Chiesa di Santa Maria di Portosalvo

Storia
facciata Chiesa di Santa Maria di PortosalvoLa Chiesa di Santa Maria di Portosalvo si trova in Via Nuova Marina.
La storia della chiesa parte dal XVI secolo, quando il marinaio Bernardino Velladonna, scampato miracolosamente ad un nubifragio, volle ringraziare la Vergine fondando una cogrega, insieme ad altri colleghi, con la volontà di costruire anche una cappella. L’associazione fu riconosciuta dal cardinale del tempo il 31 maggio 1554 e, il giorno successivo, furono eletti governatori della congrega lo stesso Belladonna, Nardo Calvanico, Annibale De Pronillo e frà Albano che scelsero come luogo per edificare il nuovo luogo di culto su un lembo di terra, detto “Mandracchio”, posto al di fuori di Porta di Massa, bagnato dal mare su tre lati. Qui si trovava un piccolo porto, dotato di dogana ed edifici per il deposito merci. I lavori si protrassero fino al 1564, anno in cui fu ultimato il soffitto.
Interventi di abbellimento e restauro si susseguirono negli anni successivi: nel 1565 vennero aggiunte decorazioni in stile rinascimentale e il coro con scala a chiocciola, realizzato da un certo “mastro” Battista; inoltre, vennero commissionati una cornice il legno ai falegnami Ferrante e Martino, indorata poi da Iacopo Aniello, e un quadro raffigurante la madonna ad un pittore poco famoso, già autore degli affreschi sulla volta.
Negli anni ’70 del XVI secolo venne dipinta una tela raffigurante Sant’Antonio e vennero aggiunti due angeli al quadro della madonna. Tra le numerose donazioni che la chiesa riceveva al tempo, la congrega entrò in possesso anche di una tavola di Girolamo Imparato. Alla fine del secolo, invece, si resero necessari alcuni interventi di consolidamento al tetto e al coro.
Nel secolo seguente, tra il 1602 e il 1603, i confratelli si adoperarono per rinnovare i dipinti esposti nella chiesa, ma si affidarono ad artisti poco conosciuti, mentre nel 1637 vennero commissionate delle lastre di marmo per alcuni sepolcri e le riggiole per il pavimento. Successivamente, tra il 1633 e il 1634, venne rifatta la copertura, grazie al cassettonato in legno realizzato dai falegnami Giuseppe d’Antonio, Sebastiano Milante, Giovanni Conventale e da un certo Giovan Battista, intagliato da Cola Antonio Conte e da un tale “mastro” Michelangelo e indorato da Giuseppe Mellone. Al centro del nuovo soffitto venne posta una tela di Battistello Caracciolo. Nello stesso periodo vennero acquistati dei candelabri in argento, opera dell’orefice Onorio di Luca.
Tra il 1638 e il 1647 vennero eseguiti altri rinnovamenti: nuovi arredi in ebano furono realizzati da Vincenzo Cannavale, la decorazione delle cappelle da Aniello Lombardo, una tela di San Nicola da Iacopo di Castro ed la balaustra dell’altare maggiore da Dionisio Lazzari. La chiesa, grazie alle numerose donazioni, veniva rinnovata di continuo e, già nel 1678, venne commissionata a Gian Domenico Vinaccia la realizzazione di una serie di suppellettili in argento e corallo e, qualche anno dopo, Nicola Russo venne incaricato di affrescare e indorare la cupola.
Nel 1749, accanto alla chiesa, venne innalzata la palazzina progettata dall’ingegnere Ignazio Cuomo che doveva servire da sagrestia e da abitazione per i membri della congrega. Numerosi artisti lavorarono alla sua realizzazione, con le decorazioni eseguite dal dal piperniere Gennaro Pagano, dallo stuccatore Nicola Scodes, dal falegname Antonio De Curtis e dal pittore Giuseppe Baldi. L’edificio divenne sede di un orfanotrofio detto il “Collegio dei Marinaretti”, che andò ad aggiungersi alle attività della confraternita che si prodigava in opere di misericordia e assistenza ai marinai ammalati e si preoccupava di fornire una dote alle fanciulle povere.
Negli anni successivi, tra il 1767 e il 1769, Evengelista Schiano fu incaricato di restaurare tele e affreschi, mentre il cupolino venne imbiancato da Nicola Scodes sotto la direzione dall’ingegnere Francesco Giordano.
La chiesa venne quasi del tutto rinnovata tra il 1769 e il 1772, ad opera di Giuseppe Astarita che si avvalse anche dell collaborazione di Nicola Scodes per le decorazioni e di Antonio di Lucca per i marmi. Proprio quest’ultimo, nel 1775, realizzò la cona che sovrasta l’altare maggiore, seguendo il progetto dell’ingegnere Felice Bottigliero, e, successivamente, aggiunse le cornici in piperno all’esterno della chiesa. Successivamente, introno al 1799, Angelo Viva posizionò alcune sculture e degli obelischi (oggi ne resta solo uno) nell’area attorno all’edificio.
Tra XVIII e XX secolo, la chiesa rimase coinvolta nelle vicissitudini che modificarono l’assetto urbano della zona, scampando più volte alla demolizione. Isolata e non più direttamente sul mare, si ritrovò all’interno di un’isola partitraffico di Via Nuova Marina, realizzata dopo l’abbattimento di tutti gli edifici circostanti, in una zona pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale dai bombardamenti e dall’esplosione della nave mercantile Caterina Costa.
Fino agli anni ’70 del novecento, ogni 30 giugno, in ricordo dell’evento che ne propiziò la costruzione, veniva organizzata una festa in onore della Madonna, durante la quale veniva portata in processione sul mare una raffigurazione dell’Immacolata. Il complesso, però, venne abbandonato dopo il terremoto del 1980.
Dopo circa vent’anni di chiusura la chiesa viene riaperta nel 2004 per provvedere alla valutazione e alla mesa in opera di lunghi lavori di restauro.
Descrizione
La facciata attuale, composta da due ordini, è il risultato delle modifiche in stile rococò progettate da Giuseppe Astarita e realizzate tra il 1769 e il 1772 da Nicola Scodes. In basso troviamo il portale d’ingresso in piperno bugnato, sormontato da un arco ai cui lati si aprono due finestre poligonali. e alcune lapidi che narrano la storia della congrega. Lesene e colonne composite con piedistallo sorreggono il cornicione che separa il primo dal secondo ordine, quest’ultimo caratterizzato da decorazioni in stucco che culminano con l’orologio. Sulla sinistra si innalza il campanile, caratterizzato da composizioni in stucco e piperno e dalla cuspide maiolicata.
L’interno, si presenta a navata unica con due cappelle per lato, separata dal presbiterio con una balaustra in marmi commessi, madreperla e pietre dure realizzata su progetto di Dionisio Lazzari nel 1647, con l’inserimento di riquadri intarsiati raffiguranti i Miracoli della Madonna. Sul fondo, l’altare maggiore, scolpito tra il 1778 e il 1806 da Giacomo ed Angelo Viva. Il soffitto a cassettoni in legno dorato, opera realizzata nel 1643, custodisce una tela di Battistello Caracciolo in cui è rappresentata la Gloria della Vergine. Tra le altre opere, da segnalare la tavolo del XVI secolo raffigurante Santa Maria di Portosalvo, posta sull’altare maggiore, i dipinti du tavola di epoca cinquecentesca del presbiterio, attribuiti a Filippo Vitale, le statue di San Pietro e San Paolo e Angelo Viva del 1806, e gli affreschi di Nicola Russo del 1689 con la Natività e la Morte della Vergine. Di giuseppe Baldi, pittore scenografo del teatro San Carlo, sono le decorazioni dell’oratorio e della sagrestia.
Dove si trova - mappa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *