Chiesa dell’Arciconfraternita Estaurita del Santissimo Sacramento
Storia e descrizione
La Chiesa dell’Arciconfraternita Estaurita del Santissimo Sacramento si trova in Piazza Giovanni Bernardino Tafuri.
Nel 1609 fu costruito un piccolo oratorio dedicato al Santissimo Sacramento, proprio di fronte alla Chiesa del Santissimo Salvatore, controllata dall’omonima congregazione, fondata qualche anno prima. Il nome “Estaurita”, che la congrega si guadagnò qualche anno dopo, indica un sistema amministrativo di tipo laico-ecclesiastico, con la capacità amministrarsi autonomamente tramite l’elezione periodica di un piccolo “governo”. Nel 1751 la confraternita fu chiusa da re Ferdinando IV, per poi essere rifondata nel 1777 con nuove regole che, questa volta, ottennero l’approvazione del sovrano.
Nel 1950 l’arciconfraternita finanziò la costruzione di una cappella funeraria nel cimitero di Miano, terminata nel 1957, in cui furono seppelliti molti dei suoi membri e cittadini del quartiere di Piscinola. Nel 1977 questa cappella e la Chiesa del Santissimo Sacramento furono restaurate ed ampliate.
I membri dell’Arciconfraternita sono detti “paputi” a causa dell’abito utilizzato nelle manifestazioni religiosi pubbliche. Questo è costituito da un saio bianco, con una mantellina rosso-porpora ricamata in oro, laccio e collare rosso, con pendente in argento e con un vistoso cappuccio bianco, dal quale si possono intravedere solo gli occhi.
L’edificio di culto ha una facciata divisa su due ordini, con lesene e timpano in stucco risalenti al XVIII secolo. L’ingresso è sormontato da un altorilievo, sempre della stessa epoca, raffigurante una Pietà, mentre, più in alto, si trova un orologio in bronzo.
L’interno della chiesa si presenta con un’unica navata e custodisce affreschi del XVIII secolo, rimaneggiati nel Novecento. Anche le decorazioni in stucco bianco sono della stessa epoca, mentre il soffitto crollò dopo il terremoto del 1980. Sull’altare maggiore, opera del XVIII secolo in marmi policromi, è collocata una tela del Settecento con la Madonna che ha la visione di Cristo risorto e, in basso, dei membri della congregazione. Di interesse storico è anche l’orfano ligneo del XVIII secolo, vicino al quale si trova anche un antico quadretto, realizzato in olio su rame, raffigurante due Angeli che adorano l’Eucarestia.
Nella sacrestia sono conservate le antiche campane in bronzo, datate 1520 e 1874, che un tempo si trovavano nel campanile, eliminato prima della Seconda Guerra Mondiale. Qui si trovano anche degli arredi del ‘700, un’acquasantiera in marmo dello stesso periodo e gli antichi vestiti dei membri dell’Arciconfraternita.
Nel 1609 fu costruito un piccolo oratorio dedicato al Santissimo Sacramento, proprio di fronte alla Chiesa del Santissimo Salvatore, controllata dall’omonima congregazione, fondata qualche anno prima. Il nome “Estaurita”, che la congrega si guadagnò qualche anno dopo, indica un sistema amministrativo di tipo laico-ecclesiastico, con la capacità amministrarsi autonomamente tramite l’elezione periodica di un piccolo “governo”. Nel 1751 la confraternita fu chiusa da re Ferdinando IV, per poi essere rifondata nel 1777 con nuove regole che, questa volta, ottennero l’approvazione del sovrano.
Nel 1950 l’arciconfraternita finanziò la costruzione di una cappella funeraria nel cimitero di Miano, terminata nel 1957, in cui furono seppelliti molti dei suoi membri e cittadini del quartiere di Piscinola. Nel 1977 questa cappella e la Chiesa del Santissimo Sacramento furono restaurate ed ampliate.
I membri dell’Arciconfraternita sono detti “paputi” a causa dell’abito utilizzato nelle manifestazioni religiosi pubbliche. Questo è costituito da un saio bianco, con una mantellina rosso-porpora ricamata in oro, laccio e collare rosso, con pendente in argento e con un vistoso cappuccio bianco, dal quale si possono intravedere solo gli occhi.
L’edificio di culto ha una facciata divisa su due ordini, con lesene e timpano in stucco risalenti al XVIII secolo. L’ingresso è sormontato da un altorilievo, sempre della stessa epoca, raffigurante una Pietà, mentre, più in alto, si trova un orologio in bronzo.
L’interno della chiesa si presenta con un’unica navata e custodisce affreschi del XVIII secolo, rimaneggiati nel Novecento. Anche le decorazioni in stucco bianco sono della stessa epoca, mentre il soffitto crollò dopo il terremoto del 1980. Sull’altare maggiore, opera del XVIII secolo in marmi policromi, è collocata una tela del Settecento con la Madonna che ha la visione di Cristo risorto e, in basso, dei membri della congregazione. Di interesse storico è anche l’orfano ligneo del XVIII secolo, vicino al quale si trova anche un antico quadretto, realizzato in olio su rame, raffigurante due Angeli che adorano l’Eucarestia.
Nella sacrestia sono conservate le antiche campane in bronzo, datate 1520 e 1874, che un tempo si trovavano nel campanile, eliminato prima della Seconda Guerra Mondiale. Qui si trovano anche degli arredi del ‘700, un’acquasantiera in marmo dello stesso periodo e gli antichi vestiti dei membri dell’Arciconfraternita.
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