Chiesa del Gesù Nuovo o Trinità Maggiore – Interno
Storia e descrizione
L’interno si presenta in stile barocco e a croce greca, con tre navate, e presenta numerose decorazioni marmoree realizzate da Cosimo Fanzago nel 1630. Sulla controfacciata sono presenti opere di Francesco Solimena e della sua bottega, tra cui il grande dipinto del 1725 raffigurante la Cacciata di Eliodoro dal Tempio. I dipinti sulle volte a botte sono, nella prima parte, di Belisario Corenzio (1638) e raffigurano il tema del Nome di Gesù, mentre la seconda parte è stata decorata da Paolo De Matteis (fine XVII secolo) con il Trionfo dell’Immacolata e di San Michele sui Demoni e con la Circoncisione di Gesù; Nel transetto, troviamo ancora affreschi di Belisario Corenzio raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio, ridipinti successivamente da Paolo De Matteis.
La cupola, invece, presenta delle decorazioni che richiamano il soffitto cassettonato, mentre in alcuni pennacchi è possibile scorgere i pochi resti degli affreschi di Giovanni Lanfranco, raffiguranti gli Evangelisti, realizzati tra il 1634 e il 1636.
La tribuna è stata affrescata da Massimo Stanzione con Storie Mariane (1639-1640), in sostituzione dei dipinti di Belisario Corenzio perduti durante un incendio nel 1639. Inoltre, il culto della Madonna, trova espressione anche nella statua di marmo della Vergine Immacolata realizzata da Antonio Busciolano nel 1859. Le strutture architettoniche di questa parte di chiesa sono di Cosimo Fanzago, con le colonne d’alabastro che mettono in evidenza la nicchia in cui è posta la statua e, lateralmente, due altorilievi della bottega di Domenico Antonio Vaccaro, raffiguranti Sant’Ignazio e e San Francesco Saverio, e le statue di San Paolo e San Pietro, opera di Antonio Busciolano.
Nel transetto sono conservati anche due organi del XVII secolo, più precisamente, quello di destra è stato costruito da Vincenzo
Miraglia intorno al 1640, mentre quello di destra è stato realizzato dieci anni più tardi da Pompeo De Franco.
Infine, nella sagrestia troviamo alcuni armadi barocchi danneggiati da un incendio nel 1962, mentre nella volta è possibile ammirare un affresco di Aniello falcone del 1652 che raffigura San Michele che scaccia gli angeli ribelli.
La cupola, invece, presenta delle decorazioni che richiamano il soffitto cassettonato, mentre in alcuni pennacchi è possibile scorgere i pochi resti degli affreschi di Giovanni Lanfranco, raffiguranti gli Evangelisti, realizzati tra il 1634 e il 1636.
La tribuna è stata affrescata da Massimo Stanzione con Storie Mariane (1639-1640), in sostituzione dei dipinti di Belisario Corenzio perduti durante un incendio nel 1639. Inoltre, il culto della Madonna, trova espressione anche nella statua di marmo della Vergine Immacolata realizzata da Antonio Busciolano nel 1859. Le strutture architettoniche di questa parte di chiesa sono di Cosimo Fanzago, con le colonne d’alabastro che mettono in evidenza la nicchia in cui è posta la statua e, lateralmente, due altorilievi della bottega di Domenico Antonio Vaccaro, raffiguranti Sant’Ignazio e e San Francesco Saverio, e le statue di San Paolo e San Pietro, opera di Antonio Busciolano.
Nel transetto sono conservati anche due organi del XVII secolo, più precisamente, quello di destra è stato costruito da Vincenzo
Miraglia intorno al 1640, mentre quello di destra è stato realizzato dieci anni più tardi da Pompeo De Franco.
Infine, nella sagrestia troviamo alcuni armadi barocchi danneggiati da un incendio nel 1962, mentre nella volta è possibile ammirare un affresco di Aniello falcone del 1652 che raffigura San Michele che scaccia gli angeli ribelli.
La navata destra
La navata destra presenta tre cappelle. Nella prima troviamo il dipinto sull’altare raffigurante San Carlo Borromeo, opera di Giovan Bernardo Azzolino che è anche autore degli affreschi sulla volta che vedono il Santo assistere gli appestati (1618-1620). Le decorazioni marmoree sono di Costantino Marasi e Vitale Finelli; gli affreschi sulla cupola, invece, sono di Giusepe Simonelli e rappresentano i simboli della Passione, mentre le statue dei Santi sono opera di Cosimo Fanzago. La cupola esterna alla cappella venne affrescata da Giuseppe Simonelli con Simboli della Passione alla fine del XVII secolo, mentre nei pennacchi Giovan Bernardo Azzolino disegnò i Dottori della Chiesa. Di fronte alla cappella, su un pilastro che delimita la navata laterale da quella centrale, è posto un Crocifisso del XVIII secolo attribuito all’opera di Francesco Pagano.
La seconda, realizzata dal Fanzago tra il 1660 e il 1666, è dedicata anche a San Giuseppe Moscati; presenta il dipinto La Visitazione di Massimo Stanzione sull’altare (1660) e gli affreschi di Luca Giordano raffiguranti Storie del Battista e i Santi Pietro e Paolo, completati tra il 1684 e il 1685. La cupoletta esterna venne affrescata da Gaetano D’Apuzzo nel 1790 con il Sacrificio di Aronne che sostituì il precedente Trionfo di Giuditta andato distrutto durante il terremoto del 1688. Ancora visibili, invece, i ritratti di quattro Eroine dell’Antico testamento, affrescate dal Giordano nei pennacchi.
La terza, il Cappellone di San Francesco Saverio presenta decorazioni marmoree di Giuliano Finelli, Donato Vannelli e Antonio Solaro, mentre le sculture sono state realizzate da Michelangelo Naccherino e Cosimo Fanzago che scolpì Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Inoltre, qui trovano posto i dipinti di Luca Giordano con Storie della Vita del Santo (1676-1677), la Madonna del Rosario con i quindici Misteri di Fabrizio Santafede e la Vergine Bambina e Santi, realizzata da Ludovico Mazzante tra il 1735 e il 1737.
La seconda, realizzata dal Fanzago tra il 1660 e il 1666, è dedicata anche a San Giuseppe Moscati; presenta il dipinto La Visitazione di Massimo Stanzione sull’altare (1660) e gli affreschi di Luca Giordano raffiguranti Storie del Battista e i Santi Pietro e Paolo, completati tra il 1684 e il 1685. La cupoletta esterna venne affrescata da Gaetano D’Apuzzo nel 1790 con il Sacrificio di Aronne che sostituì il precedente Trionfo di Giuditta andato distrutto durante il terremoto del 1688. Ancora visibili, invece, i ritratti di quattro Eroine dell’Antico testamento, affrescate dal Giordano nei pennacchi.
La terza, il Cappellone di San Francesco Saverio presenta decorazioni marmoree di Giuliano Finelli, Donato Vannelli e Antonio Solaro, mentre le sculture sono state realizzate da Michelangelo Naccherino e Cosimo Fanzago che scolpì Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Inoltre, qui trovano posto i dipinti di Luca Giordano con Storie della Vita del Santo (1676-1677), la Madonna del Rosario con i quindici Misteri di Fabrizio Santafede e la Vergine Bambina e Santi, realizzata da Ludovico Mazzante tra il 1735 e il 1737.
La navata sinistra
La prima cappella, dedicata ai Santi Martiri, presenta decorazioni marmoree di Costantino Marasi (1610-1618) e la tela di Giovanni Bernardo Azzolino in cui sono raffigurati la Madonna col Bambino e i Santi Martiri, dipinta intorno al 1615. Alle pareti laterali, invece, troviamo due statue scolpite nel 1613 da Girolamo D’Auria e Tommaso Montani, raffiguranti Santo Stefano e San Lorenzo. Sia all’interno che all’esterno, troviamo affreschi di Belisario Corenzio, che vi lavorò nel 1613: nella cupoletta esterna troviamo la Trinità con Angeli e Santi Martiri, mentre nei pennacchi sono rappresentati quattro Santi Crocifissi. Di fronte alla cappella, troviamo il monumento funebre del cardinale Francesco Fini, realizzata intorno al 1743 e attribuita a Francesco Pagano.
Nella seconda, invece, troviamo il dipinto raffigurante la Natività di Girolamo Imparato (1602) e affreschi di Belisario Corenzio, con l’aggiunta di statue di Michelangelo Naccherino (Sant’Andrea, 1600), Pietro Bernini (San Matteo e Angelo, 1601) e Girolamo D’Auria (San Giovanni Battista, 1600). Il rivestimento marmoreo di pareti e pavimenti e la balaustra sono opera di Costantino Marasi che le realizzò tra il 1600 e il 1602. Nel 1601, invece, Belisario Corenzio abbellì la cappella con i suoi affreschi in cui rappresentò l’Annuncio ai Pastori, l’Adorazione dei Magi, l’Adorazione dei Pastori e i profeti David e Isaia. Inoltre, lo stesso artista affrescò la cupoletta esterna con Storie di Gesù e Maria e i pennacchi con le Virtù. Inoltre, nella cappella è esposta la statua dell’Angelo Custode, in legno scolpito e dorato: originariamente, la scultura si trovava nella sagrestia, ma venne danneggiata dall’incendio del 1692 e restaurata nel 2000. La paternità dell’opera è attribuita all’intagliatore Aniello Stellato e al doratore Orazio Buonocore che potrebbero averla realizzata tra il 1605 e il 1642.
Infine, troviamo il Cappellone di Sant’Ignazio da Loyola, decorato da Cosimo Fanzago (autore anche delle statue di Geremia e Davide), Costantino Marasi e Andrea Lazzaro tra il 1637 e il 1655. La tela raffiguranti la Madonna col Bambino tra i Santi Ignazio e Francesco Saverio è di Paolo De Matteis (1715), mentre quelle con Sant’Ignazio in Gloria e Paolo III approva la Regola sono opera dello Spagnoletto (Jusepe De Ribera). Nella cappella era presente un’altra opera del pittore spagnolo raffigurante Sant’Ignazio che scrive il Libro degli Esercizi Spirituali, ma venne distrutta durante un bombardamento nel 1943 e sostituita con la Madonna col Bambino e Sant’Anna, opera anonima proveniente dalla chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli. Sulla parete di sinistra, invece, troviamo la Santissima Trinità e Santi, opera di Giovan Bernardo Azzolino datata 1617.
Nella seconda, invece, troviamo il dipinto raffigurante la Natività di Girolamo Imparato (1602) e affreschi di Belisario Corenzio, con l’aggiunta di statue di Michelangelo Naccherino (Sant’Andrea, 1600), Pietro Bernini (San Matteo e Angelo, 1601) e Girolamo D’Auria (San Giovanni Battista, 1600). Il rivestimento marmoreo di pareti e pavimenti e la balaustra sono opera di Costantino Marasi che le realizzò tra il 1600 e il 1602. Nel 1601, invece, Belisario Corenzio abbellì la cappella con i suoi affreschi in cui rappresentò l’Annuncio ai Pastori, l’Adorazione dei Magi, l’Adorazione dei Pastori e i profeti David e Isaia. Inoltre, lo stesso artista affrescò la cupoletta esterna con Storie di Gesù e Maria e i pennacchi con le Virtù. Inoltre, nella cappella è esposta la statua dell’Angelo Custode, in legno scolpito e dorato: originariamente, la scultura si trovava nella sagrestia, ma venne danneggiata dall’incendio del 1692 e restaurata nel 2000. La paternità dell’opera è attribuita all’intagliatore Aniello Stellato e al doratore Orazio Buonocore che potrebbero averla realizzata tra il 1605 e il 1642.
Infine, troviamo il Cappellone di Sant’Ignazio da Loyola, decorato da Cosimo Fanzago (autore anche delle statue di Geremia e Davide), Costantino Marasi e Andrea Lazzaro tra il 1637 e il 1655. La tela raffiguranti la Madonna col Bambino tra i Santi Ignazio e Francesco Saverio è di Paolo De Matteis (1715), mentre quelle con Sant’Ignazio in Gloria e Paolo III approva la Regola sono opera dello Spagnoletto (Jusepe De Ribera). Nella cappella era presente un’altra opera del pittore spagnolo raffigurante Sant’Ignazio che scrive il Libro degli Esercizi Spirituali, ma venne distrutta durante un bombardamento nel 1943 e sostituita con la Madonna col Bambino e Sant’Anna, opera anonima proveniente dalla chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli. Sulla parete di sinistra, invece, troviamo la Santissima Trinità e Santi, opera di Giovan Bernardo Azzolino datata 1617.
Il presbiterio
La cappella destra del presbiterio, dedicata a San Francesco Borgia, conserva il dipinto del Santo che adora il sacramento di Sebastiano Conca. Nella volta, troviamo degli Angeli, opera di Angelo Mozzillo, mentre le Virtù nelle semilunette sono opera di Antonio Della Gamba. I marmi furono progettati nel XVII secolo da Giuseppe Astarita e la balaustra fu realizzata nel 1754 da Agostino Chirola.
Quella a sinistra, invece, è dedicata al Crocifisso che si trova sull’altare accanto alla Madonna Addolorata e a San Giovanni Evangelista. Le tre sculture, in legno, sono opera di Francesco Mollica e risalgono alla seconda metà del Cinquecento. Ai lati dell’altare si aprono due nicchie in cui sono poste a destra la statua di San Giovanni Edesseno e a sinistra quelle di San Ciro, entrambe con le relative reliquie. Gli affreschi, realizzati tra il 1684 e il 1685, sono opera d Giovanni Battista Beniaschi che decorò anche la cupoletta esterna con il Passaggio del Mar Rosso e i pennacchi con i profeti Isaia, Ezechiele, Geremia e Daniele. La decorazione marmorea, invece, risale ai primi anni del Seicento; tra tutte risalta la balaustra intarsiata con i Simboli della Passione, rifinita nel 1659 da Dioniso Lazzari. Il pavimento, infine, fu realizzato tra il 1734 e il 1735 da Giuseppe Bastelli con la supervisione di Muzio e Giovan Battista Nauclerio.
Quella a sinistra, invece, è dedicata al Crocifisso che si trova sull’altare accanto alla Madonna Addolorata e a San Giovanni Evangelista. Le tre sculture, in legno, sono opera di Francesco Mollica e risalgono alla seconda metà del Cinquecento. Ai lati dell’altare si aprono due nicchie in cui sono poste a destra la statua di San Giovanni Edesseno e a sinistra quelle di San Ciro, entrambe con le relative reliquie. Gli affreschi, realizzati tra il 1684 e il 1685, sono opera d Giovanni Battista Beniaschi che decorò anche la cupoletta esterna con il Passaggio del Mar Rosso e i pennacchi con i profeti Isaia, Ezechiele, Geremia e Daniele. La decorazione marmorea, invece, risale ai primi anni del Seicento; tra tutte risalta la balaustra intarsiata con i Simboli della Passione, rifinita nel 1659 da Dioniso Lazzari. Il pavimento, infine, fu realizzato tra il 1734 e il 1735 da Giuseppe Bastelli con la supervisione di Muzio e Giovan Battista Nauclerio.
L'abside
La cappella a destra dell’abside è dedicata al Sacro Cuore e fu arricchita nel 1600 da numerosi dipinti di Belisario Corenzio raffiguranti storie di Angeli: La Parabola del Figliol Prodigo, Santi in Gloria intorno all’Agnello, La Caduta di Lucifero (nella volta), il Sogno di Giacobbe, la Lotta di Giacobbe con l’Angelo (nelle semilunette), Cristo servito dagli Angeli (nella parete di sinistra) e il Battesimo del Centurione Cornelio (nella parete di destra). I marmi, invece, furono realizzati da Costantino Marasi nel 1605.
La cappella è dedicata a San Francesco De Geronimo, santo a cui è dedicato il gruppo scultoreo sull’altare che lo raffigura durante la predicazione, opera del 1932 di Francesco De Jerace. Gli affreschi con gli Angeli e i Serafini sono di Francesco Solimena, mentre quello sulla volta raffigurante la Madonna e San Francesco De Geronimo è stato realizzato nel 1842 da Giuseppe Petronsio. Le decorazioni in marmo, invece, sono di Giuseppe Bastelli, Domenico Di Nardo e Donato Gallone. Inoltre, vi sono conservati ben sessantotto Reliquiari in legno, opera di diversi artisti come Giovan Battista Gallone, Pietro Padua, Domenico Di Nardo, Giacomo Colombo, Nicola Schisano e Giovan Battista Verzella.
L’altare è più recente rispetto alla zona absidale, Infatti, quest’ultima venne realizzata tra il XVII e il XVIII secolo da Cosimo Fanzago, per poi essere terminata da Domenico Antonio Vaccaro. Quindi, solo successivamente, il gesuita Giuseppe Grossi realizzò il progetto dell’altare maggiore. Il basamento presenta tre bassorilievi in cui sono rappresentati Cristo che promette l’Istituzione dell’Eucarestia, l’Ultima Cena e la Cena di Emmaus. Sul dossale, invece, troviamo sei busti di Santi: Gaetano da Thiene, Francesco Borgia, Tommaso d’Aquino, Lanfranco da Canterbury, Stanislao Kostka e Giuliana da Liegi.
Alla destra dell’altare, è esposto un crocifisso in legno del XIV secolo, proveniente dalla chiesa dei Santi Andrea e Marco a Nilo e restaurato dall’ordine gesuita.
La cappella è dedicata a San Francesco De Geronimo, santo a cui è dedicato il gruppo scultoreo sull’altare che lo raffigura durante la predicazione, opera del 1932 di Francesco De Jerace. Gli affreschi con gli Angeli e i Serafini sono di Francesco Solimena, mentre quello sulla volta raffigurante la Madonna e San Francesco De Geronimo è stato realizzato nel 1842 da Giuseppe Petronsio. Le decorazioni in marmo, invece, sono di Giuseppe Bastelli, Domenico Di Nardo e Donato Gallone. Inoltre, vi sono conservati ben sessantotto Reliquiari in legno, opera di diversi artisti come Giovan Battista Gallone, Pietro Padua, Domenico Di Nardo, Giacomo Colombo, Nicola Schisano e Giovan Battista Verzella.
L’altare è più recente rispetto alla zona absidale, Infatti, quest’ultima venne realizzata tra il XVII e il XVIII secolo da Cosimo Fanzago, per poi essere terminata da Domenico Antonio Vaccaro. Quindi, solo successivamente, il gesuita Giuseppe Grossi realizzò il progetto dell’altare maggiore. Il basamento presenta tre bassorilievi in cui sono rappresentati Cristo che promette l’Istituzione dell’Eucarestia, l’Ultima Cena e la Cena di Emmaus. Sul dossale, invece, troviamo sei busti di Santi: Gaetano da Thiene, Francesco Borgia, Tommaso d’Aquino, Lanfranco da Canterbury, Stanislao Kostka e Giuliana da Liegi.
Alla destra dell’altare, è esposto un crocifisso in legno del XIV secolo, proveniente dalla chiesa dei Santi Andrea e Marco a Nilo e restaurato dall’ordine gesuita.
<< Storia e foto |