Palazzo Caracciolo di Avellino
Storia e architettura
Il palazzo Caracciolo di Avellino è situato in largo Avellino, al civico numero 4.
Un tempo, la piazza era una proprietà privata che era stata realizzata insieme ai lavori di costruzione del palazzo, voluti ai Caracciolo, principi di Avellino. Un tempo, di fronte alla costruzione, si trovava anche il monastero di San Potito che, per decisione di Paolo V, venne abbattuto intorno al 1610.
In primo luogo, il palazzo apparteneva alla famiglia Gambacorta, visto che per loro commissione, Giacomo de Santis lo realizzò nella seconda metà del XIV secolo. Sin dall’inizio diventò sede di importanti incontri culturali, durante i quali si riunivano medici, letterati, teologi e avvocati. La successione delle eredità arriva, probabilmente, fino alla per persona di Lucrezia, moglie di Giovanni de Rossi e Beatrice. Quando quest’ultima sposò Giovanbattista Caracciolo, la proprietà del palazzo fu divisa tra la famiglia de Rossi e quella dei Principi di Avellino. Inoltre, ala sorella di Beatrice, Porzia, era la madre di Torquato tasso che, nella seconda metà del XVI secolo, frequentò per qualche anno l’edificio.
Nel 1522 il palazzo fu restaurato dalla famiglia de Rossi che, viste le pressioni del Sedile di Montagna, fece eliminare un ponte che collegava la struttura a delle case di proprietà di un certo Folliero. In cambio, però, il sedile concesse di abbassare il livello stradale di Vicolo San Petrillo, dove si trovava una piccola chiesa dedicata a San Pietro, e di poter affittare a degli studenti alcuni ambienti (prima di allora era proibito ad essi alloggiare in città).
Dopo varie vicissitudini legali dovute alla ripartizione dell’immobile, l’intera proprietà passo nel 1596 alla famiglia Caracciolo che, nella persona di Camillo, avviò restauri e abbellimenti (conclusi nel 1616, come ricordato da un’epigrafe collocata nella parete sinistra dell’atrio), che comportarono la perdita della struttura originaria.
Dopo essersi salvato da un tentato incendio durante la rivolta di Masaniello (XVII secolo), nella seconda metà dell’Ottocento divenne, fino al 1889, sede dell’Istituto Pontano.
Un tempo, la piazza era una proprietà privata che era stata realizzata insieme ai lavori di costruzione del palazzo, voluti ai Caracciolo, principi di Avellino. Un tempo, di fronte alla costruzione, si trovava anche il monastero di San Potito che, per decisione di Paolo V, venne abbattuto intorno al 1610.
In primo luogo, il palazzo apparteneva alla famiglia Gambacorta, visto che per loro commissione, Giacomo de Santis lo realizzò nella seconda metà del XIV secolo. Sin dall’inizio diventò sede di importanti incontri culturali, durante i quali si riunivano medici, letterati, teologi e avvocati. La successione delle eredità arriva, probabilmente, fino alla per persona di Lucrezia, moglie di Giovanni de Rossi e Beatrice. Quando quest’ultima sposò Giovanbattista Caracciolo, la proprietà del palazzo fu divisa tra la famiglia de Rossi e quella dei Principi di Avellino. Inoltre, ala sorella di Beatrice, Porzia, era la madre di Torquato tasso che, nella seconda metà del XVI secolo, frequentò per qualche anno l’edificio.
Nel 1522 il palazzo fu restaurato dalla famiglia de Rossi che, viste le pressioni del Sedile di Montagna, fece eliminare un ponte che collegava la struttura a delle case di proprietà di un certo Folliero. In cambio, però, il sedile concesse di abbassare il livello stradale di Vicolo San Petrillo, dove si trovava una piccola chiesa dedicata a San Pietro, e di poter affittare a degli studenti alcuni ambienti (prima di allora era proibito ad essi alloggiare in città).
Dopo varie vicissitudini legali dovute alla ripartizione dell’immobile, l’intera proprietà passo nel 1596 alla famiglia Caracciolo che, nella persona di Camillo, avviò restauri e abbellimenti (conclusi nel 1616, come ricordato da un’epigrafe collocata nella parete sinistra dell’atrio), che comportarono la perdita della struttura originaria.
Dopo essersi salvato da un tentato incendio durante la rivolta di Masaniello (XVII secolo), nella seconda metà dell’Ottocento divenne, fino al 1889, sede dell’Istituto Pontano.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
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