Chiesa di San Tommaso d’Aquino
Storia e descrizione
La Chiesa di San Tommaso d’Aquino si trovava in Piazza San Tommaso e faceva parte dell’omonimo complesso, situato tra Via Medina e Via Toledo, nel luogo oggi occupato dai palazzi dell’Intendenza di Finanza e della Banca Nazionale del Lavoro. In particolare, la chiesa si trovava nell’ultimo tratto dell’attuale Via San Tommaso d’Aquino.
L’edificio religioso presentava una pianta a croce latina a navata unica, con cappelle laterali e cupola. La facciata si sviluppava su due livelli delimitati lateralmente da lesene corinzie. Il portale d’ingresso, invece, era sormontato da un timpano arcuato spezzato, sorretto da due colonne, con al centro una nicchia in cui era custodita la statua raffigurante il santo titolare, a sua volta sormontata da un altro timpano arcuato. Alla sinistra della facciata si poteva accedere anche alla piccola Chiesa di Santa Maria del Carmine e dei Santi Alberto e Teresa, ricavata nella sagrestia del convento dopo il 1810 poichè l’omonima congrega, che aveva in gestione la Chiesa di San Tommaso d’Aquino, non riuscendo a gestire l’edificio principale a causa della sua grandezze, ottenne di poter costruire un luogo di culto più piccolo.
La cupola era esternamente rivestita da maioliche, mentre all’interno presentava affreschi seicenteschi di Giovanni Battista Benaschi, autore anche dei dipinti del coro e della crociera. La volta, invece, fu affrescata da Domenico de Marino (o Maino), allievo di Luca Giordano, e poi rifatta da Giuseppe Bonito.
L’altare maggiore era in marmi commessi, realizzati dai marmorari Costantino Marasi e Giovanni Mozzetti, e arricchito da varie colonne. Tra le opere pittoriche che la chiesa custodiva a fine XVII, le cronache del tempo ricordano quelle di Antonio da Vercelli, detto il Sodoma, tra cui una Resurrezione, trasfertita nel Raal Museo nel 1806, e Trasfigurazione di Michelangelo Dell’Oca, di Giovanni Bernardino Azzolino detto il Siciliano, dello stesso Beinaschi, di Luigi Borgognone e di Giovanni Antonio d’Amato.
La chiesa fu distrutta nel 1932 insieme al monastero nell’ambito di demolizioni volute dal regime fascita per la realizzazione del nuovo Rione Carità. Nel 1934, una nuova chiesa, dedicata alla Santissima Trinità e a San Tommaso d’Aquino, venne costruita tra il Vomero e Chiaia, in via Tasso, grazie all’interessamento del cardinale Alessio Ascalesi. Nella nuova sede vennero trasferiti il portale in piperno, i capitelli, le cornici e le zoccolature dell’antico edificio religioso, mentre la facciata fu ricostruita seguendo il progetto originario. Delle opere presenti furono traferite alcuni dipinti del De Marino, che erano posti al di sopra delle cappelle nonché sulla controfacciata, e alcuni altari secondari, mentre non ci sono più tracce dell’altare maggiore.
L’edificio religioso presentava una pianta a croce latina a navata unica, con cappelle laterali e cupola. La facciata si sviluppava su due livelli delimitati lateralmente da lesene corinzie. Il portale d’ingresso, invece, era sormontato da un timpano arcuato spezzato, sorretto da due colonne, con al centro una nicchia in cui era custodita la statua raffigurante il santo titolare, a sua volta sormontata da un altro timpano arcuato. Alla sinistra della facciata si poteva accedere anche alla piccola Chiesa di Santa Maria del Carmine e dei Santi Alberto e Teresa, ricavata nella sagrestia del convento dopo il 1810 poichè l’omonima congrega, che aveva in gestione la Chiesa di San Tommaso d’Aquino, non riuscendo a gestire l’edificio principale a causa della sua grandezze, ottenne di poter costruire un luogo di culto più piccolo.
La cupola era esternamente rivestita da maioliche, mentre all’interno presentava affreschi seicenteschi di Giovanni Battista Benaschi, autore anche dei dipinti del coro e della crociera. La volta, invece, fu affrescata da Domenico de Marino (o Maino), allievo di Luca Giordano, e poi rifatta da Giuseppe Bonito.
L’altare maggiore era in marmi commessi, realizzati dai marmorari Costantino Marasi e Giovanni Mozzetti, e arricchito da varie colonne. Tra le opere pittoriche che la chiesa custodiva a fine XVII, le cronache del tempo ricordano quelle di Antonio da Vercelli, detto il Sodoma, tra cui una Resurrezione, trasfertita nel Raal Museo nel 1806, e Trasfigurazione di Michelangelo Dell’Oca, di Giovanni Bernardino Azzolino detto il Siciliano, dello stesso Beinaschi, di Luigi Borgognone e di Giovanni Antonio d’Amato.
La chiesa fu distrutta nel 1932 insieme al monastero nell’ambito di demolizioni volute dal regime fascita per la realizzazione del nuovo Rione Carità. Nel 1934, una nuova chiesa, dedicata alla Santissima Trinità e a San Tommaso d’Aquino, venne costruita tra il Vomero e Chiaia, in via Tasso, grazie all’interessamento del cardinale Alessio Ascalesi. Nella nuova sede vennero trasferiti il portale in piperno, i capitelli, le cornici e le zoccolature dell’antico edificio religioso, mentre la facciata fu ricostruita seguendo il progetto originario. Delle opere presenti furono traferite alcuni dipinti del De Marino, che erano posti al di sopra delle cappelle nonché sulla controfacciata, e alcuni altari secondari, mentre non ci sono più tracce dell’altare maggiore.
Dove si trovava - mappa
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