Mausoleo Schilizzi
Storia e descrizione
Il Mausoleo Schilizzi si trova in Via Posillipo.
L’edificio fu costruito tra il 1881 e il 1889 dall’architetto Alfonso Guerra, che fu contattato dal banchiere livornese Matteo Schilizzi per la realizzazione di un monumento in cui custodire le tombe di famiglia. I lavori, però, non vennero mai conclusi. Dopo anni di abbandono, nel 1921 il mausoleo fu acquistato dal Comune e terminato dall’architetto Camillo Guerra (figlio del già citato Alfonso), che riuscì a convincere le istituzioni anche grazie all’appoggio di alcuni intellettuali dell’epoca, tra cui Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo. Fu trasformato in monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, i cui resti furono qui trasferiti dal Cimitero di Poggioreale nel nel 1929. A questi si aggiunsero i morti della Seconda Guerra Mondiale, tra cui quelli delle Quattro Giornate di Napoli.
L’edificio, preceduto da un viale alberato e da una scalinata, fu realizzato fondendo vari stili, tra cui molti richiami a decorazioni e forme dell’antico Egitto, individuabili soprattutto nelle cariatidi collocate tra i finestroni e all’ingresso, delle moschee, come nella decorazione della cupola, e dei templi greci.
Una scala a doppia rampa conduce al pronao, delimitato da colonne a fiore di loto. L’ingresso e custodito, come detto, da due grandi cariatidi in bronzo (realizzate dall’artista Giambattista Amendola) che stringono tra le braccia una foglia di palma. La chiesa interna, con cupola, presenta tra navate.
Al Mausoleo è anche associata una leggenda, secondo la quale al tramonto si sentirebbero dei rumori di passi provenire dalla scalinata o, addirittura, si distinguerebbe un’ombra aggirarsi nei pressi dell’ingresso. In entrami i casi si tratterebbe del fantasma di Matteo Schilizzi, che torna a visitare il luogo in cui aveva deciso di riposare per l’eternità con tutta la sua famiglia.
L’edificio fu costruito tra il 1881 e il 1889 dall’architetto Alfonso Guerra, che fu contattato dal banchiere livornese Matteo Schilizzi per la realizzazione di un monumento in cui custodire le tombe di famiglia. I lavori, però, non vennero mai conclusi. Dopo anni di abbandono, nel 1921 il mausoleo fu acquistato dal Comune e terminato dall’architetto Camillo Guerra (figlio del già citato Alfonso), che riuscì a convincere le istituzioni anche grazie all’appoggio di alcuni intellettuali dell’epoca, tra cui Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo. Fu trasformato in monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, i cui resti furono qui trasferiti dal Cimitero di Poggioreale nel nel 1929. A questi si aggiunsero i morti della Seconda Guerra Mondiale, tra cui quelli delle Quattro Giornate di Napoli.
L’edificio, preceduto da un viale alberato e da una scalinata, fu realizzato fondendo vari stili, tra cui molti richiami a decorazioni e forme dell’antico Egitto, individuabili soprattutto nelle cariatidi collocate tra i finestroni e all’ingresso, delle moschee, come nella decorazione della cupola, e dei templi greci.
Una scala a doppia rampa conduce al pronao, delimitato da colonne a fiore di loto. L’ingresso e custodito, come detto, da due grandi cariatidi in bronzo (realizzate dall’artista Giambattista Amendola) che stringono tra le braccia una foglia di palma. La chiesa interna, con cupola, presenta tra navate.
Al Mausoleo è anche associata una leggenda, secondo la quale al tramonto si sentirebbero dei rumori di passi provenire dalla scalinata o, addirittura, si distinguerebbe un’ombra aggirarsi nei pressi dell’ingresso. In entrami i casi si tratterebbe del fantasma di Matteo Schilizzi, che torna a visitare il luogo in cui aveva deciso di riposare per l’eternità con tutta la sua famiglia.
Dove si trova - mappa
Foto
[foldergallery folder=”wp-content/../monumenti/cimiteri/mausoleoSchilizzi/foto” title=”Gallery title”]
Le foto sono tratte da:
TripAdvisor
TripAdvisor