Chiesa di S. Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco – Interno

Storia e descrizione
internoL’interno è a navata unica, con transetto, cappelle laterali e un’abside quadrato sormontato da una cupola. La copertura della navata è a botte e presenta cornici in stucco risalenti al Seicento, mentre il primo ordine e gli archi delle cappelle sono rivestiti da marni policromi e lesene in marmo giallo sormontate da capitelli corinzi. Le sei balaustre vennero realizzate da Nicola Tammaro nel 1723.
Il presbiterio e l’abside presentano decorazioni del XVII secolo, progettate da Dionisio Lazzari, tra le quali spicca la scultura raffigurante il Teschio alato (la stessa scultura è attribuita anche a Cosimo Fanzago). Dietro l’altare, anticipato da una balaustra in marmo colorato, troviamo un dipinto di Massimo Stanzione, posto in una cornice di marmo decorata da teschi alati, raffigurante la Madonna delle anime del Purgatorio (1638). A sinistra, la statua di Giulio Mastrilli, morto nel 1607, opera di Andrea Falcone, sormontata da un bassorilievo raffigurante la Madonna con le Anime del purgatorio. Sempre nella zona absidale, troviamo un altro dipinto, opera di Giacomo Farelli in cui si ammira Sant’Anna che offre la vergine bambina al Padre Eterno (1670).
Sul terzo altare della cappella di sinistra troviamo La morte di San Giuseppe, opera di Andrea Vaccaro, mentre nella prima di destra troviamo La morte di Sant’Alessio di Luca Giordano (1661).
La sagrestia
La sagrestia ospita il Museo dell’Opera, in cui sono esposti documenti e oggetti che ricordano le attività le attività svolte dalla fondazione che sovvenzionò la costruzione della chiesa. Negli armadi in mogano troviamo argenti del XVIII secolo, come un calice, una navicella, un pisside decorato con i simboli dell’eucarestia, mentre sono del XIX secolo alcune lampade e un gruppo di calici.
Anche i dipinti risalgono più o meno allo stesso periodo: troviamo una copia seicentesca della Madonna della Purità di Luis de Morales, Sant’Aniello che scaccia i Saraceni da Napoli, attribuita a Fabrizio Santafede, e San Sebastiano, attribuito a Giacomo Farelli.
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