Basilica Minore Pontificia di San Gennaro ad Antignano
Storia e architettura

La chiesa sorge nei pressi del luogo in cui, nel 315, si verificò per la prima volta il miracolo dello scioglimento del Sangue di San Gennaro. Qui, in passato, già esisteva una cappella memoriale dedicata al santo napoletano, fondata nel medioevo insieme ad un’altra dedicata a San Pietro. Entrambe furono abbattute tra il 1885 e il 1887, nonostante avessero un grande valore storico e religioso. Così, per rimediare, si decise di costruire una basilica.
La costruzione del nuovo edificio cominciò il 27 dicembre 1904, su progetto dell’ing. Giulio Pisanti, che si avvalse della collaborazione dell’ing Silvio Castrucci, il quale diresse anche i lavori. Al loro posto, dal 1919, subentrò poi l’ing. Gaetano Cappa. Venne inaugurata già l’anno successivo, ma fu aperta al culto solo la cripta visto che, a causa di problemi finanziari, il cantiere precedeva a rilento. Questo non impedì a Papa Pio IX di innalzarla a Basilica Minore nello stesso anno e, poi, dichiararla “Pontificia” nel 1912. Nonostante mancassero ancora delle parti, la basilica fu aperta al culto nel 1932 ed elevata a parrocchia nel 1956 dall’arcivescovo di Napoli cardinale Marcello Mimmi. I lavori furono definitivamente completati nel 1968.
Facciata
La chiesa, realizzata in stile eclettico, presenta una facciata con tre portali in bronzo. Sotto l’architrave dell’ingresso principale, si trova un bassorilievo in marmo bianco raffigurante il busto orante di San Gennaro, inscritto a sua volta in un medaglione affiancato da due angeli che porgono il vangelo su cui sono appoggiate, su quello di sinistra, le ampolle con il sangue del santo e, su quello di destra, un ramo di palma. Sulle testate della gradinata d’accesso, invece, sono scolpiti dei bassorilievi con lo stemma pontificio, caratterizzato da chiavi incrociate sormontate dal triregno.
Come per l’interno, anche nel prospetto si sfrutta il contrasto cromatico tra i vari materiali utilizzati per creare un effetto policromo. In questo caso si alternano zone in “in opus vittatum” (con tufo giallo e laterizi rossi) e opus reticulatum (con mattoni gialli e neri), in omaggio all’architettura romana. Al di sotto del cornicione furono realizzati cinque bassorilievi quadrati raffiuuranti i simboli di Gesù e degli Evangelisti: un umo alato con il Vangelo aperto (San Matteo), un leone alato con il Vangelo aperto (San Marco), una croce inscritta in una corona di alloro (Gesù), un bue alato con il Vangelo aperto (San Luca) e un aquila (San Giovanni).
Come per l’interno, anche nel prospetto si sfrutta il contrasto cromatico tra i vari materiali utilizzati per creare un effetto policromo. In questo caso si alternano zone in “in opus vittatum” (con tufo giallo e laterizi rossi) e opus reticulatum (con mattoni gialli e neri), in omaggio all’architettura romana. Al di sotto del cornicione furono realizzati cinque bassorilievi quadrati raffiuuranti i simboli di Gesù e degli Evangelisti: un umo alato con il Vangelo aperto (San Matteo), un leone alato con il Vangelo aperto (San Marco), una croce inscritta in una corona di alloro (Gesù), un bue alato con il Vangelo aperto (San Luca) e un aquila (San Giovanni).
Interno
La basilica presenta una pianta a croce latina con tre navate, delle quali quella centrale è la più grande, separata dalle altre da 12 colonne in granito grigio con capitelli corinzi in marmo bianco. Il soffitto è a capriate in legno. Internamente, sopra i portale di sinistra e di destra, sono collocati due tele raffiguranti rispettivamente San Pietro e San Paolo.
Nella cappella absidale della navata sinistra è conservata la tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, opera ottocentesca di Raffaele Spanò.
Nella navata destra, all’altezza della seconda colonna, c’è un quadro su tela raffigurante la Madonna del Rosario di Pompei con san Domenico e santa Caterina. Sulla parete tra la terza e la quinta colonna, invece, è posto un bassorilievo rettangolare in marmo bianco raffigurante la Traslazione del Corpo di San Gennaro, opera del 1936 di Vincenzo Meconio.
L’altare maggiore, posto in corrispondenza della cupola e costruito su modello di quello della Basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma, è in marmo bianco, sormontato da un ciborio con volta a vela sorretta da quattro colonne. I bassorilievi decorativi e l’altare stesso sono opera di Michele Parlati. Alle spalle dell’altare maggiore, nel catino absidale, è collocato un mosaico policromo raffigurante san Gennaro orante, realizzato negli anni ’60 del Novecento della scuola dello Studio del Mosaico Vaticano diretta dal professor Giovanni Bencivenga, sul modello delle pitture delle catacombe di San Gennaro a Napoli.
Nel transetto sinistro c’è un quadro su tela raffigurante sant’Alfonso Maria de’ Liguori, mentre sulla parete di fondo è posta la statua lignea policroma raffigurante San Gennaro benedicente, opera di Gaetano Chiaromonte. Nel transetto destro, invece, è collocata una tela raffigurante il Sogno di San Giuseppe.
Nell’anticamera della sagrestia sono conservate due tele raffiguranti sono due quadri a tela, raffiguranti uno la Madonna del Rosario di Pompei con san Domenico e santa Caterina, e l’altro la Madonna con Bambino e rose, opera del 1937 di Rosina Cuoco.
Nella cappella absidale della navata sinistra è conservata la tela raffigurante la Madonna del Buon Consiglio, opera ottocentesca di Raffaele Spanò.
Nella navata destra, all’altezza della seconda colonna, c’è un quadro su tela raffigurante la Madonna del Rosario di Pompei con san Domenico e santa Caterina. Sulla parete tra la terza e la quinta colonna, invece, è posto un bassorilievo rettangolare in marmo bianco raffigurante la Traslazione del Corpo di San Gennaro, opera del 1936 di Vincenzo Meconio.
L’altare maggiore, posto in corrispondenza della cupola e costruito su modello di quello della Basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma, è in marmo bianco, sormontato da un ciborio con volta a vela sorretta da quattro colonne. I bassorilievi decorativi e l’altare stesso sono opera di Michele Parlati. Alle spalle dell’altare maggiore, nel catino absidale, è collocato un mosaico policromo raffigurante san Gennaro orante, realizzato negli anni ’60 del Novecento della scuola dello Studio del Mosaico Vaticano diretta dal professor Giovanni Bencivenga, sul modello delle pitture delle catacombe di San Gennaro a Napoli.
Nel transetto sinistro c’è un quadro su tela raffigurante sant’Alfonso Maria de’ Liguori, mentre sulla parete di fondo è posta la statua lignea policroma raffigurante San Gennaro benedicente, opera di Gaetano Chiaromonte. Nel transetto destro, invece, è collocata una tela raffigurante il Sogno di San Giuseppe.
Nell’anticamera della sagrestia sono conservate due tele raffiguranti sono due quadri a tela, raffiguranti uno la Madonna del Rosario di Pompei con san Domenico e santa Caterina, e l’altro la Madonna con Bambino e rose, opera del 1937 di Rosina Cuoco.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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Bellissima …invita a raccogliersi in preghiera