Casa Professa dei Padri Gesuiti
Storia e architettura
La Casa Professa dei Padri Gesuiti si trova in via Benedetto Croce 2.
Posto alla destra della Chiesa del Gesù Nuovo, l’edificio venne costruito nel 1608, dopo che i religiosi avevano affidato all’architetto Agazio Stoia il progetto per la realizzazione della loro abitazione e degli ambienti che avrebbero dovuto ospitare l’ospedale. Qualche anno dopo, nel 1665, furono avviati i lavori per la costruzione del refettorio, terminato del 1680, e della biblioteca, completata solo nel 1750 da Antonio Sarnelli.
Nel 1860, con l’arrivo di Garibaldi in città, i gesuiti vengono espulsi e nella Casa Professa viene fondato il primo istituto magistrale di Napoli, intitolato dal 1923 ad Eleonora Pimentel Fonseca, sostenitrice della Repubblica Napoletana del 1799 e, per questo, condannata a morte.
La facciata, seppur modificata rispetto all’originale per permettere l’apertura dei alcuni esercizi commerciali, conserva ancora l’antico portale in piperno, sormontato da un epigrafe dedicata alla memoria di Isabella della Rovere, che si impegnò finanziariamente per sostenere la costruzione del palazzo. Da qui si arriva allo scalone d’onore che conduce alla biblioteca, collocata al secondo piano, a cui si accede attraverso un bel portale marmoreo. Qui sono custoditi gli affreschi di Antonio Sarnelli raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della compagnia di Gesù, San Gregorio Magno, Sant’Ambrogio, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, San Girolamo, San Basilio e San Gregorio di Nissa. Da segnalare anche il pavimento commesso e policromo a tarsie marmoree, di epoca settecentesca, gli armadi in legno intagliato e il ballatoio che si sviluppa lungo l’intera sala, il cui parapetto è finemente intarsiato a motivi naturali e medaglioni con i profili di uomini illustri.
Posto alla destra della Chiesa del Gesù Nuovo, l’edificio venne costruito nel 1608, dopo che i religiosi avevano affidato all’architetto Agazio Stoia il progetto per la realizzazione della loro abitazione e degli ambienti che avrebbero dovuto ospitare l’ospedale. Qualche anno dopo, nel 1665, furono avviati i lavori per la costruzione del refettorio, terminato del 1680, e della biblioteca, completata solo nel 1750 da Antonio Sarnelli.
Nel 1860, con l’arrivo di Garibaldi in città, i gesuiti vengono espulsi e nella Casa Professa viene fondato il primo istituto magistrale di Napoli, intitolato dal 1923 ad Eleonora Pimentel Fonseca, sostenitrice della Repubblica Napoletana del 1799 e, per questo, condannata a morte.
La facciata, seppur modificata rispetto all’originale per permettere l’apertura dei alcuni esercizi commerciali, conserva ancora l’antico portale in piperno, sormontato da un epigrafe dedicata alla memoria di Isabella della Rovere, che si impegnò finanziariamente per sostenere la costruzione del palazzo. Da qui si arriva allo scalone d’onore che conduce alla biblioteca, collocata al secondo piano, a cui si accede attraverso un bel portale marmoreo. Qui sono custoditi gli affreschi di Antonio Sarnelli raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della compagnia di Gesù, San Gregorio Magno, Sant’Ambrogio, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, San Girolamo, San Basilio e San Gregorio di Nissa. Da segnalare anche il pavimento commesso e policromo a tarsie marmoree, di epoca settecentesca, gli armadi in legno intagliato e il ballatoio che si sviluppa lungo l’intera sala, il cui parapetto è finemente intarsiato a motivi naturali e medaglioni con i profili di uomini illustri.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
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