Palazzo Pandola
Storia e architettura
Palazzo Pandola si trova in piazza del Gesù Nuovo, al numero 33.
Inizialmente, l’edificio faceva parte di un unico corpo di fabbrica unito a palazzo Pignatelli di Monteleone dal quale venne separato nel 1823 quando fu acquistato da Gaetano Pandola. Così, la facciata venne ricostruita secondo il gusto neoclassico, dotata di balconi, cornicione imponente e portale avanzato rispetto al prospetto. All’interno, invece, uno scalone settecentesco con alcune decorazioni pittoriche.
Gaetano Pandola era sposato con una irlandese, molto amica della baronessa Poerio, che si preoccupò di nascondere il figlio di quest’ultima, Carlo, poiché era stato condannato all’ergastolo per aver partecipato ai moti rivoluzionari del 1848. In seguito, quando il regno di Napoli fu annesso a quello d’Italia, Carlo Poerio ritornò alla vita pubblica e venne eletto come vicepresidente della Camera dei Deputati nel marzo del 1861. Morì a Firenze nel 1867.
Più avanti, la proprietà del palazzo passò ai figli di Gaetano Pandola, Eduardo ed Enrico. Il palazzo conobbe anche la presenza di Guglielmo Oberdan, di origini austriache, che, dopo aver disertato dall’esercito si rifugiò a Napoli per dirigere il giornale “Pro Patria” da lui fondato. All’epoca, nel 1882, l’Oberdan decise anche di preparare un attentato nei confronti dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, ma la sua congiura fallì e venne decapitato. La sua presenza nell’edificio è anche ricordata da una lapide posta sulla destra del portale d’ingresso.
Inizialmente, l’edificio faceva parte di un unico corpo di fabbrica unito a palazzo Pignatelli di Monteleone dal quale venne separato nel 1823 quando fu acquistato da Gaetano Pandola. Così, la facciata venne ricostruita secondo il gusto neoclassico, dotata di balconi, cornicione imponente e portale avanzato rispetto al prospetto. All’interno, invece, uno scalone settecentesco con alcune decorazioni pittoriche.
Gaetano Pandola era sposato con una irlandese, molto amica della baronessa Poerio, che si preoccupò di nascondere il figlio di quest’ultima, Carlo, poiché era stato condannato all’ergastolo per aver partecipato ai moti rivoluzionari del 1848. In seguito, quando il regno di Napoli fu annesso a quello d’Italia, Carlo Poerio ritornò alla vita pubblica e venne eletto come vicepresidente della Camera dei Deputati nel marzo del 1861. Morì a Firenze nel 1867.
Più avanti, la proprietà del palazzo passò ai figli di Gaetano Pandola, Eduardo ed Enrico. Il palazzo conobbe anche la presenza di Guglielmo Oberdan, di origini austriache, che, dopo aver disertato dall’esercito si rifugiò a Napoli per dirigere il giornale “Pro Patria” da lui fondato. All’epoca, nel 1882, l’Oberdan decise anche di preparare un attentato nei confronti dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, ma la sua congiura fallì e venne decapitato. La sua presenza nell’edificio è anche ricordata da una lapide posta sulla destra del portale d’ingresso.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001
Dove si trova - mappa