Palazzo Carafa d’Andria
Storia e architettura
Il palazzo Carafa d’Andria di trova in largo San Marcellino 15.
Alcuni elementi architettonici datano la sua costruzione nel XV secolo, anche se non è nota né la data precisa, né il progettista che lo ha realizzato, mentre altri testimoniano una ristrutturazione in pieno Cinquecento.
L’edificio venne costruito per volontà della famiglia dei Carafa, duchi d’Andria, tra i cui esponenti è ricordato Fabrizio che divenne noto come amante di Maria D’Avalos e, insieme a lei, ucciso nel Palazzo de Sangro nel 1590. Successivamente, nel 1592, la struttura fu sede anche della Confraternita del Monte di Pietà, fondata dal gesuita Carlo Carafa D’andria. Inoltre, gli ambienti interni furono sede fino all’Ottocento di incontri tra esponenti illustri della letteratura e della musica. Nel 1830, la famiglia Carafa vendette il palazzo ad un gentiluomo napoletano, mentre da fine ‘800 la proprietà passò allo stato che lo utilizzò come sede dell’Istituto Tecnico “Elena di Savoia”.
La facciata presenta un bugnato rettangolare nell’alto basamento, nel quale si apre il portale d’ingresso e si alternano quattro colonne che sorreggono un architrave, a sua volta sormontata dall’ampia balconata del secondo piano. Su quest’ultimo si affacciano tre finestroni, intervallati da lesene con capitelli di ordine composito e sormontati da un timpano triangolare. L’interno, sebbene modificato negli anni, conserva ancora il cortile con porticato sulle due ali e un giardino pensile sullo sfondo. Da qui parte anche la scala principale che, con una struttura a doppia tenaglia arriva sino al primo piano, rifinita con archi e lesene, mentre continua singolarmente per raggiungere i piani superiori. L’androne, molto ampio, è diviso in due parti da una grande arcata, in stile gotico del XV secolo, sorretta da quattro pilastri, mentre ai piani superiori rimangono alcuni ambienti con soffitto a volta e alcuni portali rinascimentali al piano nobile.
Alcuni elementi architettonici datano la sua costruzione nel XV secolo, anche se non è nota né la data precisa, né il progettista che lo ha realizzato, mentre altri testimoniano una ristrutturazione in pieno Cinquecento.
L’edificio venne costruito per volontà della famiglia dei Carafa, duchi d’Andria, tra i cui esponenti è ricordato Fabrizio che divenne noto come amante di Maria D’Avalos e, insieme a lei, ucciso nel Palazzo de Sangro nel 1590. Successivamente, nel 1592, la struttura fu sede anche della Confraternita del Monte di Pietà, fondata dal gesuita Carlo Carafa D’andria. Inoltre, gli ambienti interni furono sede fino all’Ottocento di incontri tra esponenti illustri della letteratura e della musica. Nel 1830, la famiglia Carafa vendette il palazzo ad un gentiluomo napoletano, mentre da fine ‘800 la proprietà passò allo stato che lo utilizzò come sede dell’Istituto Tecnico “Elena di Savoia”.
La facciata presenta un bugnato rettangolare nell’alto basamento, nel quale si apre il portale d’ingresso e si alternano quattro colonne che sorreggono un architrave, a sua volta sormontata dall’ampia balconata del secondo piano. Su quest’ultimo si affacciano tre finestroni, intervallati da lesene con capitelli di ordine composito e sormontati da un timpano triangolare. L’interno, sebbene modificato negli anni, conserva ancora il cortile con porticato sulle due ali e un giardino pensile sullo sfondo. Da qui parte anche la scala principale che, con una struttura a doppia tenaglia arriva sino al primo piano, rifinita con archi e lesene, mentre continua singolarmente per raggiungere i piani superiori. L’androne, molto ampio, è diviso in due parti da una grande arcata, in stile gotico del XV secolo, sorretta da quattro pilastri, mentre ai piani superiori rimangono alcuni ambienti con soffitto a volta e alcuni portali rinascimentali al piano nobile.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
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