Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario
Storia
La Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario si trova in Largo Montercalvario.
La chiesa venne costruita nel 1560 (e consacrata nel 1574) grazie all’interessamento della nobile Ilaria D’Apuzzo che la donò ai frati osservanti di San Francesco. L’edificio venne ampliato all’inizio del XVII secolo, quando fu aggiunto anche uno scalone monumentale e un portico ad anticipare la facciata (eliminato ad inizio Settecento), mentre nel 1677 Gennaro Schiavo rimaneggiò le decorazioni interne conferendo all’ambiente uno stile tipicamente barocco.
Nel 1808, durante il Decennio Francese, il convento, che era stato abbellito con un pregevole giardino, fu trasformato in caserma e lo spazio antistante la chiesa utilizzato come mercato causando la distruzione della scalinata originaria, che fu sostituita da un’altra meno scenografica per lasciare spazio alle nuove botteghe. I lavori finirono nel 1816, ma dopo dieci anni i francescani ritornarono in sede occupandosi del restauro del complesso. Altri interventi si resero necessari nel 1858, ma nel 1928 il comune decise di abbattere il convento ed innalzare al suo posto un istituto scolastico.
Il complesso fu lievemente danneggiato dal terremoto del 1980 e restaurato nuovamente tra il 1990 e il 1991.
La chiesa venne costruita nel 1560 (e consacrata nel 1574) grazie all’interessamento della nobile Ilaria D’Apuzzo che la donò ai frati osservanti di San Francesco. L’edificio venne ampliato all’inizio del XVII secolo, quando fu aggiunto anche uno scalone monumentale e un portico ad anticipare la facciata (eliminato ad inizio Settecento), mentre nel 1677 Gennaro Schiavo rimaneggiò le decorazioni interne conferendo all’ambiente uno stile tipicamente barocco.
Nel 1808, durante il Decennio Francese, il convento, che era stato abbellito con un pregevole giardino, fu trasformato in caserma e lo spazio antistante la chiesa utilizzato come mercato causando la distruzione della scalinata originaria, che fu sostituita da un’altra meno scenografica per lasciare spazio alle nuove botteghe. I lavori finirono nel 1816, ma dopo dieci anni i francescani ritornarono in sede occupandosi del restauro del complesso. Altri interventi si resero necessari nel 1858, ma nel 1928 il comune decise di abbattere il convento ed innalzare al suo posto un istituto scolastico.
Il complesso fu lievemente danneggiato dal terremoto del 1980 e restaurato nuovamente tra il 1990 e il 1991.
Descrizione
La facciata, anticipata da un portale che si apre verso la strada e da una scalinata, domina tutta la piazza sottostante, trovandosi su di un piano rialzato rispetto a quello stradale. Presenta tre tre coppie di lesene verticali, due delle quali incorniciano l’ingresso del pronao, e, in alto, un timpano triangolare.
L’interno si presenta a croce greca con navata laterale e cinque cappelle per lato. La volta a botte si interrompe all’altezza del transetto, nel quale si apre una cupola con tamburo e lanterna.
Come detto in precedenza, e come si legge su due lapidi poste nel presbiterio il primo restauro degli interni avvenne nel 1677 per mano di Gennaro Schiavo, epoca alla quale risalgono anche le acquasantiere e il bellissimo altare maggiore, attribuiti alla bottega di Cosimo Fanzago. Ai primi anni trenta del ‘700, invece, risale il restauro che conferì alla chiesa l’aspetto attuale, periodo nel quale venne aggiunto l’organo e le decorazioni in stucco, attribuite alla bottega di Domenico Antonio Vaccaro. La pavimentazione maiolicata in stile neoclassico risale al XIX secolo, mentre la zona absidale è stata ricostruita in epoca più moderna a causa dei pesanti danni subiti durante i bombardamenti su Napoli del 1943.
Nella prima cappella di sinistra, nella lunetta superiore, è custodito il dipinto raffigurante il Giudizio universale, con Santi e Angeli intorno al Cristo Giudicante e alla Madonne che intercede per le anime, nel quale si distinguono gli Evangelisti e angeli con i simboli della passione. Al centro è raffigurata invece la Madonna del Rosario col Bambino che distribuisce i rosari alle badesse clarisse e ai Francescani. Attorno, cerchi raffiguranti i Quindici Misteri del Rosario. In basso è raffigurato San Bonaventura che predica e, nei due rettangoli ai lati, San Francesco e Santa Chiara accompagnano le anime elette, mentre quelle dannate, a destra, vengono mangiate da Cerbero. Prima del suo ultimo restauro il (1990), il polittico venne attribuito ad un anonimo “Maestro di Montecalvario” e, poi, frutto di errate interpretazioni di documenti dell’epoca al pittore napoletano Michele Curia. Dal 2005 a questa parte, invece, gli studiosi sono concordi nell’attribuire l’opera al pittore veneto Giovanni De Mio.
La seconda cappella di sinistra, detta dei Serracapriola (visto lo stemma di famiglia inciso in una lapide sul pavimento), custodisce la tela raffigurante la Deposizione, della scuola di Giovan Bernardo Lama. Ai lati di quest’ultima cappella, troviamo il sepolcro di Nicola Maresca (a sinistra), presidente della Real Camera della Sommaria del 1759, e quello dei Donnoroso Serracapriola (a destra).
La terza cappella sinistra, della famiglia Del Pozzo, presenta due tele del XVIII secolo raffiguranti Santa Rosa nel Fuoco (a sinistra) e i Santi Rocco e Carlo che visitano gli appestati (a destra). Sull’altare, invece, è collocata una statua di San Ciro, attribuita a Michelangelo Naccherino.
Nella quarta cappella di sinistra, anch’essa della famiglia Del Pozzo, è conservato un Sant’Antonio da Padova di Leonardo Castellano del 1567 e due tele raffigurano il Santo che predica ai pesci (a sinistra) e il Santo che fa inchinare la mula davanti all’Eucarestia (a destra), opere attribuite ad un artista vicino a Giovan Battista Beinaschi.
La quinta cappella di sinistra, invece, sull’altare custodisce una tela raffigurante la Madonne delle Anime Purganti, opera cinquecentesca attribuita al pittore siciliano Giovan Filippo Criscuolo, ridipinta nel XIX secolo. Ai lati, due dipinti realizzati dalla stessa mano di quelli posti nella cappella precedente raffiguranti San Francesco con le anime del Purgatorio (a sinistra) e San Francesco e il miracolo delle Rose invernali (a destra). I pilastri dell’altare seicentesco in marmo, infine, sono decorati con due bassorilievi seicenteschi raffiguranti San Ludovico e San Didaco.
Arrivando all’abside si può ammirare il pregevole altare di scuola fanzaghiana e una statua lignea di fine Seicento raffigurante la Madonna Immacolata che, un tempo, al posto dell’attuale angioletto teneva in braccio il Bambin Gesù. Dei ganci posti sulle spalle della statua lasciano presumere che venisse utilizzata durante la Processione del Battaglino (soppressa verso la metà del Settecento), che si teneva lungo Via Toledo il Sabato Santo tra la Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli e la Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario.
L’interno si presenta a croce greca con navata laterale e cinque cappelle per lato. La volta a botte si interrompe all’altezza del transetto, nel quale si apre una cupola con tamburo e lanterna.
Come detto in precedenza, e come si legge su due lapidi poste nel presbiterio il primo restauro degli interni avvenne nel 1677 per mano di Gennaro Schiavo, epoca alla quale risalgono anche le acquasantiere e il bellissimo altare maggiore, attribuiti alla bottega di Cosimo Fanzago. Ai primi anni trenta del ‘700, invece, risale il restauro che conferì alla chiesa l’aspetto attuale, periodo nel quale venne aggiunto l’organo e le decorazioni in stucco, attribuite alla bottega di Domenico Antonio Vaccaro. La pavimentazione maiolicata in stile neoclassico risale al XIX secolo, mentre la zona absidale è stata ricostruita in epoca più moderna a causa dei pesanti danni subiti durante i bombardamenti su Napoli del 1943.
Nella prima cappella di sinistra, nella lunetta superiore, è custodito il dipinto raffigurante il Giudizio universale, con Santi e Angeli intorno al Cristo Giudicante e alla Madonne che intercede per le anime, nel quale si distinguono gli Evangelisti e angeli con i simboli della passione. Al centro è raffigurata invece la Madonna del Rosario col Bambino che distribuisce i rosari alle badesse clarisse e ai Francescani. Attorno, cerchi raffiguranti i Quindici Misteri del Rosario. In basso è raffigurato San Bonaventura che predica e, nei due rettangoli ai lati, San Francesco e Santa Chiara accompagnano le anime elette, mentre quelle dannate, a destra, vengono mangiate da Cerbero. Prima del suo ultimo restauro il (1990), il polittico venne attribuito ad un anonimo “Maestro di Montecalvario” e, poi, frutto di errate interpretazioni di documenti dell’epoca al pittore napoletano Michele Curia. Dal 2005 a questa parte, invece, gli studiosi sono concordi nell’attribuire l’opera al pittore veneto Giovanni De Mio.
La seconda cappella di sinistra, detta dei Serracapriola (visto lo stemma di famiglia inciso in una lapide sul pavimento), custodisce la tela raffigurante la Deposizione, della scuola di Giovan Bernardo Lama. Ai lati di quest’ultima cappella, troviamo il sepolcro di Nicola Maresca (a sinistra), presidente della Real Camera della Sommaria del 1759, e quello dei Donnoroso Serracapriola (a destra).
La terza cappella sinistra, della famiglia Del Pozzo, presenta due tele del XVIII secolo raffiguranti Santa Rosa nel Fuoco (a sinistra) e i Santi Rocco e Carlo che visitano gli appestati (a destra). Sull’altare, invece, è collocata una statua di San Ciro, attribuita a Michelangelo Naccherino.
Nella quarta cappella di sinistra, anch’essa della famiglia Del Pozzo, è conservato un Sant’Antonio da Padova di Leonardo Castellano del 1567 e due tele raffigurano il Santo che predica ai pesci (a sinistra) e il Santo che fa inchinare la mula davanti all’Eucarestia (a destra), opere attribuite ad un artista vicino a Giovan Battista Beinaschi.
La quinta cappella di sinistra, invece, sull’altare custodisce una tela raffigurante la Madonne delle Anime Purganti, opera cinquecentesca attribuita al pittore siciliano Giovan Filippo Criscuolo, ridipinta nel XIX secolo. Ai lati, due dipinti realizzati dalla stessa mano di quelli posti nella cappella precedente raffiguranti San Francesco con le anime del Purgatorio (a sinistra) e San Francesco e il miracolo delle Rose invernali (a destra). I pilastri dell’altare seicentesco in marmo, infine, sono decorati con due bassorilievi seicenteschi raffiguranti San Ludovico e San Didaco.
Arrivando all’abside si può ammirare il pregevole altare di scuola fanzaghiana e una statua lignea di fine Seicento raffigurante la Madonna Immacolata che, un tempo, al posto dell’attuale angioletto teneva in braccio il Bambin Gesù. Dei ganci posti sulle spalle della statua lasciano presumere che venisse utilizzata durante la Processione del Battaglino (soppressa verso la metà del Settecento), che si teneva lungo Via Toledo il Sabato Santo tra la Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli e la Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario.
Dove si trova - mappa
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