Cimitero delle Fontanelle – Interno
Proseguendo verso il fondo della navata, sulla sinistra troviamo la statua dedicata al canonico Gaetano Barbati, che per primo organizzò le operazioni per organizzare e riordinare i resti nel cimitero. Ai suoi piedi c’è una bara in cui sono tumulate le ossa di due scheletri, posti l’uno accanto all’altro, che vengono tradizionalmente ritenuti quelli di due sposi.
Più in fondo, sempre sulla sinistra, è collocata l’inquietante statua di San Vincenzo Ferrer, chiamato affettuosamente “il Monacone”, priva della testa.
In fondo, si arriva al cosiddetto “Tribunale”, caratterizzato da tre croci sorrette da una base formata da teschi. Qui, leggende vecchie di un secolo raccontano che si riunissero i vertici della camorra per emettere condanne a morte o per “celebrare” riti di affiliazione. Nella stessa zona, infine, si trova il Calvario, così denominato perchè il suo nome aramaico, Golgota, significa teschio.
Sui lati della navata sono accatastati i teschi che, secondo la tradizione, vennero ordinati in base alla classe sociale dei defunti. Subito dopo l’ingresso, sulla sinistra, è stata costruita con le ossa una grande cappella che custodisce una scultura raffigurante il Sacro Cuore di Gesù. Lungo tutto l’ambiente, tra la miriade di “capuzzelle” si possono notare quelle adottate e custodite in teche personalizzate, con i ringraziamenti per le grazie ricevute.
Sul fondo, sono ancora visibili gli scolatoi dove i morti venivano appoggiati per far colare i liquidi prima della tumulazione.
Un’altra versione della leggenda, narrata da Roberto De Simone, racconta di un giovane camorrista che aveva profanato il cimitero facendovi l’amore con una ragazza. Il ragazzo sentì la voce del capitano che lo rimproverava, ma questi rispose di non aver paura di un morto e lo sfidò a presentarsi di persona il giorno del suo matrimonio. Dopo qualche tempo, il giovane si sposò davvero e alle nozze si presentò un uomo vestito di nero che nessuno conosceva, il quale disse di avere un dono per gli sposi, ma che avrebbe mostrato solamente a loro. Così fu ricevuto dai due ragazzi in una camera attigua dove il capitano si mostrò e, tese le mani, al contatto i giovani morirono sul colpo.
Il teschio in questione, noto con il nome di Donna Concetta, è conservato in una teca ed è famoso per la sua particolare lucidatura, caratteristica che lo rende unico rispetto a tutti gli altri che, invece, risultano coperti di polvere. Questa sua lucentezza, dovuta all’umidità che si condensa su di esso, gli ha fatto guadagnare il soprannome di “capa che suda”. Secondo i devoti, infatti, l’acqua è il sudore delle anime che si trovano intrappolare nelle fatiche e nelle sofferenze del Purgatorio.
Secondo la tradizione, anche Donna Concetta è “specializzata” nell’esaudire delle grazie. Per sapere se la richiesta sarà accolta o meno, basta toccare la capuzzella e verificare che la mano si bagni.
Tra le altre teste famose, da segnalare la presenza di Fratello Pasquale, anima specializzata nel comunicare in sogno i numeri del lotto, e la Capa Rossa, che appariva come un postino dai capelli rossi.
<< Storia |