di destra, invece, troviamo angeli con i simboli di San Gennaro
Scolpiti da Stanislao Lista, mentre nel tondo si trova il busto di San Gennaro
di Antonio Busciolano. Sul fianco, un altro bassorilievo di Tommaso Solari
raffigurante il vescovo Stefano I, fondatore della seconda cattedrale di Napoli.
duomo di Napoli ha subito numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli a causa
dei numerosi terremoti, ma la parte che ha subito più cambiamenti è stata
proprio la facciata.
Molto probabilmente infatti, l’originaria facciata trecentesca fu
irreparabilmente danneggiata già a causa del terremoto del 1349. Al cataclisma
sfuggirono solo alcune decorazioni come i leoni stilofori del portale maggiore e
la Madonna con Bambino nella lunetta centrale, scultura in marmo opera del
Senese Tino da Camaino.
La parte inferiore fu completata durante il regno di Ladislao di Durazzo, per
volere del Cardinale Enrico Minutolo e di Papa Bonifacio IX, suo cugino, come
testimoniato dalle armi di famiglia scolpite nel marmo. Alla facciata lavorò
Antonio Baboccio da Piperno fino al 1407. A lui si devono le parti che
completano il portale maggiore: la cuspide, gli angeli in rilievo, le figure di
San Pietro e San Gennaro con il Cardinale Minutolo e il clipeo superiore
raffigurante l’incoronazione della Madonna.
La parte superiore, invece, rimase incompleta a causa della morte sia dei
committenti, sia dello stesso Baboccio. Inoltre, fu ulteriormente danneggiata
dal terremoto del 1456 e rimase senza decorazioni per moltissimo tempo. Un primo
inizio di abbellimento fu commissionato nel 1788 dal Cardinale Giuseppe Capece
Zurlo all’architetto Tommaso Senese, ma prevedeva soltanto la costruzione di
cornicioni che richiamassero stilisticamente il gotico della parte bassa della
facciata.
Ci volle ancora molto tempo prima di riprendere i lavori, cioè fino al 1876,
quando il Cardinale Sisto Riario Sforza incaricò Enrico Alvino di proseguire
l’opera. In questa occasione fu posta la prima pietra, benedetta
dall’arcivescovo il 7 luglio 1877, data ricordata in un’epigrafe, danneggiata il
4 agosto 1943 da un bombardamento alleato. Il progetto di Alvino prevedeva la
costruzione di cuspidi edicole e cuspidi in stile neo gotico, ma, a causa della
sua improvvisa morte, non riuscì a completare il retro della facciata nella sua
parte più alta.
In seguito, la struttura fu completata da Giuseppe Pisanti che, pur apportando
lievi modifiche al progetto originario, riuscì a completarla in tempo per
festeggiare il XV centenario del martirio di San Gennaro (anche se ancora priva
delle guglie laterali e di altre decorazioni) e fu benedetta dal Cardinale
Giuseppe Prisco il 18 giugno 1905.
La facciata che si può ammirare oggi è larga 46,5 metri e larga 50 m; è dotata
di tre portali, uno principale e due laterali.
Quello di sinistra presenta sulla cuspide San Giovanni IV lo Scriba, nelle
edicole sculture di Domenico Jollo che raffigurano i vescovi S. Pomponio e S.
Nostriano. Nel medaglione si trova il busto del Salvatore, in ricordo della
basilica della Stefania a cui era dedicata. Nella lunetta, invece, si trova una
statua, probabilmente scolpita da Antonio Baboccio, dedicata alla figura di
Sant’Atanasio. La porta di destra viene aperta soltanto in casi eccezionali: le
festività legate a San Gennaro, l’ingresso ad una funzione religiosa da parte di
un membro della famiglia reale regnante e il matrimonio di un Capece Minutolo.
Nel torrione di sinistra, sulla bifora si trovano angeli di Salvatore Irdi ai
lati della cuspide, mentre nel tondo vi è un busto di Michele Busciolani
raffigurante Santa Restituta. Sul fianco, Tommaso Solari eseguì il bassorilievo
dell’imperatore Costantino I che fece costruire la prima cattedrale di Napoli,
Santa Restituta.
Nel torrione di destra, invece, troviamo angeli con i simboli di San Gennaro
Scolpiti da Stanislao Lista, mentre nel tondo si trova il busto di San Gennaro
di Antonio Busciolano. Sul fianco, un altro bassorilievo di Tommaso Solari
raffigurante il vescovo Stefano I, fondatore della seconda cattedrale di Napoli.
<< Storia e foto | Interno >> |