Chiesa di Santa Caterina a Chiaia
Storia e descrizione
La Chiesa di Santa Caterina a Chiaia si trova nella Via Santa Caterina.
La chiesa venne costruita nel 1600, nel luogo in cui sorgeva un’antica cappella, detta “Santa Caterenella”.
La forma attuale è frutto di numerosi adattamenti e ampliamenti avvenuti nel corso dei secoli e culminati con l’intervento del 1713 con il quale, oltre all’aggiunta di decorazioni e abbellimenti, la chiesa venne allargata e allungata di diversi metri (oggi le misure sono di 37 metri in lunghezza, 23-55 in larghezza e, in corrispondenza della cupola, l’altezza raggiunge i 35 metri).
La facciata, scandita da coppie di lesene con capitelli ionici nell’ordine inferiore e corinzi in quello superiore- Al di sopra del portale d’ingresso in piperno si trova un bel finestrone colorate e una bassorilievo raffigurante Santa Caterina d’Alessandria.
L’edificio è affidato al Terzo Ordine Regolare di San Francesco d’Assisi, ospitato nell’adiacente convento, adibito a caserma militare durante il cosiddetto “decennio francese”.
L’interno, con pianta a croce latina con cappelle laterali, presenta una cupola che poggia su quattro archi a tutto sesto, sorretti a loro volta da altrettanti pilastri.
La chiesa venne costruita nel 1600, nel luogo in cui sorgeva un’antica cappella, detta “Santa Caterenella”.
La forma attuale è frutto di numerosi adattamenti e ampliamenti avvenuti nel corso dei secoli e culminati con l’intervento del 1713 con il quale, oltre all’aggiunta di decorazioni e abbellimenti, la chiesa venne allargata e allungata di diversi metri (oggi le misure sono di 37 metri in lunghezza, 23-55 in larghezza e, in corrispondenza della cupola, l’altezza raggiunge i 35 metri).
La facciata, scandita da coppie di lesene con capitelli ionici nell’ordine inferiore e corinzi in quello superiore- Al di sopra del portale d’ingresso in piperno si trova un bel finestrone colorate e una bassorilievo raffigurante Santa Caterina d’Alessandria.
L’edificio è affidato al Terzo Ordine Regolare di San Francesco d’Assisi, ospitato nell’adiacente convento, adibito a caserma militare durante il cosiddetto “decennio francese”.
L’interno, con pianta a croce latina con cappelle laterali, presenta una cupola che poggia su quattro archi a tutto sesto, sorretti a loro volta da altrettanti pilastri.
La controfacciata
Sulla controfacciata spiccano due affreschi simmetrici raffiguranti Pastori in adorazione della Sacra Famiglia (a destra) e Sant’Antonio con il Bambino Gesù (a sinistra), entrambi opera di B. Ferrazzi del 1959. In basso è conservato un altro piccolo affresco raffigurante Gesù Ecce Homo, opera di Antonio Sarnelli datata 1774.
La volta
La volta a botte, ricca di stucchi barocchi, è affrescata con episodi della vita di Santa Caterina, opera del pittore Gustavo Girosi (1909): partendo dall’ingresso, troviamo La decapitazione di Santa Caterina, Santa Caterina che parla con in filosofi alla presenza del prefetto Rufo e, l’ultimo, con Santa Caterina che viene trasportata dagli angeli sul Monte Sinai. Al centro dell’arcata centrale è posto lo stemma del Terzo Ordine di San Francesco, realizzato in stucco da (probabilmente) Marco Vastarella nel 1770, sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Astarita.
Anche le quattro velette di raccordo tra cupola e abside vennero affrescate da Gustavo Girosi con dipinti rappresentanti San Francesco, Sant’Anotnio, San Bonaventura da Bagnoregio e San Lodovico Re di Francia.
Anche le quattro velette di raccordo tra cupola e abside vennero affrescate da Gustavo Girosi con dipinti rappresentanti San Francesco, Sant’Anotnio, San Bonaventura da Bagnoregio e San Lodovico Re di Francia.
Le cappelle di destra
La prima cappella di destra è dedicata alla Sacra Famiglia. In essa sono conservati, sull’altare, un olio su tela di fine XVIII secolo realizzato da Biagio da Vico raffigurante la Sacra Famiglia, il Padre e lo Spirito Santo, alla parete sinistra un’altra di metà XVIII secolo, anonima, con San Nicola che cammina sulle acque e, alla parete destra, ancora una tela non firmata del Settecento con San Nicola di Bari vestito da Vescovo. Per quanto riguarda le sculture, nella cappella sono conservate, a destra, la lapide tombale di Francesco Notarbartolo del 1830 con accanto il busto di D. Beccatelli e G. Vaccà del 1850 e, a sinistra, quella di Rachele Liberati del 1811 e di M. Carolina de Serre del 1822.
La seconda cappella di destra è dedicata a San Francesco. Sull’altare, data 1854 e donato dall’Arcicofraternita del Santissimo Crocifisso, è posta una scultura lignea del XVIII raffigurante il Santo titolare con un crocifisso in mano. Sulla parete sinistra, è conservato un olio su tela (anonimo) raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, mentre su quella destra, troviamo un altro dipinto di epoca settecentesca raffigurante la Tentazione di San Francesco. Tornando alla parete sinistra, al di sotto della tela troviamo due lapidi con stemma ed epigrafe di Carlo Weber del 1744 e di D. Gaspare Torres del 1734.
La terza cappella di destra è dedicata all’Immacolata. All’ingresso, sul pilastro sinistro, è collocata una statua di Santa Rita, con ai lati due colonnine che sorreggono altrettanti candelabri. Un’altra scultura (XVII secolo), questa volta in legno, è posta sull’altare ed è dedicata all’Immacolata, mentre sul tabernacolo si trova un’altra piccola statua del XVIII secolo in legno policromo dedicato a San Giuseppe col Bambino. Sulla parete sinistra è posta un olio su tela del Settecento raffigurante Maria che offre fiori a San Francesco inginocchiato ai suoi piedi, mentre nella lunetta è posto un’altro dipinto, dello stesso secolo, con Maria che incontra Santa Elisabetta. A destra, invece, troviamo, in basso, un olio su tela del XVIII secolo raffigurante la Natività e, nella lunetta superiore, la Presentazione al Tempio.
La seconda cappella di destra è dedicata a San Francesco. Sull’altare, data 1854 e donato dall’Arcicofraternita del Santissimo Crocifisso, è posta una scultura lignea del XVIII raffigurante il Santo titolare con un crocifisso in mano. Sulla parete sinistra, è conservato un olio su tela (anonimo) raffigurante San Francesco che riceve le stimmate, mentre su quella destra, troviamo un altro dipinto di epoca settecentesca raffigurante la Tentazione di San Francesco. Tornando alla parete sinistra, al di sotto della tela troviamo due lapidi con stemma ed epigrafe di Carlo Weber del 1744 e di D. Gaspare Torres del 1734.
La terza cappella di destra è dedicata all’Immacolata. All’ingresso, sul pilastro sinistro, è collocata una statua di Santa Rita, con ai lati due colonnine che sorreggono altrettanti candelabri. Un’altra scultura (XVII secolo), questa volta in legno, è posta sull’altare ed è dedicata all’Immacolata, mentre sul tabernacolo si trova un’altra piccola statua del XVIII secolo in legno policromo dedicato a San Giuseppe col Bambino. Sulla parete sinistra è posta un olio su tela del Settecento raffigurante Maria che offre fiori a San Francesco inginocchiato ai suoi piedi, mentre nella lunetta è posto un’altro dipinto, dello stesso secolo, con Maria che incontra Santa Elisabetta. A destra, invece, troviamo, in basso, un olio su tela del XVIII secolo raffigurante la Natività e, nella lunetta superiore, la Presentazione al Tempio.
Le cappelle di sinistra
La prima cappella di sinistra è dedicata all’Addolorata. Sotto l’altare, sormontato da una tela del XVII secolo dedicata alla Pietà, è collocata una statua lignea del XVII secolo raffigurante il Cristo morto disteso su un letto. Sulla parete di sinistra è collocata una tela di Gaetano Migliar raffigurante l’Ascesa al Calvario, copia di un dipinto di Francesco De Mura conservato nella Chiesa dell’Assunta a Castel di Sangro. A destra, sempre dello stesso artista, è posta un’altra tela del XVII secolo con la Flagellazione di Cristo.
La seconda cappella di sinistra è dedicata alla Divina Pastora. La Santa, vestita di azzurro, è raffigurata nell’atto di accarezzare un agnello in una tela di Antonio Sarnelli del 1755. Sull’altare è posto il busto il legno policromo di Santa Caterina, mentre a sinistra si trova il monumento funebre che custodisce le spoglie della Regina di Sardegna Maria Clotilde di Borbone-Francia, moglie del Re Carlo Emanuele IV di Savoia, sorella di Luigi XVI di Francia, figlia di Luigi Ferdinando di Francia e di Maria Giuseppina di Sassonia ed il Vescovo Monsignor Carlo Francesco Giocoli, appartenente all’antico Casato dei principi Giocoli e morta a Napoli il 7 marzo 1802. Sopra il sarcofago in marmo bianco, è posta una lapide sulla quale è stata incisa, per volontà del marito, una dedica alla defunta, beatificata nel 1982 da papa Giovanni Paolo II. Vista l’importanza della cappella per la casa reale, nel 1933 Umberto di Savoia si attivò per far realizzare un importante restauro (come ricordato da un’altra epigrafe ai lati del sarcofago) durante il quale venne realizzato un nuovo pavimento in marmo, un cancello in bronzo e due lampade votive a testimonianza della santità di Maria Clotilde. Sulla parete destra, invece, è presente una tela anonima del XVIII secolo raffigurante il Cristo e la Divina Pastora, mentre al di sotto è conservata la lapide tombale del Padre Mariano Postiglione, confessore il cuore della Santa.
La terza cappella è dedicata a Sant’Antonio da Padova. All’ingresso è posta la statua di Santa Lucia con gli oggetti del suo martirio. Di fianco al Santo titolare, raffigurato in abito nero, troviamo due nicchie con le statue di San Lodovico re di Francia (a sinistra) e Santa Elisabetta d’Ungheria (a destra), entrambe risalenti all’inizio del XVIII secolo. Sul soffitto è conservata una tela ottagonale, sempre del XVIII secolo, raffigurante l’Ascensione di Sant’Antonio. Sulla parete sinistra, troviamo un altro dipinto dello stesso secolo raffigurante Sant’Antonio che riattacca il piede alla gamba di un giovane che si era automutilato per il rimorso di aver offeso sua madre e, a destra, una del Seicento raffigurante il Miracolo di Sant’Antonio che ridà la vita a un bambino ustionato dall’acqua bollente. Per quanto riguarda le lapidi, in questa cappella è conservata la lastra tombale di Rachele Crispo che, oltre ad un epigrafe in latino, presenta un ovale con il profilo della defunta.
La seconda cappella di sinistra è dedicata alla Divina Pastora. La Santa, vestita di azzurro, è raffigurata nell’atto di accarezzare un agnello in una tela di Antonio Sarnelli del 1755. Sull’altare è posto il busto il legno policromo di Santa Caterina, mentre a sinistra si trova il monumento funebre che custodisce le spoglie della Regina di Sardegna Maria Clotilde di Borbone-Francia, moglie del Re Carlo Emanuele IV di Savoia, sorella di Luigi XVI di Francia, figlia di Luigi Ferdinando di Francia e di Maria Giuseppina di Sassonia ed il Vescovo Monsignor Carlo Francesco Giocoli, appartenente all’antico Casato dei principi Giocoli e morta a Napoli il 7 marzo 1802. Sopra il sarcofago in marmo bianco, è posta una lapide sulla quale è stata incisa, per volontà del marito, una dedica alla defunta, beatificata nel 1982 da papa Giovanni Paolo II. Vista l’importanza della cappella per la casa reale, nel 1933 Umberto di Savoia si attivò per far realizzare un importante restauro (come ricordato da un’altra epigrafe ai lati del sarcofago) durante il quale venne realizzato un nuovo pavimento in marmo, un cancello in bronzo e due lampade votive a testimonianza della santità di Maria Clotilde. Sulla parete destra, invece, è presente una tela anonima del XVIII secolo raffigurante il Cristo e la Divina Pastora, mentre al di sotto è conservata la lapide tombale del Padre Mariano Postiglione, confessore il cuore della Santa.
La terza cappella è dedicata a Sant’Antonio da Padova. All’ingresso è posta la statua di Santa Lucia con gli oggetti del suo martirio. Di fianco al Santo titolare, raffigurato in abito nero, troviamo due nicchie con le statue di San Lodovico re di Francia (a sinistra) e Santa Elisabetta d’Ungheria (a destra), entrambe risalenti all’inizio del XVIII secolo. Sul soffitto è conservata una tela ottagonale, sempre del XVIII secolo, raffigurante l’Ascensione di Sant’Antonio. Sulla parete sinistra, troviamo un altro dipinto dello stesso secolo raffigurante Sant’Antonio che riattacca il piede alla gamba di un giovane che si era automutilato per il rimorso di aver offeso sua madre e, a destra, una del Seicento raffigurante il Miracolo di Sant’Antonio che ridà la vita a un bambino ustionato dall’acqua bollente. Per quanto riguarda le lapidi, in questa cappella è conservata la lastra tombale di Rachele Crispo che, oltre ad un epigrafe in latino, presenta un ovale con il profilo della defunta.
Il transetto
Nel transetto sinistro si apre la cappella della Beata Vergine di Pompei, dedicata in precedenza ai Santi Gioacchino ed Anna, come ricordata dalla pala d’altare di Benedetto Torre del 1781, che mostra Sant’Anna seduta, con il tempio alle sue spalle, intenta ad istruire una piccola Maria e San Gioacchino che appoggiato al bastone; il tutto sotto gli occhi di Dio tra una schiera di Angeli. Sull’altare, inoltre, è posta un’edicola in marmo che custodisce una copia del famoso quadro della Beata Vergine di Pompei.
Nel transetto destro, invece, troviamo la cappella della Madonna delle Grazie, in cui spicca l’altare in marmi policromi e il dossale a due piani con un doppio tabernacolo, ornato da due puttini e una colomba. Al di sopra dell’altare è posto un crocifisso in legno policromo del XVIII secolo con croce in marmo, ai cui piedi è posta un’edicola in cui è conservata la tela ad olio raffigurante la Madonna delle Grazie, datata anch’essa XVIII secolo, attribuita ad Antonio Sarnelli. In alto a sinistra troviamo una tela ovale, questa volta dedicata a San Gennaro, del XVII secolo e, a destra, un altro dipinto, della stessa forma, dedicato a San Domenico, sempre del XVII secolo. Nella parete sinistra, infine, è posto un baldacchino in legno dorato che custodisce la statua del Sacro Cuore di Gesù, opera del XVIII secolo.
Nel transetto destro, invece, troviamo la cappella della Madonna delle Grazie, in cui spicca l’altare in marmi policromi e il dossale a due piani con un doppio tabernacolo, ornato da due puttini e una colomba. Al di sopra dell’altare è posto un crocifisso in legno policromo del XVIII secolo con croce in marmo, ai cui piedi è posta un’edicola in cui è conservata la tela ad olio raffigurante la Madonna delle Grazie, datata anch’essa XVIII secolo, attribuita ad Antonio Sarnelli. In alto a sinistra troviamo una tela ovale, questa volta dedicata a San Gennaro, del XVII secolo e, a destra, un altro dipinto, della stessa forma, dedicato a San Domenico, sempre del XVII secolo. Nella parete sinistra, infine, è posto un baldacchino in legno dorato che custodisce la statua del Sacro Cuore di Gesù, opera del XVIII secolo.
Il presbiterio
Al centro, si erge l’altare maggiore, realizzato nel XVII secolo in marmi policromi intarsiati, il cui dossale si sviluppa su due piani: in basso troviamo decorazioni e motivi floreali e, in alto, motivi che ricordano ghirlande stilizzate. Al centro, il tabernacolo in marmo intarsiato, decorato da una coppia di angeli e da una colomba. Su di esso poggia un crocifisso in legno e, a lato, dei candelabri, donati ai frati dalla Regina Maria Clotilde.
Alla destra dell’altare è collocata la sede presidenziale, opera di ebanisti napoletani del XVIII secolo che la realizzarono in legno di quercia, la cui sommità presenta una cornice in cui è posta una piccola statua di Santa Caterina V. M. d’Alessandria, datata XVII secolo. Ad essa si aggiungono due sgabelli della stessa fattura.
Sulla volta dell’abside è conservato l’affresco del 1909 di Gustavo Girosi raffigurante scene di lutto per la morte di Santa Elisabetta Regina d’Ungheria.
Alle spalle dell’organo si trova il coro in legno di noce intagliato (1772) realizzato da Fra’ Mariano Marini su due ordini.
Alla destra dell’altare è collocata la sede presidenziale, opera di ebanisti napoletani del XVIII secolo che la realizzarono in legno di quercia, la cui sommità presenta una cornice in cui è posta una piccola statua di Santa Caterina V. M. d’Alessandria, datata XVII secolo. Ad essa si aggiungono due sgabelli della stessa fattura.
Sulla volta dell’abside è conservato l’affresco del 1909 di Gustavo Girosi raffigurante scene di lutto per la morte di Santa Elisabetta Regina d’Ungheria.
Alle spalle dell’organo si trova il coro in legno di noce intagliato (1772) realizzato da Fra’ Mariano Marini su due ordini.
La sagrestia e gli altri ambienti
Sul lato destro della zona absidale si apre un ambiente, oggi utilizzato come magazzino, che un tempo era la sagrestia. Quest’ultima, invece, si trova oggi in un altra sala alla sinistra dell’abside. Al suo interno, è custodito un grande affresco di Antonio Sarnelli (sulla volta) datato 1767 raffigurante San Francesco d’Assisi circondato da angeli.
Al centro si apre un grande finestrone, mentre, tra gli arredi, spicca il grande armadio monumentale in mogano, realizzato nel 1962 dal frate, maestro ebanista, Salvatore Carbonaro.
Accanto alla sagrestia ci sono altri tre ambienti, uno destinato ad ufficio del rettore, uno a lavabo e, un altro, a solottino. In quest’ultimo sono conservato le lapidi in marmo tra cui quella del 1601 che ricorda la donazione di Michele Pellegrino che permise la costruzione della cupola.
Al centro si apre un grande finestrone, mentre, tra gli arredi, spicca il grande armadio monumentale in mogano, realizzato nel 1962 dal frate, maestro ebanista, Salvatore Carbonaro.
Accanto alla sagrestia ci sono altri tre ambienti, uno destinato ad ufficio del rettore, uno a lavabo e, un altro, a solottino. In quest’ultimo sono conservato le lapidi in marmo tra cui quella del 1601 che ricorda la donazione di Michele Pellegrino che permise la costruzione della cupola.
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