Chiesa di Santa Maria della Stella
Storia
La Chiesa di Santa Maria della Stella si trova in Piazzetta Stella.
La chiesa venne fondata nel 1571 e ricostruita più grande pochi anni dopo (1587) da Domenico Fontana, su commissione dei Padri di San Francesco di Paola, che abitavano nel complesso conventuale, i quali si fecero portavoce di una volontà popolare, cioè dare una “casa” all’immagine sacra della Vergine della Stella, custodita fini a poco tempo prima in un’edicola sacra nei pressi di Porta San Gennaro, demolita dal viceré Pedro Álvarez de Toledo durante i lavori di ampliamento delle mura. Le modifiche andarono avanti anche nel secolo successivo, soprattutto per quanto riguarda la facciata che, a partire dal 1637, fu realizzata nelle forme attuali in marmo e piperno da Bartolomeo Picchiatti e ultimata nel 1734 da Domenico Antonio Vaccaro.
I monaci rimasero nel complesso fino al 26 luglio 1862, quando venne eseguito il decreto di espulsione degli ordini religiosi. Il convento venne così trasformato in caserma e parte del chiostro venne demolita.
Il convento e la chiesa vennero gravemente danneggiati durante i bombardamenti del 1943 e da un terribile incendio doloso nel 1944, eventi che causarono la distruzione di gran parte delle decorazioni interne e delle opere, realizzate da artisti di grande rilievo come Giacomo Farelli, Massimo Stanzione, Domenico Antonio Vaccaro, Agostino Beltramo, Nicola Fumo e Giuseppe Sanmartino (autore quest’ultimo del sepolcro di Domenico Cattaneo, principe di Sannicandro, morto nel 1782.
La chiesa venne fondata nel 1571 e ricostruita più grande pochi anni dopo (1587) da Domenico Fontana, su commissione dei Padri di San Francesco di Paola, che abitavano nel complesso conventuale, i quali si fecero portavoce di una volontà popolare, cioè dare una “casa” all’immagine sacra della Vergine della Stella, custodita fini a poco tempo prima in un’edicola sacra nei pressi di Porta San Gennaro, demolita dal viceré Pedro Álvarez de Toledo durante i lavori di ampliamento delle mura. Le modifiche andarono avanti anche nel secolo successivo, soprattutto per quanto riguarda la facciata che, a partire dal 1637, fu realizzata nelle forme attuali in marmo e piperno da Bartolomeo Picchiatti e ultimata nel 1734 da Domenico Antonio Vaccaro.
I monaci rimasero nel complesso fino al 26 luglio 1862, quando venne eseguito il decreto di espulsione degli ordini religiosi. Il convento venne così trasformato in caserma e parte del chiostro venne demolita.
Il convento e la chiesa vennero gravemente danneggiati durante i bombardamenti del 1943 e da un terribile incendio doloso nel 1944, eventi che causarono la distruzione di gran parte delle decorazioni interne e delle opere, realizzate da artisti di grande rilievo come Giacomo Farelli, Massimo Stanzione, Domenico Antonio Vaccaro, Agostino Beltramo, Nicola Fumo e Giuseppe Sanmartino (autore quest’ultimo del sepolcro di Domenico Cattaneo, principe di Sannicandro, morto nel 1782.
Descrizione
La facciata si compone di due ordini che culminano con un timpano triangolare, con quello inferiore che ospita un portico, anticipato da due rampe di scale, che conduce all’ingresso.
L’interno, a navata unica con cappella laterali, presenta una volta a cassettoni, e cinque cappelle per lato, mentre l’attuale decorazione risale al periodo successivo all’incendio del 1944, con opere provenienti da altre chiese distrutte: tra queste troviamo le paraste in marmo commesso del 1665 e l’altare maggiore (che sostituì l’originario, disegnato da Domenico Antonio Vaccaro), provenienti dalla Chiesa di San Sebastiano crollata nel 1941, e alcune le tele di Pietro del Po (sul soffitto del transetto) raffiguranti la Nascita della Vergine, la Ciconcisione di Gesù e la Fuga in Egitto, traslate dalla Cappella Palatina di Castel Nuovo e realizzate con la collaborazione del figlio Giacomo prima del 1688. Ex-novo, invece, vennero realizzati gli altari delle cappelle e le decorazioni in stucco delle stesse, così come quelle della volta cassettonata che si ispirano ai soggetti naturalistici che la ornavano in origine.
Sulla parete di fondo del presbiterio, invece, è custodito l’unico dipinto scampato al fuoco (poichè all’epoca si trovava in sacrestia), opera di Battistello Caracciolo del 1607, con l’Immacolata e I Santi Domenico e Francesco (1607).
. Infine, nell’antisacrestia, ambiente che anticipa la sacrestia realizzata tra il 1740 e il 1745 da Luca Vecchione in stile rococò, è conservato il busto del monumento funebre di Luigi Ricco, Vescovo di Vico Equense morto nel 1643.
L’interno, a navata unica con cappella laterali, presenta una volta a cassettoni, e cinque cappelle per lato, mentre l’attuale decorazione risale al periodo successivo all’incendio del 1944, con opere provenienti da altre chiese distrutte: tra queste troviamo le paraste in marmo commesso del 1665 e l’altare maggiore (che sostituì l’originario, disegnato da Domenico Antonio Vaccaro), provenienti dalla Chiesa di San Sebastiano crollata nel 1941, e alcune le tele di Pietro del Po (sul soffitto del transetto) raffiguranti la Nascita della Vergine, la Ciconcisione di Gesù e la Fuga in Egitto, traslate dalla Cappella Palatina di Castel Nuovo e realizzate con la collaborazione del figlio Giacomo prima del 1688. Ex-novo, invece, vennero realizzati gli altari delle cappelle e le decorazioni in stucco delle stesse, così come quelle della volta cassettonata che si ispirano ai soggetti naturalistici che la ornavano in origine.
Sulla parete di fondo del presbiterio, invece, è custodito l’unico dipinto scampato al fuoco (poichè all’epoca si trovava in sacrestia), opera di Battistello Caracciolo del 1607, con l’Immacolata e I Santi Domenico e Francesco (1607).
. Infine, nell’antisacrestia, ambiente che anticipa la sacrestia realizzata tra il 1740 e il 1745 da Luca Vecchione in stile rococò, è conservato il busto del monumento funebre di Luigi Ricco, Vescovo di Vico Equense morto nel 1643.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia
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