Palazzo di Sergianni Caracciolo

Storia e architettura
ingresso palazzo di sergianni caracciolo a napoliIl palazzo di Sergianni Caracciolo è ubicato in via Tribunali 224.
L’edificio venne costruito nel XV secolo per volontà di Ser Gianni Caracciolo (detto “Sergianni”), Gran Siniscalco del regno, che, in qualità di amante della regina Giovanna II, decise di costruirsi un dimora accanto a Castel Capuano, luogo in cui soggiornavano la sovrana e la corte. L’amore, purtroppo, terminò tragicamente il 25 agosto del 1432, quando la stessa regina lo fece assassinare da Covella Ruffo e il palazzo rimase disabitato per molti anni.
Successivamente, nel 1587, la proprietà venne acquistata dai frati dell’Ordine di San Giovanni di Dio, giunti a Napoli dalla spagna per occuparsi dell’assistenza ai malati e ai bisognosi. Così, il palazzo venne trasformato in ospedale e i lavori vennero affidati a Pietro di Marino che, della struttura originaria, lasciò intatti il portale, sormontato da un arco marmoreo sostenuto da alcune colonne con capitelli di vario disegno, e il doppio cortile. In seguito, nel 1629, all’edificio venne affiancata la chiesa dell’Assunzione di Maria, divenuta in seguito Santa Maria della Pace, in ricordo dell’intesa tra Filippo IV di Spagna e Luigi XIV di Francia, firmata il 7 novembre 1659 e sancita nel 1660 con il matrimonio tra quest’ultimo e la figlia di Filippo IV . Nel 1742, alcuni lavori di restauro vennero effettuati da Niccolò Tagliacozzi Canale, che venne chiamato soprattutto per rimediare ai danni subiti dalla struttura durante il terremoto avvenuto dieci anni prima.
Il palazzo continuò ad espletare la sua funzione di ospedale fino al 1974, anno in cui questa istituzione fu trasferita nella sede di via Manzoni. Successivamente gli ambienti dell’edificio ospitarono uffici comunali e la sede dei Giudici di Pace. In ricordo dei tempi antichi, rimane ancora una lapide che fu posta per volontà di un uomo che, condannato ingiustamente alla pena di morte, lasciò i suoi averi all’ospedale, con la condizione che venisse appunto esposta questa scritta posta alla parete dell’atrio che conduce al secondo cortile: “Dio m’arrassa da invidia canina dei mali vicini et da buigia d’homo dabene”.

Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001

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Foto
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Alcune foto sono tratte da:
Wikipedia

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