Chiesa del Gesù Nuovo o Trinità Maggiore
Storia e architettura
La chiesa del Gesù Nuovo (chiamata così per distinguerla dalla Chiesa del Gesù) o Trinità Maggiore è situata in Piazza del Gesù Nuovo.
Il luogo di culto fu costruito tra il 1584 e il 1601
al posto di quello che prima era chiamato Palazzo Sanseverino.
L’antica struttura era stata progettata da Novello da San Lucano, su commissione di Roberto Sanseverino principe di Salerno, e terminata nel 1470. Qualche anno più tardi, però, il figlio del principe subì la confisca dei beni a causa di alcuni screzi con gli Aragonesi. In seguito, i suoi discendenti riuscirono ad ottenere il perdono del sovrano e a ritornare in possesso del palazzo dove ebbero sede numerose e rinomate accademie. Il massimo splendore fu raggiunto grazie a Fernando Sanseverino, grazie al quale il palazzo divenne famoso per la bellezza delle sale e delle opere d’arte in esso conservato. In più era un punto di riferimento per la cultura rinascimentale e barocca napoletana, soprattutto grazie alla presenza di Bernardo Tasso. Purtroppo anche Ferrante ebbe problemi con il sovrano. Infatti, nel 1547, sotto il Viceregno di Don Pedro di Toledo, il re tentò di introdurre anche a Napoli l’inquisizione spagnola. La cosa scatenò la ribellione popolare sostenuta anche da Ferrante Sanseverino. Nonostante la vittoria, ancora una volta gli spagnoli si vendicarono confiscando tutti i beni di famiglia. Infine, nel 1584 il palazzo e i suoi giardini furono venduti ai Gesuiti.
I nuovi proprietari incaricarono Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi (anch’essi Gesuiti) di trasformare l’intero complesso in una chiesa. Così, del palazzo non rimase nessuna traccia a parte la facciata e il portale rinascimentale in marmo e il nuovo luogo di culto fu consacrato il 7 ottobre 1601.
In seguito, tra il 1629 e il 1634, venne costruita la prima cupola da Agazio Stoia, su progetto di Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi, che in seguito, tra il 1635 e il 1636, fu affrescata da Giovanni Lanfranco con uno stupendo Paradiso.
Nel 1636, a causa di un incendio, fu necessario un restauro, i cui lavori furono supervisionati da Cosimo Fanzago. Nel 1652 anche la Sagrestia viene affrescata grazie all’intervento di Aniello Falcone.
Purtroppo, a causa di un terremoto, la cupola crollò nel 1688. Quindi, altri lavori furono necessari tra il 1693 e il 1695 per ricostruire e arricchire la chiesa. Arcangelo Guglielmelli eresse una nuova cupola e il portale fu arricchito con due colone, due angeli e lo stemma dei Gesuiti. Nel 1717 la struttura venne rinforzata grazie al progetto di Ferdinando Fuga che eresse contro pilastri e sottarchi, mentre Paolo De Matteis dipinse la nuova cupola con la Gloria della Vergine. Così, nel 1725 i lavori si conclusero.
Nel 1767 la chiesa cambiò padrone. Infatti, i Gesuiti erano stati espulsi dal regno di Napoli e il complesso fu affidato ai francescani riformati. Il loro “soggiorno”, però, durò poco. Infatti, nel 1774 la cupola crollò di nuovo e, a causa della sua precarietà, la chiesa rimase chiusa per oltre trent’anni.
Nel 1786, l’ingegnere Ignazio di Nardo, prese a cuore la questione e cominciò a lavorare ad un progetto per fornire alla chiesa una copertura più stabile e, agli inizi dell’800 venne realizzata una falsa cupola schiacciata, mentre il resto del soffitto della chiesa venne realizzato a capriate. Infine, nel 1973, la cupola fu definitivamente sostituita con un’altra in cemento armato, dipinta con un cassettonato prospettico.
Nel 1857, l’8 dicembre, venne terminato anche l’altare maggiore progettato da Giuseppe Grossi e la chiesa venne dedicata all’Immacolata Concezione. Nel 1900 i Gesuiti rientrarono definitivamente a Napoli dopo un periodo di alterne espulsioni e riammissioni.
Il luogo di culto fu costruito tra il 1584 e il 1601
al posto di quello che prima era chiamato Palazzo Sanseverino.
L’antica struttura era stata progettata da Novello da San Lucano, su commissione di Roberto Sanseverino principe di Salerno, e terminata nel 1470. Qualche anno più tardi, però, il figlio del principe subì la confisca dei beni a causa di alcuni screzi con gli Aragonesi. In seguito, i suoi discendenti riuscirono ad ottenere il perdono del sovrano e a ritornare in possesso del palazzo dove ebbero sede numerose e rinomate accademie. Il massimo splendore fu raggiunto grazie a Fernando Sanseverino, grazie al quale il palazzo divenne famoso per la bellezza delle sale e delle opere d’arte in esso conservato. In più era un punto di riferimento per la cultura rinascimentale e barocca napoletana, soprattutto grazie alla presenza di Bernardo Tasso. Purtroppo anche Ferrante ebbe problemi con il sovrano. Infatti, nel 1547, sotto il Viceregno di Don Pedro di Toledo, il re tentò di introdurre anche a Napoli l’inquisizione spagnola. La cosa scatenò la ribellione popolare sostenuta anche da Ferrante Sanseverino. Nonostante la vittoria, ancora una volta gli spagnoli si vendicarono confiscando tutti i beni di famiglia. Infine, nel 1584 il palazzo e i suoi giardini furono venduti ai Gesuiti.
I nuovi proprietari incaricarono Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi (anch’essi Gesuiti) di trasformare l’intero complesso in una chiesa. Così, del palazzo non rimase nessuna traccia a parte la facciata e il portale rinascimentale in marmo e il nuovo luogo di culto fu consacrato il 7 ottobre 1601.
In seguito, tra il 1629 e il 1634, venne costruita la prima cupola da Agazio Stoia, su progetto di Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi, che in seguito, tra il 1635 e il 1636, fu affrescata da Giovanni Lanfranco con uno stupendo Paradiso.
Nel 1636, a causa di un incendio, fu necessario un restauro, i cui lavori furono supervisionati da Cosimo Fanzago. Nel 1652 anche la Sagrestia viene affrescata grazie all’intervento di Aniello Falcone.
Purtroppo, a causa di un terremoto, la cupola crollò nel 1688. Quindi, altri lavori furono necessari tra il 1693 e il 1695 per ricostruire e arricchire la chiesa. Arcangelo Guglielmelli eresse una nuova cupola e il portale fu arricchito con due colone, due angeli e lo stemma dei Gesuiti. Nel 1717 la struttura venne rinforzata grazie al progetto di Ferdinando Fuga che eresse contro pilastri e sottarchi, mentre Paolo De Matteis dipinse la nuova cupola con la Gloria della Vergine. Così, nel 1725 i lavori si conclusero.
Nel 1767 la chiesa cambiò padrone. Infatti, i Gesuiti erano stati espulsi dal regno di Napoli e il complesso fu affidato ai francescani riformati. Il loro “soggiorno”, però, durò poco. Infatti, nel 1774 la cupola crollò di nuovo e, a causa della sua precarietà, la chiesa rimase chiusa per oltre trent’anni.
Nel 1786, l’ingegnere Ignazio di Nardo, prese a cuore la questione e cominciò a lavorare ad un progetto per fornire alla chiesa una copertura più stabile e, agli inizi dell’800 venne realizzata una falsa cupola schiacciata, mentre il resto del soffitto della chiesa venne realizzato a capriate. Infine, nel 1973, la cupola fu definitivamente sostituita con un’altra in cemento armato, dipinta con un cassettonato prospettico.
Nel 1857, l’8 dicembre, venne terminato anche l’altare maggiore progettato da Giuseppe Grossi e la chiesa venne dedicata all’Immacolata Concezione. Nel 1900 i Gesuiti rientrarono definitivamente a Napoli dopo un periodo di alterne espulsioni e riammissioni.
Esterno
La facciata è caratterizzata da una serie di bugne, cioè delle piccole piramidi con il vertice rivolto verso l’esterno, che, fino ad allora, avevano trovato utilizzo solo nel Rinascimento veneto e, quindi, rappresentavano una soluzione nuova per Napoli. Il portale risale agli inizi del XIV secolo, anche se fu leggermente modificato nel 1685 con l’aggiunta di un due colonne, mentre nel frontone fu inserito lo stemma della principessa di Bisignano (Isabella Feltria della Rovere). Inoltre, ai lati furono aggiunti gli stemmi dei Sanseverino e della famiglia Della Rovere, mentre l’architrave venne arricchita da un fregio che sorregge dei festoni di frutta.
Le finestre e le porte secondarie furono aggiunte con l’intervento Gesuita. Infatti i portali minori sono di epoca cinquecentesca, mentre la decorazione dei battenti con lamina metallica risale ad un periodo tra il XVII e XVIII secolo.
Le finestre e le porte secondarie furono aggiunte con l’intervento Gesuita. Infatti i portali minori sono di epoca cinquecentesca, mentre la decorazione dei battenti con lamina metallica risale ad un periodo tra il XVII e XVIII secolo.
Dove si trova - mappa
Foto
[foldergallery folder=”wp-content/../monumenti/chiese/maggiori/gesu/foto” title=”Gallery title”]
Le foto sono tratte da:
Wikipedia,
culturacampania.it
Le foto sono tratte da:
Wikipedia,
culturacampania.it
Interno >> |