Chiesa di San Pietro a Majella
Storia e architettura
La
Chiesa di San Pietro a Majella si affaccia su Piazza Luigi Miraglia.
Venne edificata negli ultimi anni del XIII secolo, per volere di Carlo II d’Angiò, nel luogo in cui sorgevano due monasteri intitolati a Sant’Eufemia e Sant’Agata. Il re assegnò l’opera al maestro razionale di corte, Pipino da Barletta. Affidata all’ordine dei celestini, la struttura venne da loro dedicata a papa Celestino V, il cui vero nome era Pietro Angeleri da Morrono. Per questo motivo l’intero complesso prese comunemente il nome di San Pietro a Majella, in ricordo del periodo in cui il santo viveva da eremita sulla Majella.
Nel XIV secolo cominciarono i restauri, voluti dal re Roberto d’Angiò e da Andrea d’Ungheria. In seguito, nel 1508, un altro intervento voluto da re Alfonso I, spostò in avanti la facciata. Nel XVI secolo, poi, l’interno fu adeguato ai gusti del tempo, con l’aggiunta di decorazioni in stile barocco con stucchi e marmi, mentre il presbiterio venne rialzato e il soffitto a capriate sostituito. Nel 1799 il convento cessò la sua funzione “religiosa” e, dal 1826, fu destinato ad accogliere il Conservatorio di San Pietro a Majella, nato dalla fusione di altri quattro conservatori storici della città: Pietà dei Turchini, Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana e Poveri di Cristo.
Infine, i restauri del XX secolo, terminati nel 1933, ripristinarono l’originario aspetto gotico della chiesa, rimuovendo le decorazioni aggiunte in periodo barocco.
Il campanile venne probabilmente edificato all’inizio del XIV secolo. Alto 42 metri e realizzato i tufo e piperno, presenta una struttura classica, diviso in tre ordini e culminante con una cuspide, e venne inserito all’interno della prima arcata della navata sinistra. Tra il secondo e il terzo piano, vennero inseriti gli stemmi di papa Celestino V.
Chiesa di San Pietro a Majella si affaccia su Piazza Luigi Miraglia.
Venne edificata negli ultimi anni del XIII secolo, per volere di Carlo II d’Angiò, nel luogo in cui sorgevano due monasteri intitolati a Sant’Eufemia e Sant’Agata. Il re assegnò l’opera al maestro razionale di corte, Pipino da Barletta. Affidata all’ordine dei celestini, la struttura venne da loro dedicata a papa Celestino V, il cui vero nome era Pietro Angeleri da Morrono. Per questo motivo l’intero complesso prese comunemente il nome di San Pietro a Majella, in ricordo del periodo in cui il santo viveva da eremita sulla Majella.
Nel XIV secolo cominciarono i restauri, voluti dal re Roberto d’Angiò e da Andrea d’Ungheria. In seguito, nel 1508, un altro intervento voluto da re Alfonso I, spostò in avanti la facciata. Nel XVI secolo, poi, l’interno fu adeguato ai gusti del tempo, con l’aggiunta di decorazioni in stile barocco con stucchi e marmi, mentre il presbiterio venne rialzato e il soffitto a capriate sostituito. Nel 1799 il convento cessò la sua funzione “religiosa” e, dal 1826, fu destinato ad accogliere il Conservatorio di San Pietro a Majella, nato dalla fusione di altri quattro conservatori storici della città: Pietà dei Turchini, Santa Maria di Loreto, Sant’Onofrio a Capuana e Poveri di Cristo.
Infine, i restauri del XX secolo, terminati nel 1933, ripristinarono l’originario aspetto gotico della chiesa, rimuovendo le decorazioni aggiunte in periodo barocco.
Il campanile venne probabilmente edificato all’inizio del XIV secolo. Alto 42 metri e realizzato i tufo e piperno, presenta una struttura classica, diviso in tre ordini e culminante con una cuspide, e venne inserito all’interno della prima arcata della navata sinistra. Tra il secondo e il terzo piano, vennero inseriti gli stemmi di papa Celestino V.
L'interno
L’interno della chiesa si presenta con tre navate, separate da pilastri che sorreggono archi gotici, transetto e cappelle laterali. Il soffitto della navata centrale, a cassettoni, e quello del transetto presentano dipinti di Mattia preti, realizzati tra il 1657 e il 1659, raffiguranti storie di vita di Celestino V e di santa Caterina d’Alessandria.
L’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago nel XVII secolo, si trova al di là di una balaustra in marmi colorati ed è decorato con candelieri e vasi d’argento. Sulla controfacciata, invece, è conservato un crocifisso ligneo realizzato nel Seicento da un artista anonimo. Sulla parete di fondo è posta la tomba di Pipino da Barletta, architetto della chiesa, realizzata da Giovanni Barrile, e i monumenti sepolcrali della famiglia Petra, opera di Lorenzo Vaccaro. Il coro, invece, risale al XVI secolo.
Nelle cappelle laterali è possibile ammirare altre opere come la Madonna che appare a San Pietro Celestino di Massimo Stanzione (quarta cappella destra), affreschi di scuola giottesca (Cappella Leonessa), San Sebastiano attribuito a Giovanni da Nola (seconda cappella destra del presbiterio) e un pavimento maiolicato della seconda metà del Quattrocento (Cappella del Crocifisso).
L’altare maggiore, disegnato da Cosimo Fanzago nel XVII secolo, si trova al di là di una balaustra in marmi colorati ed è decorato con candelieri e vasi d’argento. Sulla controfacciata, invece, è conservato un crocifisso ligneo realizzato nel Seicento da un artista anonimo. Sulla parete di fondo è posta la tomba di Pipino da Barletta, architetto della chiesa, realizzata da Giovanni Barrile, e i monumenti sepolcrali della famiglia Petra, opera di Lorenzo Vaccaro. Il coro, invece, risale al XVI secolo.
Nelle cappelle laterali è possibile ammirare altre opere come la Madonna che appare a San Pietro Celestino di Massimo Stanzione (quarta cappella destra), affreschi di scuola giottesca (Cappella Leonessa), San Sebastiano attribuito a Giovanni da Nola (seconda cappella destra del presbiterio) e un pavimento maiolicato della seconda metà del Quattrocento (Cappella del Crocifisso).
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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