Basilica di San Giovanni Maggiore
Storia e architettura
La Basilica di San Giovanni Maggiore si trova in Largo San Giovanni Maggiore.
La fondazione della basilica, che prese il posto di un tempio pagano dedicato ad Antinoo, è da collocare intorno al 324, come suggerito da un’iscrizione rinvenuta su un architrave. Un’ampia ricostruzione venne effettuata nel tra il 550 e il 560 per volere del vescovo di Napoli Vincenzo, mentre altre trasformazioni vennero ultimate sia nel 1685, quando l’abate Giovanni Paolo Ginetti, affidò i lavori a Dionisio Lazzari. Inoltre, altri interventi si resero necessari successivamente a causa di terremoti nel 1732 e nel 1805; a causa di un ulteriore crollo, infine, altri restauri vennero realizzati tra il 1872 e il 1787.
Nell’abside vennero custodite numerose reliquie che, secondo la tradizione, erano state portate a Napoli dall’imperatore Costantino: il Legno della Croce, una spina della Corona di Cristo e la spugna con cui gli fu dato da bere, un osso della gamba di San Filippo Apostolo, una parte della testa di San Mattia Apostolo, una costola e un dente di San Giovanni Battista, un occhio di Santa Lucia, le ossa di San Lorenzo Martire, di Santa Elisabetta, di San Leone Papa e di San Sabino, il sangue di San Zaccaria e di Sant’Isaia Profeta, le reliquie di San Simone, di San Giovanni I, di Santa Cosma, di San Damiano, di sant’Antonio Abate, di San Bonifacio, di San Cristoforo, di Santa Vincenza Donati, di San Zenone Martire, di San Pancrazio Martire e di San Festo, una delle pietre con cui fu lapidato Santo Stefano, il forno e le redini di San Giorgio, un velo di Santa Margherita e un dente di San fortunato Martire.
Purtroppo, durante i secoli, l’edificio è stato teatro di molti furti che hanno ridotto il patrimonio artistico in essa conservato.
La fondazione della basilica, che prese il posto di un tempio pagano dedicato ad Antinoo, è da collocare intorno al 324, come suggerito da un’iscrizione rinvenuta su un architrave. Un’ampia ricostruzione venne effettuata nel tra il 550 e il 560 per volere del vescovo di Napoli Vincenzo, mentre altre trasformazioni vennero ultimate sia nel 1685, quando l’abate Giovanni Paolo Ginetti, affidò i lavori a Dionisio Lazzari. Inoltre, altri interventi si resero necessari successivamente a causa di terremoti nel 1732 e nel 1805; a causa di un ulteriore crollo, infine, altri restauri vennero realizzati tra il 1872 e il 1787.
Nell’abside vennero custodite numerose reliquie che, secondo la tradizione, erano state portate a Napoli dall’imperatore Costantino: il Legno della Croce, una spina della Corona di Cristo e la spugna con cui gli fu dato da bere, un osso della gamba di San Filippo Apostolo, una parte della testa di San Mattia Apostolo, una costola e un dente di San Giovanni Battista, un occhio di Santa Lucia, le ossa di San Lorenzo Martire, di Santa Elisabetta, di San Leone Papa e di San Sabino, il sangue di San Zaccaria e di Sant’Isaia Profeta, le reliquie di San Simone, di San Giovanni I, di Santa Cosma, di San Damiano, di sant’Antonio Abate, di San Bonifacio, di San Cristoforo, di Santa Vincenza Donati, di San Zenone Martire, di San Pancrazio Martire e di San Festo, una delle pietre con cui fu lapidato Santo Stefano, il forno e le redini di San Giorgio, un velo di Santa Margherita e un dente di San fortunato Martire.
Purtroppo, durante i secoli, l’edificio è stato teatro di molti furti che hanno ridotto il patrimonio artistico in essa conservato.
Interno
L’interno è costituito da una navata principale e due laterali, su cui affacciano nove cappelle. Il transetto, a cui corrispondono anche due cappelle più grandi, precede l’abside di forma semicircolare in cui è ancora visibile l’originaria struttura paleocristiana, con quattro arcate che insistono su alcuni pilastri. Al centro troviamo l’altare maggiore, progettato da Domenico Antonio Vaccaro e costruito nel 1743, con ai lati due colonne corinzie romane risalenti al VI secolo.
Sulla controfacciata è posto un dipinto di Giuseppe De Vivo del 1730, in cui è raffigurata la predica di San Giovanni Battista ai discepoli. Accanto all’ingresso principale, si apre un’edicola con un Crocifisso dipinto su legno nel 1768. Nel transetto sinistro, troviamo il Cappellone del Crocifisso in cui sono poste delle statue di Lorenzo Vaccaro raffiguranti Costantino e Sant’Elena (fine XVII secolo). Nella terza cappella a sinistra troviamo il Battesimo di Gesù tra San Francesco di Paola e San Giacomo della Marca e la Crocifissione, scultura marmorea attribuita a Giovanni da Nola. Tra le opere pittoriche rimaste, spicca la Resurrezione di Lazzaro, realizzata da Giuseppe Simonelli.
Sulla controfacciata è posto un dipinto di Giuseppe De Vivo del 1730, in cui è raffigurata la predica di San Giovanni Battista ai discepoli. Accanto all’ingresso principale, si apre un’edicola con un Crocifisso dipinto su legno nel 1768. Nel transetto sinistro, troviamo il Cappellone del Crocifisso in cui sono poste delle statue di Lorenzo Vaccaro raffiguranti Costantino e Sant’Elena (fine XVII secolo). Nella terza cappella a sinistra troviamo il Battesimo di Gesù tra San Francesco di Paola e San Giacomo della Marca e la Crocifissione, scultura marmorea attribuita a Giovanni da Nola. Tra le opere pittoriche rimaste, spicca la Resurrezione di Lazzaro, realizzata da Giuseppe Simonelli.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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