Chiesa di San Carlo all’Arena
Storia
La Chiesa di San Carlo all’Arena si trova in Via Foria.
Inizialmente, la chiesa, costruita da Silvestro Cordella, si trovava in una zona molto più ad ovest rispetto alla posizione attuale. Solo successivamente, quando vent’anni dopo la sua ricostruzione venne affidata all’Ordine dei monaci Cistercensi, questa fu ricostruita in una posizione più vicina alla città. Il nuovo tempio venne realizzato di forma circolare, su disegno dell’architetto Fra’ Giuseppe Nuvolo grazie alle elemosine raccolte da don Giovanni Longo. L’opera, dedicata a San Carlo e San Bernardo (fondatore dell’ordine) venne completata nel 1680 con la costruzione della cupola e inaugurata nel 1700, ma aperta al culto solo nel 1756. Nel 1792, la soppressione degli ordini costrinse i Cistercensi ad abbandonare la città, portando via con un preziosissimo Angelo Custode di Massimo Stanzione e due dipinti di Ferdinando Sanfelice raffiguranti la Vergine con San Carlo Borromeo e la Vergine coi Santi Gennaro, Benedetto e Scolastica.
Così, dopo un periodo in cui il luogo di culto venne adibito a magazzino e il monastero utilizzato come presidio militare, la chiesa venne restaurata nel 1840 da Francesco De Cesare e dedicata a San Carlo Borromeo, intercessore per il popolo durante il colera del 1836, come indicato dall’iscrizione incisa sulla facciata (il toponimo all’Arena, fu aggiunto per indicare indicare il luogo di costruzione, la vecchia via arenosa dove l’acqua reflua proveniente dalle colline, la cosiddetta Lava dei Vergini, depositava i suoi detriti). Nell’occasione venne affidata all’Ordine degli Scolopi che vi fondò l’Istituto delle Scuole Pubbliche, anch’esso soppresso nel 1867.
La chiesa venne seriamente danneggiata da due eventi nefasti, di cui rimane qualche traccia ancora oggi: un incendio nel 1923 e il terremoto del 1980.
Inizialmente, la chiesa, costruita da Silvestro Cordella, si trovava in una zona molto più ad ovest rispetto alla posizione attuale. Solo successivamente, quando vent’anni dopo la sua ricostruzione venne affidata all’Ordine dei monaci Cistercensi, questa fu ricostruita in una posizione più vicina alla città. Il nuovo tempio venne realizzato di forma circolare, su disegno dell’architetto Fra’ Giuseppe Nuvolo grazie alle elemosine raccolte da don Giovanni Longo. L’opera, dedicata a San Carlo e San Bernardo (fondatore dell’ordine) venne completata nel 1680 con la costruzione della cupola e inaugurata nel 1700, ma aperta al culto solo nel 1756. Nel 1792, la soppressione degli ordini costrinse i Cistercensi ad abbandonare la città, portando via con un preziosissimo Angelo Custode di Massimo Stanzione e due dipinti di Ferdinando Sanfelice raffiguranti la Vergine con San Carlo Borromeo e la Vergine coi Santi Gennaro, Benedetto e Scolastica.
Così, dopo un periodo in cui il luogo di culto venne adibito a magazzino e il monastero utilizzato come presidio militare, la chiesa venne restaurata nel 1840 da Francesco De Cesare e dedicata a San Carlo Borromeo, intercessore per il popolo durante il colera del 1836, come indicato dall’iscrizione incisa sulla facciata (il toponimo all’Arena, fu aggiunto per indicare indicare il luogo di costruzione, la vecchia via arenosa dove l’acqua reflua proveniente dalle colline, la cosiddetta Lava dei Vergini, depositava i suoi detriti). Nell’occasione venne affidata all’Ordine degli Scolopi che vi fondò l’Istituto delle Scuole Pubbliche, anch’esso soppresso nel 1867.
La chiesa venne seriamente danneggiata da due eventi nefasti, di cui rimane qualche traccia ancora oggi: un incendio nel 1923 e il terremoto del 1980.
Descrizione
L’spetto attuale è frutto del restauro avvenuto nel 1840 ad opera di Francesco De Cesare, finanziato da fondi reali stanziati dal re Ferdinando II. La facciata, caratterizzata da lesene verticali, presenta due bassorilievi raffiguranti San Carlo che distribuisce ai poveri il ricavato della vendita del Principato d’Otria e San Carlo che comunica agli appestati.
L’interno, caratterizzato da una pianta ellittica con cappelle laterali, è sormontato da una cupola abbellita da un ciclo di affreschi raffiguranti Angeli e Profeti, opera di Gennaro Maldarelli, mentre di Angelo Cimmino sono le decorazioni in chiaroscuro.
Nella seconda cappella destra, sull’altare è posto un quadro di Giuseppe Mancinelli che mostra San Carlo che parla con un appestato (1847); nella terza cappella di destra, invece, un quadro raffigurante San Giuseppe Calasanzio, di Gennaro Maldarelli, e uno raffigurante San Gennaro, di Michele Foggia. Sull’altare maggiore, infine, San Francesco di Paola, opera di Michele De Napoli.
Il pavimento venne realizzato aggiungendo marmi provenienti dalla “Cappellaccia della Marinella”, un antica edicola votiva fatta costruire da carlo di Borbone nel 1749, in occasione dell’apertura dell’allora via Marina, poi abbattuta nel 1846.
L’opera più importante custodita nella chiesa, sia dal punto di vista artistico che religioso, è un Crocifisso di Michelangelo Naccherino, opera datata 1599 e ritrovata per caso nel 1835 in alcune stanze del complesso della Chiesa dello Spirito Santo. Danneggiato durante l’incendio del 1923, fu in parte ricostruito e spostato nella seconda cappella di destra, mentre sull’altare maggiore, sua posizione originaria, venne posta una copia in bronzo.
L’interno, caratterizzato da una pianta ellittica con cappelle laterali, è sormontato da una cupola abbellita da un ciclo di affreschi raffiguranti Angeli e Profeti, opera di Gennaro Maldarelli, mentre di Angelo Cimmino sono le decorazioni in chiaroscuro.
Nella seconda cappella destra, sull’altare è posto un quadro di Giuseppe Mancinelli che mostra San Carlo che parla con un appestato (1847); nella terza cappella di destra, invece, un quadro raffigurante San Giuseppe Calasanzio, di Gennaro Maldarelli, e uno raffigurante San Gennaro, di Michele Foggia. Sull’altare maggiore, infine, San Francesco di Paola, opera di Michele De Napoli.
Il pavimento venne realizzato aggiungendo marmi provenienti dalla “Cappellaccia della Marinella”, un antica edicola votiva fatta costruire da carlo di Borbone nel 1749, in occasione dell’apertura dell’allora via Marina, poi abbattuta nel 1846.
L’opera più importante custodita nella chiesa, sia dal punto di vista artistico che religioso, è un Crocifisso di Michelangelo Naccherino, opera datata 1599 e ritrovata per caso nel 1835 in alcune stanze del complesso della Chiesa dello Spirito Santo. Danneggiato durante l’incendio del 1923, fu in parte ricostruito e spostato nella seconda cappella di destra, mentre sull’altare maggiore, sua posizione originaria, venne posta una copia in bronzo.
Dove si trova - mappa
Foto
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Alcune foto sono tratte da:
Wikipedia
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