Palazzo Piscicelli
Storia e architettura
Il palazzo Piscicelli è situato in vico Scassacocchi (così chiamato perché era così stretto che, quando le carrozze vi passavano, le ruote urtavano le pareti degli edifici e, spesso, si rompevano).
La sua costruzione, risalente al 1383, fu affidata all’architetto Giacomo De Santis, su commissione della nobile famiglia Piscicelli. Della struttura, rimane solo il portale, salvato dalla demolizione dell’edificio avvenuta durante il Risanamento. Infatti, fu il conte Gioacchino Sabatelli che lo collocò nell’androne del suo palazzo, chiamato pazzo del Tufo (o Castriota).
Inizialmente, il portale in questione era composto da un arco a sesto acuto, in marmo bianco e decorato con lo stemma di famiglia (una benda dentata e un rastrello a tre denti) e, ad abbellire l’archivolto, una foglia, probabilmente d’acero. Secondo alcune fonti, questo elemento arrivava dalla vicina cappella di Santa Maria di Mezzagosto e venne posto all’ingresso del palazzo nel 1470, quando Nicola Piscicelli, arcivescovo di Salerno, decise di riedificare la struttura.
La sua costruzione, risalente al 1383, fu affidata all’architetto Giacomo De Santis, su commissione della nobile famiglia Piscicelli. Della struttura, rimane solo il portale, salvato dalla demolizione dell’edificio avvenuta durante il Risanamento. Infatti, fu il conte Gioacchino Sabatelli che lo collocò nell’androne del suo palazzo, chiamato pazzo del Tufo (o Castriota).
Inizialmente, il portale in questione era composto da un arco a sesto acuto, in marmo bianco e decorato con lo stemma di famiglia (una benda dentata e un rastrello a tre denti) e, ad abbellire l’archivolto, una foglia, probabilmente d’acero. Secondo alcune fonti, questo elemento arrivava dalla vicina cappella di Santa Maria di Mezzagosto e venne posto all’ingresso del palazzo nel 1470, quando Nicola Piscicelli, arcivescovo di Salerno, decise di riedificare la struttura.
Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001