Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini
Storia
La Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini si trova in via Portamedina.
Il complesso, comprendente la chiesa e l’annesso ospedale, venne fondato nel XVI secolo dal cavaliere Fabrizio Pignatelli di Monteleone per poi essere affidato alla Confraternita della Santissima Trinità. L’ospedale, progettato da Carlo Vanvitelli e Gaetano Barba, fu ampliato nel 1796, anno in cui fu ristrutturata anche la chiesa cinquecentesca (dopo un primo intervento di Giuseppe Astarita nel 1771) che, nell’occasione, assunse l’aspetto attuale.
Il complesso, comprendente la chiesa e l’annesso ospedale, venne fondato nel XVI secolo dal cavaliere Fabrizio Pignatelli di Monteleone per poi essere affidato alla Confraternita della Santissima Trinità. L’ospedale, progettato da Carlo Vanvitelli e Gaetano Barba, fu ampliato nel 1796, anno in cui fu ristrutturata anche la chiesa cinquecentesca (dopo un primo intervento di Giuseppe Astarita nel 1771) che, nell’occasione, assunse l’aspetto attuale.
Facciata e interno
La facciata presenta delle statue in stucco realizzate da Angelo Viva, raffiguranti San Filippo Nei e San Gennaro, ed è raggiungibile attraverso una scenografica scalinata a doppia rampa. L’interno (accessibile da un altro ingresso laterale) presenta una struttura più unica che rara, con un pianta formata da due ottagoni uniti da un passaggio rettangolare, dove il primo ottagono funge da navata e il seconda da oratorio, mentre il rettangolo diventa così il presbiterio.
Sull’altare maggiore, originariamente disegnato da Mario Gioffredo e restaurato da Carlo Vanvitelli, troviamo altre opere in stucco di Angelo Viva. Alla sua destra, un dipinto attribuito a Paolo De Matteis raffigurante San Giuseppe col Bambino e, a sinistra, la Madonna con Bambino, opera attribuita alla scuola di Giuseppe Bonito.
La cupola, a sesto ribassato, è decorata con l’affresco di Melchiorre De Gregorio che rappresenta L’Occhio della Santissima Trinità. Di pregevole fattura è anche il pavimento settecentesco in marmo bianco e bardiglio.
Lungo la navata sono disposti sei quadri, tutti realizzati tra il 1651 e il 1652 (tranne quello di Andrea Vaccaro, donato all’Arciconfraternita a metà del secolo successivo), anch’essi rimaneggiati durante gli ampliamenti di fine Settecento da un certo Giovanni Maria Grifou; Tra XVII e XVII secolo, infatti, accadeva spesso che, dopo un restauro, anche le opere presenti venissero adattate ai nuovi ambienti, sia come dimensioni che aggiungendo nei dipinti elementi più moderni. I sei dipinti in questione sono Sant’Antonio da Padova (Giacomo Farelli), La SS. Trinità appare a San Filippo Neri (Onofrio Palumbo), L’Immacolata (Marco Antonio del Santo), Calvario (Andrea Vaccaro), San Gennaro che allontana i fulmini da Napoli (Onofrio Palumbo) e Transito di S. Giuseppe (Francesco Fracanzano).
Da sottolineare anche la presenza di un pregevole coro del 1754, progettato da Giovanni Antonio Medrano con una ricchissima decorazione in stucco dorato, nel quale spiccano i dipinti do Paolo De Maio raffiguranti I Quattro Evangelisti e di e Francesco De Mura con una Madonna con Santissima Trinità.
All’interno è possibile trovare anche il busto di Ferrante Maddalena, Primo Consigliere del Re a cavallo tra XVII e XVIII secolo, sepolto nella chiesa nel 1752.
Da ricordare che il complesso conserva, oltre all’oratorio della Congregazione della Trinità dei Pellegrini in cui si trovano pregevoli lignee del Seicento, anche una cappella con altare maggiore in marmi policromi.
Sull’altare maggiore, originariamente disegnato da Mario Gioffredo e restaurato da Carlo Vanvitelli, troviamo altre opere in stucco di Angelo Viva. Alla sua destra, un dipinto attribuito a Paolo De Matteis raffigurante San Giuseppe col Bambino e, a sinistra, la Madonna con Bambino, opera attribuita alla scuola di Giuseppe Bonito.
La cupola, a sesto ribassato, è decorata con l’affresco di Melchiorre De Gregorio che rappresenta L’Occhio della Santissima Trinità. Di pregevole fattura è anche il pavimento settecentesco in marmo bianco e bardiglio.
Lungo la navata sono disposti sei quadri, tutti realizzati tra il 1651 e il 1652 (tranne quello di Andrea Vaccaro, donato all’Arciconfraternita a metà del secolo successivo), anch’essi rimaneggiati durante gli ampliamenti di fine Settecento da un certo Giovanni Maria Grifou; Tra XVII e XVII secolo, infatti, accadeva spesso che, dopo un restauro, anche le opere presenti venissero adattate ai nuovi ambienti, sia come dimensioni che aggiungendo nei dipinti elementi più moderni. I sei dipinti in questione sono Sant’Antonio da Padova (Giacomo Farelli), La SS. Trinità appare a San Filippo Neri (Onofrio Palumbo), L’Immacolata (Marco Antonio del Santo), Calvario (Andrea Vaccaro), San Gennaro che allontana i fulmini da Napoli (Onofrio Palumbo) e Transito di S. Giuseppe (Francesco Fracanzano).
Da sottolineare anche la presenza di un pregevole coro del 1754, progettato da Giovanni Antonio Medrano con una ricchissima decorazione in stucco dorato, nel quale spiccano i dipinti do Paolo De Maio raffiguranti I Quattro Evangelisti e di e Francesco De Mura con una Madonna con Santissima Trinità.
All’interno è possibile trovare anche il busto di Ferrante Maddalena, Primo Consigliere del Re a cavallo tra XVII e XVIII secolo, sepolto nella chiesa nel 1752.
Da ricordare che il complesso conserva, oltre all’oratorio della Congregazione della Trinità dei Pellegrini in cui si trovano pregevoli lignee del Seicento, anche una cappella con altare maggiore in marmi policromi.
Dove si trova - mappa
Foto
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Le foto sono tratte da:
Wikipedia e da Vesuviolive
Wikipedia e da Vesuviolive