Chiesa di Santa Maria della Speranza
Storia
La Chiesa di Santa Maria della Speranza si trova in Via Speranzella.
La chiesa, conosciuta anche con il nome di Chiesa di Santa Rita o anche Santa Rita alla Speranzella, venne fondata nel 1540 grazie al nobile spagnolo Juan de Lyria y Portocarrero e dal chirurgo, suo connazionale, Francisco de La Cueva, che donò il proprio palazzo per la realizzazione di un convento e di una chiesa. Nel 1559, il complesso venne ceduto a Donna Gerolama Colonna, vedova del duca Camillo Pignatelli di Monteleone, e successivamente (1585) agli Eremitani Agostiniani Spagnoli della città di Toledo, nelle persone dei fratelli Fernando e Francisco Segura.
La chiesa subì numerose modifiche, soprattutto tra il XVII e il XVIII secolo, periodo in cui era proprietà degli agostiniani spagnoli. Tra il il 1638 e il 1640, Cosimo Fanzago si occupò del presbiterio e dell’altare maggiore, mentre tra il 1746 e il 1759 l’interno fu modificato e la copertura venne dotata di cupola. Nel 1774 il complesso venne ceduto agli agostiniani italiani, già presenti in città nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara che, fino al 1786, eseguirono altri lavoro di ammodernamento, apportando modifiche al convento e alla facciata della chiesa.
Nel 1808 il convento venne soppresso, mentre due anni più tardi la chiesa venne dedicata a Santa Rita, visto il crescente culto verso Santa Rita da Cascia nella zona.
Altri lavori di restauro vennero effettuati nel 1942, anno in cui la chiesa già ospitava la Congrega del Santissimo Rosario, durante i quali furono rivisiti il cancello d’ingresso, il pulpito, la cantoria nuova ed aggiunti i dipinti che ritraggono Storie della vita di Santa Rita ed alle pareti le Virtù.
La chiesa, conosciuta anche con il nome di Chiesa di Santa Rita o anche Santa Rita alla Speranzella, venne fondata nel 1540 grazie al nobile spagnolo Juan de Lyria y Portocarrero e dal chirurgo, suo connazionale, Francisco de La Cueva, che donò il proprio palazzo per la realizzazione di un convento e di una chiesa. Nel 1559, il complesso venne ceduto a Donna Gerolama Colonna, vedova del duca Camillo Pignatelli di Monteleone, e successivamente (1585) agli Eremitani Agostiniani Spagnoli della città di Toledo, nelle persone dei fratelli Fernando e Francisco Segura.
La chiesa subì numerose modifiche, soprattutto tra il XVII e il XVIII secolo, periodo in cui era proprietà degli agostiniani spagnoli. Tra il il 1638 e il 1640, Cosimo Fanzago si occupò del presbiterio e dell’altare maggiore, mentre tra il 1746 e il 1759 l’interno fu modificato e la copertura venne dotata di cupola. Nel 1774 il complesso venne ceduto agli agostiniani italiani, già presenti in città nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara che, fino al 1786, eseguirono altri lavoro di ammodernamento, apportando modifiche al convento e alla facciata della chiesa.
Nel 1808 il convento venne soppresso, mentre due anni più tardi la chiesa venne dedicata a Santa Rita, visto il crescente culto verso Santa Rita da Cascia nella zona.
Altri lavori di restauro vennero effettuati nel 1942, anno in cui la chiesa già ospitava la Congrega del Santissimo Rosario, durante i quali furono rivisiti il cancello d’ingresso, il pulpito, la cantoria nuova ed aggiunti i dipinti che ritraggono Storie della vita di Santa Rita ed alle pareti le Virtù.
Descrizione
La facciata, suddivisa in due ordini, presenta un semplice portale sormontato dallo stemma della Congrega del Santissimo Rosario (S.S.R.), così come indicato anche sulla rosta a raggiera.
L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, presenta una vivace decorazione in stucco e una volta a botte. Il presbiterio, con i marmi commessi realizzati da Cosimo Fanzago nel 1640, ospita un semplice altare sormontato da una cona che custodisce il dipinto di Cesare Fracanzano raffigurante la Madonna della Speranza. Dello stesso Fracanzano è il dipinto all’interno dell’edicola con l’Eterno Padre.
In un arco tra la prima e la seconda cappella di sinistra è posta un epigrafe che colloca in questa chiesa (nella cappella dedicata al Cristo di Burgos) la tomba, mai trovata, di Josè di Ategui, governatore della squadra navale e comandante in capo della galera capitana, morto nel 1704. Sempre a sinistra, nella terza cappella, l’altare tardo-seicentesco presenta lo stemma di Francisco Sequeiros y Sotomaior, frate agostiniano morto nel 1691 e ivi sepolto nel cenotafio fatto scolpire per lui dall’amico Andrea Guerriero y Torre, presidente della Regia Camera della Sommaria; quest’ultimo è raffigurato da un busto attribuito a Matteo Bottigliero, mentre l’altare è sormontato da un quadro di Giuseppe Simonelli ritraente Sant’Antonio da Padova.
A destra, nella prima cappella, troviamo una tela raffigurante la Madonna de Pilar e Santi (fine XVI secolo), mentre sull’altare è appoggiata una statua lignea con la Madonna del Rosario.
Nella seconda cappella destra, sempre sull’altare, è collocata un’altra statua, di epoca molto più moderna (Novecento), che rappresenta Santa Rita.
Infine, all’interno della sacrestia, è custodito un lavabo con il simbolo della Speranza.
L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, presenta una vivace decorazione in stucco e una volta a botte. Il presbiterio, con i marmi commessi realizzati da Cosimo Fanzago nel 1640, ospita un semplice altare sormontato da una cona che custodisce il dipinto di Cesare Fracanzano raffigurante la Madonna della Speranza. Dello stesso Fracanzano è il dipinto all’interno dell’edicola con l’Eterno Padre.
In un arco tra la prima e la seconda cappella di sinistra è posta un epigrafe che colloca in questa chiesa (nella cappella dedicata al Cristo di Burgos) la tomba, mai trovata, di Josè di Ategui, governatore della squadra navale e comandante in capo della galera capitana, morto nel 1704. Sempre a sinistra, nella terza cappella, l’altare tardo-seicentesco presenta lo stemma di Francisco Sequeiros y Sotomaior, frate agostiniano morto nel 1691 e ivi sepolto nel cenotafio fatto scolpire per lui dall’amico Andrea Guerriero y Torre, presidente della Regia Camera della Sommaria; quest’ultimo è raffigurato da un busto attribuito a Matteo Bottigliero, mentre l’altare è sormontato da un quadro di Giuseppe Simonelli ritraente Sant’Antonio da Padova.
A destra, nella prima cappella, troviamo una tela raffigurante la Madonna de Pilar e Santi (fine XVI secolo), mentre sull’altare è appoggiata una statua lignea con la Madonna del Rosario.
Nella seconda cappella destra, sempre sull’altare, è collocata un’altra statua, di epoca molto più moderna (Novecento), che rappresenta Santa Rita.
Infine, all’interno della sacrestia, è custodito un lavabo con il simbolo della Speranza.
Dove si trova - mappa