Chiesa di Sant’Antonio Abate
Storia
La Chiesa di Sant’Antonio Abate si trova in Via Foria.
Secondo la leggenda la chiesa venne fondata nel 1370 per volontà della regina Giovanna I, ma, in realtà la chiesa dovrebbe risalire alla fine del secolo procedente visto che alcune fonti, tra cui un diploma di Roberto d’Angiò, ne documentano l’esistenza già ad inizio Trecento, aggiungendo anche che, annesso alla chiesa, era presente anche un ospedale per la cura di un epidemia di Fuoco di Sant’Antonio, in tempi antichi noto come “Fuoco sacro”.
Il complesso, costituito già alla fine del XIV secolo da dalla chiesa, dall’ospedale e dal convento venne inizialmente affidata all’Ordine degli Ospedalieri di Sant’Antonio Abate, fondato a Vienna nel 1095 (soppresso poi da papa Urbano VIII nel 1630) e trasferito a Napoli per continuare la propria attività assistenziale intrecciando ottimi rapporti con la dinastia angioina, cosa che, però, ne causò l’allontanamento con l’avvento di quella aragonese (XV secolo). Così il convento venne affidato all’opera assistenziale dell’Annunziata a Forcella e la chiesa data in uso dai papi ai loro cardinali più fedeli. Successivamente Clemente XIV soppresse l’ospedale (XVIII secolo) e la chiesa venne affidata all’Ordine Costantiniano.
La storia della chiesa fu caratterizzata da numerosi restauri e rimaneggiamenti, primo fra tutti quello effettuato durante il regno della regina Giovanna I intorno al 1370, nell’ambito di un più ampio progetto di urbanizzazione e riqualificazione dell strutture religiose promosso dalla regina stessa. Nel 1447, invece, il procuratore generale dell’Ordine, fra’ Bernardo Roberto, commissionò a Giovanni De Ischia l’armatura lignea del tetto. Successivamente, nel 1699 il cardinale Cantelmo promosse un imponente restauro che cancellò l’aspetto gotico originario e, probabilmente, ridusse le cappelle da sei per lato a tre riadattando gli alti ambienti a sagrestie, incaricò a Domenico Viola le decorazioni del soffitto e le tele alle pareti, aggiunse i suoi blasoni sulla lunetta del portale d’ingresso e, nel 1701, commissionò ad Arcangelo Guglielmelli il progetto dell’altare maggiore in marmo. Tra il 1769 e il 1775 venne costruita una nuova facciata, realizzata su progetto di Tommaso Senese su commissione del Cardinale Sersale che, qualche anno più tardi (1787), volle trasformare l’area del presbiterio e fece apporre il suo stemma sulla facciata. Nel 1780, l’ospedale venne abolito e distrutto per risistemare l’area di fronte alla chiesa. Nel secolo successivo, tra il 1825 e il 1850, vennero restaurate tutte le cappelle di destra, mentre nel 1888 il rettore Carmine Cinque commissiono lavori di consolidamento e riammodernamento poichè la chiesa giaceva in stato di abbandono dal 1860, anni in cui andò perduto il ciborio in marmo e pietre dure.
Quello che rimaneva del complesso originario, con la chiesa, il lazzaretto, il convento e il campanile, venne nuovamente e pesantemente ridotto durante il Risanamento urbano della città (fine XIX secolo): l’allargamento delle strade causò l’abbattimento di un lato della chiesa, mentre nuovi edifici andarono a sostituire le strutture destinate all’accoglienza degli ammalati e il convento. Del complesso rimane ancora visibile l’originario ingresso nel palazzo di fronte alla chiesa, sormontato dalla statua di Sant’Antonio.
Secondo la leggenda la chiesa venne fondata nel 1370 per volontà della regina Giovanna I, ma, in realtà la chiesa dovrebbe risalire alla fine del secolo procedente visto che alcune fonti, tra cui un diploma di Roberto d’Angiò, ne documentano l’esistenza già ad inizio Trecento, aggiungendo anche che, annesso alla chiesa, era presente anche un ospedale per la cura di un epidemia di Fuoco di Sant’Antonio, in tempi antichi noto come “Fuoco sacro”.
Il complesso, costituito già alla fine del XIV secolo da dalla chiesa, dall’ospedale e dal convento venne inizialmente affidata all’Ordine degli Ospedalieri di Sant’Antonio Abate, fondato a Vienna nel 1095 (soppresso poi da papa Urbano VIII nel 1630) e trasferito a Napoli per continuare la propria attività assistenziale intrecciando ottimi rapporti con la dinastia angioina, cosa che, però, ne causò l’allontanamento con l’avvento di quella aragonese (XV secolo). Così il convento venne affidato all’opera assistenziale dell’Annunziata a Forcella e la chiesa data in uso dai papi ai loro cardinali più fedeli. Successivamente Clemente XIV soppresse l’ospedale (XVIII secolo) e la chiesa venne affidata all’Ordine Costantiniano.
La storia della chiesa fu caratterizzata da numerosi restauri e rimaneggiamenti, primo fra tutti quello effettuato durante il regno della regina Giovanna I intorno al 1370, nell’ambito di un più ampio progetto di urbanizzazione e riqualificazione dell strutture religiose promosso dalla regina stessa. Nel 1447, invece, il procuratore generale dell’Ordine, fra’ Bernardo Roberto, commissionò a Giovanni De Ischia l’armatura lignea del tetto. Successivamente, nel 1699 il cardinale Cantelmo promosse un imponente restauro che cancellò l’aspetto gotico originario e, probabilmente, ridusse le cappelle da sei per lato a tre riadattando gli alti ambienti a sagrestie, incaricò a Domenico Viola le decorazioni del soffitto e le tele alle pareti, aggiunse i suoi blasoni sulla lunetta del portale d’ingresso e, nel 1701, commissionò ad Arcangelo Guglielmelli il progetto dell’altare maggiore in marmo. Tra il 1769 e il 1775 venne costruita una nuova facciata, realizzata su progetto di Tommaso Senese su commissione del Cardinale Sersale che, qualche anno più tardi (1787), volle trasformare l’area del presbiterio e fece apporre il suo stemma sulla facciata. Nel 1780, l’ospedale venne abolito e distrutto per risistemare l’area di fronte alla chiesa. Nel secolo successivo, tra il 1825 e il 1850, vennero restaurate tutte le cappelle di destra, mentre nel 1888 il rettore Carmine Cinque commissiono lavori di consolidamento e riammodernamento poichè la chiesa giaceva in stato di abbandono dal 1860, anni in cui andò perduto il ciborio in marmo e pietre dure.
Quello che rimaneva del complesso originario, con la chiesa, il lazzaretto, il convento e il campanile, venne nuovamente e pesantemente ridotto durante il Risanamento urbano della città (fine XIX secolo): l’allargamento delle strade causò l’abbattimento di un lato della chiesa, mentre nuovi edifici andarono a sostituire le strutture destinate all’accoglienza degli ammalati e il convento. Del complesso rimane ancora visibile l’originario ingresso nel palazzo di fronte alla chiesa, sormontato dalla statua di Sant’Antonio.
Facciata
La facciata principale, che risale ai lavori cominciati nel 1769, venne realizzata coprendo la precedente in stile gotico. Al di sopra dell’arcata centrale, troviamo una lapide e lo stemma del Cardinale Sersale. Sulla destra rimane un antico portale in marmo, originario accesso al convento oggi murato, che nella lunetta recava un settecentesco affresco raffigurante la Vergine col Bambino tra due santi.
Il portale d’ingresso, in marmo bianco, è sormontato da una lunetta a sesto acuto, un tempo affrescata da un dipinto della fine del XVII secolo (secondo alcune fonti andato perduto intorno al 1940) raffigurante Sant’Antonio Abate in atto di benedire con ai lati gli stemmi del cardinale Cantelmo e del pontefice Innocenzo Pignatelli. In alto è posto un bassorilievo con un agnello e un chiodo a cui un tempo era appeso lo stemma in marmo del Sacro Militare Ordine Costantiniano. Nel marmo, inoltre, sono collocati anche tre scudi con gli stemmi della nobile famiglia Capano che, secondo alcune fonti, sarebbe il committente della porta stessa, costruita durante il regno di Giovanna I. Secondo altri, tra cui Benedetto Croce, l’opera sarebbe addirittura precedente e databile ad un periodo intorno agli inizi del XV secolo, vista la straordinaria somiglianza de i bassorilievi ai lati, raffiguranti un uomo ed una donna, con quelli della Chiesa di San Pietro Martire. I battenti in legno, invece, suddivisi in novanta riquadri, risalgono agli ultimi anni del XIV secolo; qui troviamo incisi gli stemmi dell’ordine antoniano (a sinistra) e dei Durazzo (a destra).
Il portale d’ingresso, in marmo bianco, è sormontato da una lunetta a sesto acuto, un tempo affrescata da un dipinto della fine del XVII secolo (secondo alcune fonti andato perduto intorno al 1940) raffigurante Sant’Antonio Abate in atto di benedire con ai lati gli stemmi del cardinale Cantelmo e del pontefice Innocenzo Pignatelli. In alto è posto un bassorilievo con un agnello e un chiodo a cui un tempo era appeso lo stemma in marmo del Sacro Militare Ordine Costantiniano. Nel marmo, inoltre, sono collocati anche tre scudi con gli stemmi della nobile famiglia Capano che, secondo alcune fonti, sarebbe il committente della porta stessa, costruita durante il regno di Giovanna I. Secondo altri, tra cui Benedetto Croce, l’opera sarebbe addirittura precedente e databile ad un periodo intorno agli inizi del XV secolo, vista la straordinaria somiglianza de i bassorilievi ai lati, raffiguranti un uomo ed una donna, con quelli della Chiesa di San Pietro Martire. I battenti in legno, invece, suddivisi in novanta riquadri, risalgono agli ultimi anni del XIV secolo; qui troviamo incisi gli stemmi dell’ordine antoniano (a sinistra) e dei Durazzo (a destra).
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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