Chiesa del Gesù delle Monache

Storia e architettura
facciata chiesa gesù delle monacheNei pressi di Porta San Gennaro,
nell'omonima via, è situata la chiesa del Gesù elle Monache.
Il monastero era già attivo nel XV secolo, visto che in quel periodo la regina Giovanna II era solita provvedere a delle cospicue donazioni, grazie alle quali fu possibile ampliare la struttura. In seguito, la regina Giovanna III, moglie di Re Ferrante I d’Aragona, e la figlia Giovanna IV utilizzarono il monastero come sede privata per le salme della famiglia reale, con l’obiettivo di costruire una chiesa che diventasse il pantheon della dinastia. Purtroppo, terminato il regno aragonese, il complesso (dedicato nel 1527 a Santa Maria del Gesù) si ritrovò senza finanziamenti, ma, fortunatamente, nel 1582 fu possibile ricostruire la chiesa grazie all’interessamento di Lucrezia Dentice e della famiglia Montalto. In seguito, verso la fine del XVII secolo, l’edificio di culto venne restaurato in stile barocco dall’architetto Arcangelo Guglielmelli. Nel 1862, infine, l’adiacente chiesa di San Giovanni in Porta venne distrutta e la sua denominazione passò alla chiesa del Gesù delle Monache, dando vita così alla parrocchia di San Giovanni Evangelista a Porta San Gennaro.
La facciata della chiesa, tipico esempio di stile tardo-rinascimentale, presenta delle edicole in cui sono poste statue di Santi, mentre l’ingresso è possibile attraverso un maestoso portale in legno intagliato del Cinquecento.
L'interno
interno chiesa gesù delle monacheL’interno si presenta con unica navata, quattro cappelle per lato, un soffitto ligneo a cassettoni risalente circa al 1680 e un pavimento maiolicato realizzato da Nicola Giustiniani intorno al 1670. Sono custoditi numerosi dipinti di Francesco Solimena come San Giovanni Evangelista e il cardinale Innico Caracciolo (1685, proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Porta San Gennaro, distrutta, e posto sulla controfacciata), il Trionfo di Santa Chiara e Santa Chiara in Gloria tra i Santi Bonaventura, Giovanni da Capestrano e Ludovico da Tolosa, sull’altare della seconda cappella destra dedicata all’omonima Santa (1681-1684), l’Annunciazione e lo Sposalizio Della Vergine (1685) e Santa in Gloria, entrambi ai lati della cappella di sinistra. Inoltre, dello stesso Solimena, si potevano ammirare altre due opere, andate perdute, raffiguranti Storie di Santa Chiara, che si trovavano ai lati della cappella dedicata alla Santa.
Anche Luca Giordano ha lasciato il suo contributo all’interno della chiesa con l’Immacolta, Santa Teresa e Santa Chiara (1683), nella prima cappella di sinistra, e Sant’Antonio che predica ai pesci e Sant’Antonio che risana un piede ad un ferito, ai lati della stessa cappella.
Inoltre, troviamo alcune decorazioni in stucco di Lorenzo Vaccaro e Giuseppe Troise nelle prime due cappelle di entrambi i lati (1680-1683), un organo in legno intagliato e decorato del XVII secolo, la parete lignea dell’abside realizzata da Arcangelo Guglielmelli intorno al 1680, la Madonna col Bambino e i Santi Francesco Chiara Pietro e Palo di Fabrizio Santafede (1696), le tele di Giovan Vincenzo di Forlì nella terza cappella destra raffiguranti San Francesco che riceve le Stimate e i santi Francesco e Chiara, un polittico cinquecentesco situato nella quarta cappella destra, Santa Chiara che scaccia i Saraceni (1696) e, infine, una tavola cinquecentesca con il
Sangue di Cristo (o Torchio Mistico).
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia e da Culturacampania

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