Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato
Storia
La Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato si trova in Piazza Mercato.
La prima versione della chiesa venne costruita nel 1351 (anche se alcune fonti parlano del 1331), per volontà del conciatore di pelli Domenico Persio che decise di dedicare una cappella a Corradino di Svevia, proprio nel luogo in cui fu decapitato a soli 16 anni per ordini di Carlo I d’Angiò il 19 ottobre del 1268. L’edificio venne dedicato alla Santa Croce, a causa della colonna con croce che fu posta all’interno.
Successivamente, nel XVII secolo, nella piazza vennero create delle fosse comuni per seppellire i morti durante l’epidemia di peste del 1656, per ricordare i quali sembra che nel 1774 venne realizzata una cappella dedicata alla Santa Croce delle Anime Purganti.
Pochi anni più tardi, il 22 luglio 1781, un incendio generato dai fuochi utilizzati durante la festa in onore della Madonna del Carmine, danneggiò la piazza e le cappelle. Della ricostruzione venne incaricato da Ferdinando IV l’architetto Francesco Sicuro che realizzò una chiesa totalmente nuova, terminata nel 1786 e consacrata il 3 novembre 1791.
Restaurata nel 1911, l’edificio subì gravi danni sia a causa dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale che a causa del terremoto del 1980.
La prima versione della chiesa venne costruita nel 1351 (anche se alcune fonti parlano del 1331), per volontà del conciatore di pelli Domenico Persio che decise di dedicare una cappella a Corradino di Svevia, proprio nel luogo in cui fu decapitato a soli 16 anni per ordini di Carlo I d’Angiò il 19 ottobre del 1268. L’edificio venne dedicato alla Santa Croce, a causa della colonna con croce che fu posta all’interno.
Successivamente, nel XVII secolo, nella piazza vennero create delle fosse comuni per seppellire i morti durante l’epidemia di peste del 1656, per ricordare i quali sembra che nel 1774 venne realizzata una cappella dedicata alla Santa Croce delle Anime Purganti.
Pochi anni più tardi, il 22 luglio 1781, un incendio generato dai fuochi utilizzati durante la festa in onore della Madonna del Carmine, danneggiò la piazza e le cappelle. Della ricostruzione venne incaricato da Ferdinando IV l’architetto Francesco Sicuro che realizzò una chiesa totalmente nuova, terminata nel 1786 e consacrata il 3 novembre 1791.
Restaurata nel 1911, l’edificio subì gravi danni sia a causa dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale che a causa del terremoto del 1980.
Descrizione
La facciata, in stile neoclassico, è scandita da quattro colonne doriche sormontate da un timpano triangolare con lo stemma borbonico che sormonta il portale d’ingresso. Nel primo e nel secondo ordine si aprono quattro nicchie delle quali sono poste le statue dei Santi Gennaro e Eligio (in basso) e dei Santi Pietro e Paolo (in alto). L’edificio è sormontato da una cupola decorata da bande maiolicate verdi e gialle che ne dividono la superficie in settori, a loro volta decorati da motivi floreali maiolicati degli stessi colori.
L’interno, con pianta a croce greca e tre navate, conserva al suo interno un ceppo con lo stemma dei cuoiai che, secondo la tradizione, potrebbe essere proprio quello sul quale venne decapitato Corradino di Svevia anche se, più probabilmente, si tratta della chiave di volta dell’antica cappella nella quale fu sepolto. Una colonna commemorativa in porfido ricorda l’evento storico che diede il via all’ascesa della dinastia angioina a Napoli ai danni degli Svevi con l’incisione “Asturis ungue leo pullum rapiens aquilinum hic deplumavit acephalumque dedit”, (Il leone artigliò l’aquilotto ad Astura, gli strappò le piume e lo decapitò). La morte del sovrano in piazza sancì la fine della dinastia sveva e del suo sogno imperiale, favorendo l’ascesa degli angioini di Napoli. Le opere pittoriche, invece, tra cui alcune di Luca Giordano, sono conservate nel Museo Civico di Castel Nuovo. Infine, sopra l’ingresso, sulla controfacciata, è presente una pregevole cantoria in legno bianco e bordi d’oro con organo.
L’interno, con pianta a croce greca e tre navate, conserva al suo interno un ceppo con lo stemma dei cuoiai che, secondo la tradizione, potrebbe essere proprio quello sul quale venne decapitato Corradino di Svevia anche se, più probabilmente, si tratta della chiave di volta dell’antica cappella nella quale fu sepolto. Una colonna commemorativa in porfido ricorda l’evento storico che diede il via all’ascesa della dinastia angioina a Napoli ai danni degli Svevi con l’incisione “Asturis ungue leo pullum rapiens aquilinum hic deplumavit acephalumque dedit”, (Il leone artigliò l’aquilotto ad Astura, gli strappò le piume e lo decapitò). La morte del sovrano in piazza sancì la fine della dinastia sveva e del suo sogno imperiale, favorendo l’ascesa degli angioini di Napoli. Le opere pittoriche, invece, tra cui alcune di Luca Giordano, sono conservate nel Museo Civico di Castel Nuovo. Infine, sopra l’ingresso, sulla controfacciata, è presente una pregevole cantoria in legno bianco e bordi d’oro con organo.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
VesuvioLive
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