Cimitero delle Fontanelle – Interno

L’ingresso principale è possibile attraverso un passaggio sulla destra della piccola chiesa di Maria Santissima del Carmine, costruita nella seconda metà del XIX secolo accanto alle cave. Il cimitero, scavato nella roccia della collina di Materdei, è formato da tre grandi gallerie, alte tra i 10 e i 15 metri e lunghe un centinaio di metri, collegate tra loro da alcuni corridoi laterali. Ai lati di ognuna di queste navate sono sistemati i resti.
Navata dei Preti
Cimitero delle Fontanelle internoLa navata sinistra è detta “dei Preti”, perchè al suo interno sono tumulati i resti provenienti dalle terresante di chiese e congreghe. Nel primo tratto è stata ricavata una piccola chiesa interna, una cappellina utilizzata regolarmente per le celebrazioni fino agli anni ’80 del Novecento. Alla destra dell’ingresso si trova una riproduzione della grotta di Lourdes con le statue di Bernadette e Maria. All’interno, sulla sinistra, sono presenti gli unici scheletri “assemblati” dell’intero sito: si tratta di due nobili, Filippo Carafa conte di Cerrteo, dei Duchi di Maddaloni, e della moglie Margherita Petrucci. Il primo morì nel 1793 all’età di 84 anni, mentre della consorte si sa che morì a 54 anni. Quest’ultima, il cui cranio si è conservato mummificato, presenta la bocca aperta e da qui nasce la credenza popolare secondo cui la donna sia deceduta soffocata da uno gnocco. Sulla destra, invece, si apre una cappella con un Cristo deposto ispirato vagamente al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Nella zona dell’altare sono collocati un crocifisso e un presepe della prima metà del XX secolo.
Proseguendo verso il fondo della navata, sulla sinistra troviamo la statua dedicata al canonico Gaetano Barbati, che per primo organizzò le operazioni per organizzare e riordinare i resti nel cimitero. Ai suoi piedi c’è una bara in cui sono tumulate le ossa di due scheletri, posti l’uno accanto all’altro, che vengono tradizionalmente ritenuti quelli di due sposi.
Più in fondo, sempre sulla sinistra, è collocata l’inquietante statua di San Vincenzo Ferrer, chiamato affettuosamente “il Monacone”, priva della testa.
In fondo, si arriva al cosiddetto “Tribunale”, caratterizzato da tre croci sorrette da una base formata da teschi. Qui, leggende vecchie di un secolo raccontano che si riunissero i vertici della camorra per emettere condanne a morte o per “celebrare” riti di affiliazione. Nella stessa zona, infine, si trova il Calvario, così denominato perchè il suo nome aramaico, Golgota, significa teschio.
Navata degli Appestati
Cimitero delle Fontanelle - cappella di ossaLa navata centrale è invece detta “degli Appestati”, perchè raccoglie le ossa dei morti durante le epidemie, specialmente quella del 1656. Alcune teorie collocano tra di esse anche i resti di Giacomo Leopardi che, però, secondo le fonti ufficiali, fu prima sepolto nella chiesa di San Vitale e, poi, nel 1939, spostato al Parco Vergiliano. Qui, inoltre, furono portate le ossa ritrovate tra il 1852 e il 1852 nel corso dei lavori di sistemazione di Via Toledo (anch’esse risalenti al 1656) e quelle portate alla luce nel 1934 ai piedi del Maschio Angioino e durante la demolizione della Chiesa di San Giuseppe Maggiore.
Sui lati della navata sono accatastati i teschi che, secondo la tradizione, vennero ordinati in base alla classe sociale dei defunti. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, è stata costruita con le ossa una grande cappella che custodisce una scultura raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Lungo tutto l’ambiente, tra la miriade di “capuzzelle” si possono notare quelle adottate e custodite in teche personalizzate, con i ringraziamenti per le grazie ricevute.
Navata dei Pezzentelli
La navata destra è detta “dei Pezzentelli” perchè vi sono conservati i resti delle persone povere, gettati nelle fosse comuni poichè non potevano permettersi una sepoltura singola.
Sul fondo, sono ancora visibili gli scolatoi dove i morti venivano appoggiati per far colare i liquidi prima della tumulazione.
Teschi famosi
Cimitero delle Fontanelle - il capitanoPosto nella corsia alla destra del “tribunale”, il Capitano è uno dei teschi più famosi. Deve il suo soprannome alla colorazione scura intorno all’orbita sinistra. Numerose sono le leggende legate a questa capuzzella, tra cui una legata ai resti identificati come due sposi accanto alla statua del canonico Barbati: la ragazza, molto legata al teschio in questione, si recava molto spesso al cimitero per pregare e chiedere grazie, tanto da scatenare la scatenare la gelosia del fidanzato, scettico nei confronti della devozione della propria compagna. Così, un giorno, l’uomo la accompagnò e approfittò dell’occasione per conficcare nell’occhio della capuzzella un bastone di bambù (da qui l’orbita nera) e, deridendolo, lo invitò al loro imminente matrimonio. Il giorno delle nozze, si presentò uno strano ospite vestito da carabiniere. Non conoscendolo, lo sposo si avvicinò per capire chi fosse e l’uomo rispose che era stato invitato proprio da lui. Dette questo, si spoglio mostrando la sua natura di scheletro e gli sposi, insieme ad altri invitati, morirono all’instante.
Un’altra versione della leggenda, narrata da Roberto De Simone, racconta di un giovane camorrista che aveva profanato il cimitero facendovi l’amore con una ragazza. Il ragazzo sentì la voce del capitano che lo rimproverava, ma questi rispose di non aver paura di un morto e lo sfidò a presentarsi di persona il giorno del suo matrimonio. Dopo qualche tempo, il giovane si sposò davvero e alle nozze si presentò un uomo vestito di nero che nessuno conosceva, il quale disse di avere un dono per gli sposi, ma che avrebbe mostrato solamente a loro. Così fu ricevuto dai due ragazzi in una camera attigua dove il capitano si mostrò e, tese le mani, al contatto i giovani morirono sul colpo.

Il teschio in questione, noto con il nome di Donna Concetta, è conservato in una teca ed è famoso per la sua particolare lucidatura, caratteristica che lo rende unico rispetto a tutti gli altri che, invece, risultano coperti di polvere. Questa sua lucentezza, dovuta all’umidità che si condensa su di esso, gli ha fatto guadagnare il soprannome di “capa che suda”. Secondo i devoti, infatti, l’acqua è il sudore delle anime che si trovano intrappolare nelle fatiche e nelle sofferenze del Purgatorio.
Secondo la tradizione, anche Donna Concetta è “specializzata” nell’esaudire delle grazie. Per sapere se la richiesta sarà accolta o meno, basta toccare la capuzzella e verificare che la mano si bagni.

Tra le altre teste famose, da segnalare la presenza di Fratello Pasquale, anima specializzata nel comunicare in sogno i numeri del lotto, e la Capa Rossa, che appariva come un postino dai capelli rossi.

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