Chiesa dei Santi Apostoli – Interno

Storia e descrizione
internoLa pianta della chiesa è a croce latina e presenta un’unica navata centrale con quattro cappelle laterali per lato e un abside semicircolare. La copertura della navata centrale è realizzata con una volta a botte,mentre le cappelle presentano delle cupole ellittiche.
All’interno sono conservate numerose opere di Giovanni Lanfranco. Sulla controfacciata troviamo la Piscina Probatica del 1644, appoggiata ad un’architettura di Viviano Codazzi, mentre nel resto della chiesa si può ammirare un suo ciclo pittorico, realizzato tra il 1638 e il 1646, che comprende il Martirio di San Tommaso, il Martirio di San Bartolomeo, il Martirio di San Giovanni Evangelista, il Martirio di San Matteo e la Gloria degli Apostoli nella volta, il Martirio degli Apostoli Simone e Giuda ai lati del finestrone, le Virtù nelle lunette dei finestroni, i Profeti e i Patriarchi nella parte superiore dei finestroni e, infine, gli Evangelisti sui pennacchi. Dello stesso artista sono le cinque tele nell’abside che raffigurano soggetti dell’ordine teatino, il Martirio e la Gloria dei Santi Filippo e Giacomo e i Dieci Apostoli.
La cupola, risalente al 1680, presenta decorazioni in stucco di Dionisio Lazzari e un affresco raffigurante il Paradiso di Giovan Battista Benaschi. Inoltre possiamo trovare un ciclo di affreschi di Francesco Solimena, raffiguranti 16 santi sugli archi nelle cappelle, eseguito tra il 1693 e il 1698 in sostituzione delle precedenti opere di Giacomo del Po. Nelle cappelle laterali, invece, possiamo trovare dipinti di vari artisti come Nicola Malinconico, Paolo De Matteis, Francesco De Mura, Agostino Beltrano e la tomba di Vincenzo Ippolito, opera di Giuseppe Sanmartino.
Il transetto
Nel transetto destro troviamo il Cappellone dell’Immacolata, progettato da Ferdinando Sanfelice nel 1713. Al suo interno è custodito l’altare Filomarino, opera dell’architetto italo-svizzero Francesco Borromini, in marmo bianco, cominciato a Roma nel 1638 e terminato a Napoli nove anni dopo. L’altare fu commissionata dal Cardinale Ascanio Filomarino e ad essa lavorarono vari artisti che ne eseguirono alcune parti: Giuliano Finelli completò i due leoni e la balaustra, Giulio Mencaglia si occupò del medaglione e con il Sacrificio di Isacco (1646), François Duquesnoy realizzò il fregio con puttini (1639), Andrea Bolgi decorò le teste dei cherubini e il cesto di frutta, mentre Giovan Battista Calandra diede il suo contributo con i mosaici dell’Annunciazione e Virtù (che richiamano i dipinti di Guido Reni nella Cappella del Quirinale a Roma) e con i ritratti di Ascanio e Scipione Filomarino.
Ai lati dell’altare troviamo due candelabri di bronzo, opera di Andrea Bolgi, stesso autore dei due angeli “reggi lampada” che si trovano ai lati della tribuna, mentre i dipinti che sormontano l’opera sono di Luca Giordano, dal titolo Il Sogno di Giuseppe (1690) e l’Adorazione dei pastori (1692). Nella volta del transetto sinistro, inoltre, troviamo un’altra opere di Giovanni Lanfranco raffigurante il Martirio e la Gloria dei Santi Pietro e Paolo.
L’altare del Borromini venne preso come modello da Ferdinando Sanfelice per la realizzazione dell’altare Pignatelli posto nel transetto destro, nella cui volta è presente l’affresco di Giovanni Lanfranco raffigurante il Martirio e la Gloria dei Santi Andrea e Giacomo Maggiore.
La sagrestia
La sua realizzazione risale al 1626, anche se fu successivamente restaurata da Ferdinando Sanfelice. Al suo interno sono conservati affreschi di Nicola Malinconico raffiguranti l’Assunzione, il Sacrificio di Aronne, il Trionfo di Giuditta e il Giudizio di Giacobbe, alcuni arredi e paramenti, il coro del 1640 di Francesco Montella e l’organo di Felice Cimmino, risalente al XVIII secolo. Inoltre, vi è anche un busto raffigurante Gennaro Filomarino, realizzato da Gaetano Finelli nel 1639.
La cripta
La sua realizzazione risale al 1636 ed è di grandezza uguale alla chiesa. La sua pianta presenta cinque navate separate da quattro file di pilastri, con un altare maggiore e quattro laterali. Gli affreschi sono di Belisario Corenzio.
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