Chiesa di Santa Caterina da Siena
Storia e descrizione
La Chiesa di Santa Caterina da Siena si trova in Via Santa Caterina da Siena.
Si presume che la chiesa e il complesso monastico vennero costruiti nel XVI secolo, ma le prime notizie documentate risalgono al 1613 quando vi si insediarono alcune religiose dell’ordine teresiano. In precedenza, il luogo, era stato scelto dal vicerè don Juan de Austria per costruirvi un ospedale dedicato a “Santa Maria della Vittoria” in ricordo della sconfitta subita nel 1571 da parte dell’armata turca nelle acque di Lepanto. Successivamente, nel XVII secolo, la struttura venne trasferita e gli ambienti, compresa l’annessa chiesa, rimasero liberi e affidati, come già detto, alle religiose teresiane.
Tra il 1750 ed il 1753, in sostituzione delle torri ormai scomparse, verrà costruito il campanile, che si sviluppa su cinque diversi registri, interamente decorato di pregevolissimi stucchi. Nello stesso secolo, il convento fu ampliato. Prima grazie al progetto dell’architetto napoletano Mario Gioffredo (1765) e, successivamente, con l’intervento di Giovanni del Gaizo e Gennaro Sammartino. La struttura si presentava composta da quattro corpi, ognuno adibito ad una diversa funzione: la chiesa, il convento delle teresiane, quello delle monache della Solitaria e quello dei frati. Una scala, con vari rampanti in parte ancora oggi conservati, collegava i due ampi giardini appartenenti alle religiose.
Dei tre portici, quello affrescato corrisponde all’attuale ingresso della struttura universitaria, ma l’intervento di Mario Gioffredo fu rivolto soprattutto alla chiesa. Nel 1766 venne realizzato il pronao, sulla cui volta, nel 1784, Vincenzo Diano affrescò la Glorificazione della Chiesa.
L’attuale aspetto, però, è oggi profondamente mutato, conseguenza delle opere di ammodernamento in un quadro di risanamento generale di tutta l’area circostante, durante il quale venne realizzata una nuova strada per collegare la salita dei Gradoni di Chiaia con il corso Vittorio Emanuele. Questo comportò la distruzione di una parte considerevole delle strutture religiose che perse il convento dei monaci, quello delle teresiane e l’ampio giardino.
Attualmente, la struttura è affidata all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, mentre la chiesa è spesso utilizzata dalla Fondazione “Pietà de’ Turchini” per eventi culturali.
Si presume che la chiesa e il complesso monastico vennero costruiti nel XVI secolo, ma le prime notizie documentate risalgono al 1613 quando vi si insediarono alcune religiose dell’ordine teresiano. In precedenza, il luogo, era stato scelto dal vicerè don Juan de Austria per costruirvi un ospedale dedicato a “Santa Maria della Vittoria” in ricordo della sconfitta subita nel 1571 da parte dell’armata turca nelle acque di Lepanto. Successivamente, nel XVII secolo, la struttura venne trasferita e gli ambienti, compresa l’annessa chiesa, rimasero liberi e affidati, come già detto, alle religiose teresiane.
Tra il 1750 ed il 1753, in sostituzione delle torri ormai scomparse, verrà costruito il campanile, che si sviluppa su cinque diversi registri, interamente decorato di pregevolissimi stucchi. Nello stesso secolo, il convento fu ampliato. Prima grazie al progetto dell’architetto napoletano Mario Gioffredo (1765) e, successivamente, con l’intervento di Giovanni del Gaizo e Gennaro Sammartino. La struttura si presentava composta da quattro corpi, ognuno adibito ad una diversa funzione: la chiesa, il convento delle teresiane, quello delle monache della Solitaria e quello dei frati. Una scala, con vari rampanti in parte ancora oggi conservati, collegava i due ampi giardini appartenenti alle religiose.
Dei tre portici, quello affrescato corrisponde all’attuale ingresso della struttura universitaria, ma l’intervento di Mario Gioffredo fu rivolto soprattutto alla chiesa. Nel 1766 venne realizzato il pronao, sulla cui volta, nel 1784, Vincenzo Diano affrescò la Glorificazione della Chiesa.
L’attuale aspetto, però, è oggi profondamente mutato, conseguenza delle opere di ammodernamento in un quadro di risanamento generale di tutta l’area circostante, durante il quale venne realizzata una nuova strada per collegare la salita dei Gradoni di Chiaia con il corso Vittorio Emanuele. Questo comportò la distruzione di una parte considerevole delle strutture religiose che perse il convento dei monaci, quello delle teresiane e l’ampio giardino.
Attualmente, la struttura è affidata all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, mentre la chiesa è spesso utilizzata dalla Fondazione “Pietà de’ Turchini” per eventi culturali.
Interno
La chiesa, a navata unica, presenta quattro cappelle per ogni lato e un’abside semicircolare. La decorazione interna è costituita soprattutto da tarsie marmoree, mentre l’illuminazione è affidata solamente ai finestroni che si aprono sulle chiavi d’arco.
Le cappelle laterali sono a pianta circolare con archi a tutto sesto, separate tra loro con paraste marmore con capitelli ionici e festoni. Al loro interno, troviamo importanti dipinti: Francesco De Mura è autore del Sant’Agostino (prima cappella a destra) e della Madonna del Rosario (seconda cappella a sinistra), Giacinto Diana del Calvario (seconda cappella a destra, 1782) e Fedele Fischetti delle tele raffiguranti la Circoncisione (terza cappella a destra), La Vergine, la Maddalena e santa Caterina reggono un drappo con san Domenico Soriano e Noli me tangere (prima cappella a sinistra).
Gli affreschi vennero realizzati nel XVII secolo durante l’intervento di Mario Gioffredo che si avvalse del pittore Fedele Fischetti, il quale dipinse nella volta la Gloria di Santa Caterina, nella tribuna L’Eterno e gli Evangelisti, nelle lunette sugli altari Virtù cardinali e Virtù teologali.
Alle estremità della navata, rimangono come originale testimonianza dell’antica chiesa le splendide acquasantiere con Santa Caterina e San Domenico, attribuibili alla scuola di Cosimo Fanzago. Il pavimento, in cotto maiolicato, è frutto dell’intervento del 1760 di Ignazio Chiaiese.
L’abside è diviso in cinque settori, dei quali, quello centrale, decorato da grandi paraste e capitelli ionici, presenta una cona in cui è conservato il dipinto di Lorenzo De Caro con lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, sormontato da un timpano triangolare su cui si appoggia una coppia di angeli. Ai lati, troviamo i coretti da dove le monache assistono alle liturgie. L’altare, in marmo, progettato da Mario Gioffredo, venne realizzato nel 1727 da Nicola Palmiero.
In corrispondenza del lato destro dell’altare venne aperto un corridoio per proteggere la chiesa dall’umidità, separandola dalla roccia. In seguito, alle spalle dell’abside venne ricavata una saletta circolare, detta sala del comunichino, per collegare la navata al nuovo ambiente. Qui è posto un altarino in stucco del XVIII secolo che è attribuito all’architetto, scultore e pittore napoletano Domenico Antonio Vaccaro.
Le cappelle laterali sono a pianta circolare con archi a tutto sesto, separate tra loro con paraste marmore con capitelli ionici e festoni. Al loro interno, troviamo importanti dipinti: Francesco De Mura è autore del Sant’Agostino (prima cappella a destra) e della Madonna del Rosario (seconda cappella a sinistra), Giacinto Diana del Calvario (seconda cappella a destra, 1782) e Fedele Fischetti delle tele raffiguranti la Circoncisione (terza cappella a destra), La Vergine, la Maddalena e santa Caterina reggono un drappo con san Domenico Soriano e Noli me tangere (prima cappella a sinistra).
Gli affreschi vennero realizzati nel XVII secolo durante l’intervento di Mario Gioffredo che si avvalse del pittore Fedele Fischetti, il quale dipinse nella volta la Gloria di Santa Caterina, nella tribuna L’Eterno e gli Evangelisti, nelle lunette sugli altari Virtù cardinali e Virtù teologali.
Alle estremità della navata, rimangono come originale testimonianza dell’antica chiesa le splendide acquasantiere con Santa Caterina e San Domenico, attribuibili alla scuola di Cosimo Fanzago. Il pavimento, in cotto maiolicato, è frutto dell’intervento del 1760 di Ignazio Chiaiese.
L’abside è diviso in cinque settori, dei quali, quello centrale, decorato da grandi paraste e capitelli ionici, presenta una cona in cui è conservato il dipinto di Lorenzo De Caro con lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, sormontato da un timpano triangolare su cui si appoggia una coppia di angeli. Ai lati, troviamo i coretti da dove le monache assistono alle liturgie. L’altare, in marmo, progettato da Mario Gioffredo, venne realizzato nel 1727 da Nicola Palmiero.
In corrispondenza del lato destro dell’altare venne aperto un corridoio per proteggere la chiesa dall’umidità, separandola dalla roccia. In seguito, alle spalle dell’abside venne ricavata una saletta circolare, detta sala del comunichino, per collegare la navata al nuovo ambiente. Qui è posto un altarino in stucco del XVIII secolo che è attribuito all’architetto, scultore e pittore napoletano Domenico Antonio Vaccaro.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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