Chiostro di San Pietro Martire

Il Chiostro di San Pietro Martire si trova nell’area tra Via Porta di Massa e Vico degli Scoppettieri, accanto alla Chiesa di San Pietro Martire.
La sua realizzazione cominciò nel 1557, ad opera dell’Architetto Francesco di Palma, nell’ambito di lavori di ristrutturazione che andarono ad ampliare e modificare l’antica struttura gotica. Nacque così una nuova costruzione a pianta quadrata, con otto pilastri e sette arcate in piperno per lato a sorreggere la struttura superiore, destinata agli alloggi dei religiosi.
Di notevole interesse l’impinato idrico progettato per l’occasione che era in grado di convogliare l’acqua (ritenuta sacra perchè al suo interno venivano immerse le foglie di palma utilizzate durante la festa in onore del santo) in qualsiasi ala del chiostro, dalle cucine alle numerose fontane del giardino. All’interno del refettorio ve ne era una con un delfino di marmo, un’altra decorata da tre statue raffiguranti San Pietro Martire, San Paolo e Cleopatra, mentre al centro fu posta la fontana maggiore, in marmo, di forma esagonale e circondata da statue, verso la quale confluivano le acque del monastero (provenienti dall’acquedotto del Bolla), per essere poi convogliate all’esterno, dove si trovavano quattro fontane pubbliche.
Dopo la peste del 1656, il convento riacquistò lentamente il suo antico splendore, tornando ad essere punto d’incontro prediletto per i nobili della zona, ma anche di artisti che, spesso, veniva chimati per mettere in scena delle opere teatrali.
Nel 1808, però, a causa della soprressione di molti ordini religiosi voluta da Giuseppe Bonaparte, i religiosi dovettero abbandonare gran parte della struttura, che venne utilizzato come parte di una fabbrica di tabacchi, rimanendo confinati in un’ala del convento dalla quale, però, riuscivano almeno a prendersi cura della chiesa. Vi rimasero fino al 1860, mentre l’anno successivo il convento venne acquistato dall’Università degli Studi di Napoli.