Chiesa di San Potito
Storia e descrizione
La Chiesa di San Potito si trova in Via Salvatore Tommasi.
La chiesa venne costruita dall’architetto Pietre De Marino nel 1615 e annessa al monastero già esistente (e opera del medesimo architetto) nel quale dimoravano le monache basiliane, divenute poi benedettine. Nel secolo successivo iniziò una lunga fase di restauro, ad opera dell’architetto Giovan Battista Broggia, che terminò nel 1780.
Successivamente, durante il “decennio francese”, l’ordine venne soppresso costringendo le monache al trasferimento in San Gregorio Armeno, la chiesa spogliata di alcune opere d’arte e il monastero destinato ad accogliere la fanteria.
Successivamente, al ritorno nel regno dei Borbone la chiesa venne affidata alla Congrega degli Ufficiali di Banco, mentre dopo l’unità d’Italia il monastero venne convertito in caserma dei Carabinieri.
La facciata, raggiungibile grazie alla scalinata costruita nel 1867, venne realizzata in pietra e mattoni, suddivisa in due ordini. Il secondo, presenta tre finestroni incorniciati da paraste, mentre attraverso il primo si accede ad un portico sopra il quale è posto il coro delle monache. L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, presenta un pregevole altare del Settecento e, alle pareti della zona absidale tre dipinti: a sinistra, San Potito che salva Agnese la figlia ossessa di Antonino (Giacinto Diano, 1784), al centro, il Martirio di San Potito (Nicolò De Simone, 1654) e, a destra, San Potito che abbatte un idolo.
Nella prima cappella di destra si trova un pregevole dipinto di Luca Giordano, datato tra il 1663 e il 1665, raffigurante la Madonna del Rosario. Nella terza cappella di destra, invece, è conservato un altro dipinto raffigurante l’Immacolata, opera di Giacinto Diano datata 1791.
Nella prima cappella di sinistra, si trova un dipinto raffigurante il Calvario, opera anonima del XVII secolo. Nella seconda cappella di sinistra è stata realizzata una pregevole decorazione in stucco. raffigurante San Gaetano da Thiene ed un gruppo di angoletti, probabilmente coeva al restauro di questo ambiente, avvenuto, come indicato da un’iscrizione sul pavimento, nel 1880 (alcune fonti indicano come possibile autore un certo D. Caponello, nome indicato sul Libro della Regola tenuto in mano da uno degli angeli). Infine, la terza cappella di sinistra conserva un quadro di Andrea Vaccaro raffigurante La Vergine tra i Santi Antonio e Rocco.
Nella sacrestia sono invece posti i quadri di Pacecco De Rosa, con La Vergine della Purità alla quale i Santi Antonio e Giuseppe presentano quattro confratelli tra le anime del purgatorio, e un altro raffigurante la Vergine e Santi con Sacramenti tra le anime del purgatorio, attribuito a Domenico Mondo.
La chiesa venne costruita dall’architetto Pietre De Marino nel 1615 e annessa al monastero già esistente (e opera del medesimo architetto) nel quale dimoravano le monache basiliane, divenute poi benedettine. Nel secolo successivo iniziò una lunga fase di restauro, ad opera dell’architetto Giovan Battista Broggia, che terminò nel 1780.
Successivamente, durante il “decennio francese”, l’ordine venne soppresso costringendo le monache al trasferimento in San Gregorio Armeno, la chiesa spogliata di alcune opere d’arte e il monastero destinato ad accogliere la fanteria.
Successivamente, al ritorno nel regno dei Borbone la chiesa venne affidata alla Congrega degli Ufficiali di Banco, mentre dopo l’unità d’Italia il monastero venne convertito in caserma dei Carabinieri.
La facciata, raggiungibile grazie alla scalinata costruita nel 1867, venne realizzata in pietra e mattoni, suddivisa in due ordini. Il secondo, presenta tre finestroni incorniciati da paraste, mentre attraverso il primo si accede ad un portico sopra il quale è posto il coro delle monache. L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, presenta un pregevole altare del Settecento e, alle pareti della zona absidale tre dipinti: a sinistra, San Potito che salva Agnese la figlia ossessa di Antonino (Giacinto Diano, 1784), al centro, il Martirio di San Potito (Nicolò De Simone, 1654) e, a destra, San Potito che abbatte un idolo.
Nella prima cappella di destra si trova un pregevole dipinto di Luca Giordano, datato tra il 1663 e il 1665, raffigurante la Madonna del Rosario. Nella terza cappella di destra, invece, è conservato un altro dipinto raffigurante l’Immacolata, opera di Giacinto Diano datata 1791.
Nella prima cappella di sinistra, si trova un dipinto raffigurante il Calvario, opera anonima del XVII secolo. Nella seconda cappella di sinistra è stata realizzata una pregevole decorazione in stucco. raffigurante San Gaetano da Thiene ed un gruppo di angoletti, probabilmente coeva al restauro di questo ambiente, avvenuto, come indicato da un’iscrizione sul pavimento, nel 1880 (alcune fonti indicano come possibile autore un certo D. Caponello, nome indicato sul Libro della Regola tenuto in mano da uno degli angeli). Infine, la terza cappella di sinistra conserva un quadro di Andrea Vaccaro raffigurante La Vergine tra i Santi Antonio e Rocco.
Nella sacrestia sono invece posti i quadri di Pacecco De Rosa, con La Vergine della Purità alla quale i Santi Antonio e Giuseppe presentano quattro confratelli tra le anime del purgatorio, e un altro raffigurante la Vergine e Santi con Sacramenti tra le anime del purgatorio, attribuito a Domenico Mondo.
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Foto
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Sarebbe possibile conoscere la bibliografia completa di questo articolo? Grazie
– Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Newton e Compton editore, Napoli 2004
– https://www.storiacity.it/guide/921-chiesa-san-potito-napoli